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Mariapia Frigerio

Mariapia Frigerio

Dopo aver trascorso l’infanzia a Milano, la giovinezza a Torino dove, dopo il liceo classico, negli anni universitari, si è occupata di marionette lavorando nello storico Teatro dei Lupi, è arrivata in Toscana per amore. Ha collaborato con le sezioni didattiche degli Uffizi e di Palazzo Mansi. Per quattro anni ha narrato fiabe per il Ciscu a Lucca, città dove vive e attualmente insegna, dopo anni di storia dell’arte, lettere.

Gli articoli di Mariapia Frigerio

Le tre città

«Se abitassimo in una piccola città sarebbe tutto più facile» disse Matilde, seduta al caffè degli specchi antichi insieme con Nora e Camilla. E nessuna ha dubbi: l’ideale sarebbe Parma, posto che custodisce ricordi, emozioni, amori e scelte, in cui ognuna di loro ha lasciato un pezzo del proprio cuore

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La lettrice

Dalle mura al mare: personaggi. Laureata in Filosofia, Anna Cucchi - amica delle donne, femminista convinta - è sicuramente un personaggio anomalo tra i lucchesi, e lo è per almeno due motivi. Il primo è il fatto di essere una scrittrice che debutta a ottant’anni passati con un libro che è un’autentica delizia, Memorie di una lettrice, edito da Maria Pacini Fazzi nel 2007. Il secondo è che la signora, lucchese, non ama Lucca

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La padrona di Beniamino e il bel francese

Dalle mura al mare: personaggi. Occhi azzurri – quasi cerulei – e chiome grigie, un’educazione comme il faut e un eloquio raffinato ed elegante, oltre a una cultura non comune e fuori da qualunque gabbia scolastica, accomunano una bella novantenne e uno splendido quarantacinquenne. E vite, per entrambi, avventurose

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La Presidentessa

Dalle mura al mare: personaggi. Il Centro Internazionale per lo Studio delle Cerchia Urbane, Ciscu, nacque nel 1967 per volontà dell’allora sindaco di Lucca, Giovanni Martinelli, per introdurre nuove occasioni di animazione delle Mura. Giuliana Puccinelli ne divenne successivamente la presidentessa. Riconoscibilissima dalla folta chioma bionda, per vivacizzare questo luogo di studi e renderlo parte integrante della realtà lucchese, diede il via a una rassegna di fiabe ambientate in torri e castelli. Un ulteriore modo di avvicinare con levità questa realtà al mondo dell’infanzia

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Due giovani scrittori

Dalle mura al mare: personaggi. Il “postino” e lo “scarparo” si scambiano battute mentre leggono i versi dell’uno e le prose dell’altro in una continua alternanza di ruoli. Così è il poeta a leggere Prose per viaggiatori pendolari, il narratore a leggere i versi di Le cucine celesti. Ma chi sono questi due personaggi? Cosa sappiamo di loro?

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La signora delle fiabe

Dalle mura al mare: personaggi. Nata a Firenze, Elena Franchetti è la figlia del compositore Alberto Franchetti, l’autore di Cristoforo Colombo, ripreso a Genova nelle commemorazioni colombiane. Insaziabile lettrice, è stata una delle più grandi traduttrici italiane dal tedesco. Ci ha così restituito nella nostra lingua il suo amato Kafka, numerosi testi di psicanalisi e per la BUR ci ha donato un unicum: tutte le fiabe dei fratelli Grimm, l’opera più completa in assoluto per chi ama questo genere di letteratura

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Tutta colpa di Busi

Colpa sua se mi sono lanciata contro i giovani fannulloni e presuntuosi, contro pratiche innaturali per creare famiglie, contro il carnevale dei matrimoni gay. Colpa sua se mi sono emozionata alle sue citazioni colte, al suo difendere i diritti dell’omosessualità, alla sua lotta all’omofobia, alla sua dignità di uomo

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Sala d’aspetto

Una rapida occhiata gli bastò per accorgersi dello squallore del luogo. Il palazzo era un bel palazzo, signorile, ma quella stanza, adibita a sala d’aspetto, aveva qualcosa di tetro… poi con quella finestra che non si capiva su dove si affacciasse. Sigillata e polverosa. Neppure un po’ di luce che filtrava. C’erano, invece, delle luci al neon, quelle che uniformano tutto e la voce urlata e sgradevole delle pubblicità radiofoniche… «Che posto» pensò il vecchio commercialista

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Requiem

“Si erano amati sicuramente anche per le mani. Lei gli aveva chiesto più volte di lasciargliele in dono, se lui, un giorno, per un qualunque motivo, l’avesse abbandonata”. Ad A. che vive altrove, perché trovi il coraggio di osare come “il falco alto levato”

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Il cassetto

Racconto. Il pensiero della sua infanzia è il pensiero di un cassetto. Non troppo grande. Il terzo sopra gli sportelli nel mobile della cucina di sua nonna. È un cassetto delle meraviglie, quello a cui ripensa Giulietta

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Note dolci risuonavano nell’aria

Narrazioni. Prima che finisse lo spettacolo era già seduta fuori dal suo camerino. L’attore arrivò dalle quinte, stravolto, nella sua vestaglia a righe. Dalla platea giungeva ancora il fragore degli applausi

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La casa di Gregorio

Racconto. Salirono i tornanti della collina e si fermarono fuori da un grande cancello. Ma la casa non si vedeva o meglio, dal viale, se ne intravedeva solo uno scorcio. Risalirono in macchina e ridiscesero lungo le curve della strada costeggiata da cipressi, quando lui, a un certo punto, si fermò perché, tra gli alberi, era apparsa, quasi all’improvviso, in una prospettiva inaspettata, chiara e visibilissima la “Casa di Gregorio”

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I giardini di Kensington

Cosa ci porta a stare con una persona? A scegliere di passare le nostre giornate con lei, di condividere i nostri pensieri. Tanti piccoli particolari, dettagli quasi impercettibili che però, alla fine, si rivelano determinanti. E capisci che quel tempo passato insieme è così puro che lo vivi respirando un’aria capace di farti sentire altrove, in un mondo leggero e lontano

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Les taxis parisiens

Racconto. La capitale francese sfreccia nei finestrini dei taxi. Questi sono gli unici mezzi che consentono alla donna di spostarsi: il suo dolore al ginocchio, a volte, è insopportabile. I tragitti sono accompagnati da discussioni in sottofondo tra autisti più o meno capaci di districarsi per la città e la protagonista che, invece, Parigi la conosce. Ma non tiene conto che il marito e il nipote non apprezzano questo suo modo di sottolinearlo, pazienza. In una Parigi, devastata, che vive ancora all’ombra del Covid, può solo sperare che “questo dramma possa avere fine e che «un fleuve joyeux» torni a scorrere”

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La vecchia casa

Narrazioni. La domenica se ne andavano al cinema. Lui e lei. Il cinema della piccola città non aveva comode poltroncine in velluto, ma sedili di legno. Quelli che oggi si trovano in certi negozi di modernariato. I racconti sullo schermo restavano per giorni nella memoria. Le notti erano lunghe e non sempre tranquille. Sul letto stavano ore a osservare il dipinto del soffitto

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Ogni riferimento a fatti, luoghi e persone è puramente casuale

Un atto unico per il teatro. Palcoscenico praticamente vuoto, solo una seggiola, qualche libro per terra, una fila di scarpe e, da un lato, un tavolino con una abat-jour. La scena si svolge alla luce di quest’ultima e di un faro che segue, per illuminare, i pochi spostamenti della protagonista

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Ottava opera di misericordia: non imbrogliare i vecchi

Dei vecchi... Ovvero, quando si resta allibiti (per non dire inorriditi) dalla pubblicità di una Residenza per anziani di una città del nord Italia, su un quotidiano nazionale. Alle volte ci si chiede dove sia il rispetto per la dignità di una persona. Bisognerebbe far leggere al personale delle RSA Il diario di Jane Somers della Lessing, o, più recente, Il senso di una fine di Barnes

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La centaura

Racconto. «Che splendido culo!» disse l’uomo al volante, fermo al semaforo. Al verde la vide riassestarsi in sella e, sempre col sedere in vista, ripartire facendo una gimkana tra le macchine. Lo spettacolo era unico. La temperatura ideale. La strada tra gli ulivi, il mare sotto di loro. Poi, l’imponderabile

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Ein unmusikalischer Mann

Narrazioni. Il suo nome è Ulrich von Günther. Ebreo tedesco, nobile, fuggito dalla Russia all’epoca della Rivoluzione, studi a Parigi, lavoro a Stoccarda e in seguito in Italia, in Toscana, sua patria elettiva. Un ingegnere meccanico. Le donne, il minimo indispensabile. Il sesso, non al centro dei suoi interessi. Non essendo confluito in nessuna donna, l’amore si era spostato sulla meccanica

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Il lustro

Narrazioni. È bella la Musa. Bellissima e scattante. Né troppo né troppo poco. Un’auto classica. Un uomo, una donna. In viaggio, insieme, tra soste e ripartenze. Lei si confidò con lui. L’uomo taceva. Il buio dell’abitacolo dell’auto era rischiarato solo dalla luce dell’autostrada in lontananza. L’uomo e la donna se ne stavano immobili là dentro

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Visita alla vecchia Signora

IL RACCONTO. Un fratello e una sorella, una villotta a due piani, di stile incerto e difficilmente definibile, dall’aspetto un po’ tetro. Una casa che poteva essere esistita da sempre e dove Rosa, l’anziana governante, vigilava con estrema delicatezza, riserbo e sollecitudine. Una vecchia auto, una 1400 nera, che fungeva da seconda casa. E poi la cugina Dalia, le amiche, gli amici, tante storie, intrecci, legami

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Il roseto

Narrazioni. Che dal letto di Giulia fossero passati molti uomini era un dato di fatto. Che fossero tutti belli era cosa nota. In pochi, però, erano a conoscenza della sua predilezione per i vecchi. Solo questi ultimi avevano su di lei un effetto dirompente. Non erano mancati nel suo carnet dei pazzi giovani: razza di cui liberarsi quanto prima…

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La petite chinoise

Narrazioni. L’aveva sposato perché lui glielo aveva chiesto, come spesso succede, ma di emozioni e sentimenti nemmeno l’ombra. Così, dopo aver deposto volentieri in un cassetto il suo diploma di maestra, aveva iniziato la sua vita coniugale. Poi era venuta Priscilla...

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Thérèse et moi

Narrazioni. «Per favore, qualcuno può suonare a Thérèse Lafôret, piano secondo? Mi serve un piccolo aiuto». Ebbi la sensazione che fosse contenta di vedermi e la cosa non mi dispiacque. Il suo era un appartamento molto diverso dal mio, il tipico ambiente borghese con libri ben ordinati, pieno di oggetti, con divano e poltrone a fiori. Su una di queste volle che mi accomodassi

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Gira gira biondina

Narrazioni. Un lettuccio, uno scrittoio, scaffali a giorno ricoperti di libri. Era un pomeriggio d’autunno. Bianca in visita alla casa con la torretta. Stavano bevendo un tè. Di punto in bianco aveva chiesto a Romano: «Quanto tempo impiegheresti a dimenticarmi se morissi?»

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La collezionista

Narrazioni. Un paio di calze nel cassetto e una scatoletta trasparente dove era solita nascondere i propri segreti e dove vi trovò un nastro registrato. Una voce diceva: Sono Marchetti, Viter Marchetti. Premette play, il nastro girò a vuoto per dieci secondi, poi un'altra voce. Schiacciò play di nuovo e una voce tremula le diceva: Mimì, sono l’innominato

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Mariapia Frigerio: Umberto Giovacchini, in memoria di un conciatore

Giovedì 24 agosto ricorrono i 13 anni dalla morte dell’imprenditore Umberto Giovacchini. La nostra collaboratice, Mariapia Frigerio, lo ricorda con un testo apparso sul quotidiano “Il Tirreno” il venerdi 24 settembre 2004. Testo che noi qui riproduciamo tal quale, tredici anni dopo.La foto è della stessa Mariapia Frigerio, […]

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Noi tre

Narrazioni. C’è un momento, ho sempre pensato, in cui l’amore viene premiato. Questo momento è arrivato. Lui, lei ed io… Saremmo stati bene, noi tre. Se non fosse stato per la vostra follia, vi avrei avuti entrambi qui

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Al casello

Narrazioni. “Il distinto signore con barba, camicia e pullover” era nel casello 8 quando Adele si fermò poco più avanti scendendo dall’auto con biglietto e soldi in mano. Nella fretta non aveva abbassato la musica. “Mi dispiace, ma ho il finestrino bloccato” si scusò guardando il suo interlocutore in faccia

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Il bambino dalle mani con i buchi

Narrazioni. L’anno in cui fui più felice fu quello in cui fummo più poveri.
Mio padre, per alcune operazioni sbagliate, dovette dar fondo a tutti i nostri risparmi e vendere alcune proprietà. «Siamo in rovina!» continuava a ripetere aggirandosi funereo per la casa e, per quanto ciò non fosse vero (perché ancora avremmo avuto di che vivere comodamente), iniziò a rendere la nostra vita impossibile, come se realmente fossimo sul lastrico. Avevo otto anni

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Il viaggio

Narrazioni. Ci volle del tempo prima che si accorgesse che nelle concerie si davano tutti del tu: padroni, segretarie, magazzinieri e persino gli operai che stavano alle spruzzatrici e quelli ai bottali. Era un mondo tutto sommato democratico, là dentro. La differenza era fuori. Ed era una differenza esclusivamente di tipo economico. Venne poi il momento di iniziare a pensare al bagaglio. Serviva innanzi tutto un valigia decente

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Il piccolo ruffiano

Narrazioni. Ai bambini basta che qualcuno li voglia, che qualcuno li cerchi. Per quale motivo poco importa. Sono disposti a tutto per un po’ di attenzione. Un giorno la zia decise di non volerne più sapere dei viaggi verso il mare e verso la grande città del porto. Decise che per lei il tempo dell’amore era finito

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L’armatrice

Narrazioni. ‹‹Affascinante›› commentarono quasi all’unisono. Si recò alla cassa e chiese all’amico: ‹‹Ci prendiamo una cioccolata calda? Dubito che la sappiano fare come si deve. Qui non è il posto giusto… ma sì, proviamo›› si rispose da solo. Le signore si chiesero che rapporto ci fosse tra i due

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En ascenseur

Narrazioni. Il solito corpo a corpo negli strettissimi ascensori parigini. Lei, lui. La solita richiesta del piano. Il solito aprire cancelletto e porta. Il solito arrivederci. Il solito sorriso. E così anche un altro giorno, trovò il solito signore. «Che combinazione» pensò. «Neanche ci fossimo dati appuntamento». Si ritrovarono infine a una mostra, e così, insieme, quasi avessero preparato la parte, esclamarono: «Comme c’est curieux! Comme c’est bizarre! et quelle coïncidence!». E risero, alla comune citazione di Ionesco

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I fidanzati

Narrazioni. Il pomeriggio, dopo la scuola, Emanuele suonava a casa di Sara. I genitori erano amici dei suoi. Gli apriva sempre la madre e lui le chiedeva, tirando fuori il meglio di sé, se poteva uscire con la figlia per una passeggiata. «Certo, ma non fate tardi» era la solita raccomandazione. In paese erano per tutti «i fidanzati». In campagna, sembrava che tutto fosse rimasto immobile nel tempo

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Lei

«Come sono buffo io vicino a lei! Ma voglio vedere meglio» e Guido mise quasi la testa sotto il cappello dall’abat-jour. La lente sempre più vicina. «Ma che faccio? Le sfioro la mano? E che viso felice ho! Io sono felice perché c’è lei. Questo è sicuro… ma… non ricordo altro… non capisco… sono stanco… devo dormire… sì, è meglio che vada a dormire»

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La stanza

Narrazioni. Maso Gragnani, una vita improntata alla più totale solitudine, non amava le famiglie. Non per nulla era rimasto scapolo. Non sopportava nemmeno le domande che Lucetta, la bambina, regolarmente gli faceva. «Io sono un contadino. E i contadini parlano poco». Il dialogo tra zio e nipote però procedeva. In modo curioso, ognuno seguiva un proprio ragionamento. Ognuno parlava quasi per sé. «Allora non sei cattivo?». «Credi che tuo padre ti avrebbe lasciata da me se pensasse che sono cattivo?… E ora andiamo nella stanza»

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L’odore della muffa

Narrazioni. La vera storia del signor Paolo Poli in un racconto scritto nel 1988 e che rileggiamo ora che il grande attore ci ha lasciati. Aveva l’aspetto di un bambino. E anche qualcosa di femminile, di aggraziato: fu così che iniziò una storia, la storia più lunga della mia vita, la mia unica vera storia d’amore

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Olga, Livia e Zoe

Narrazioni, un atto unico. Mi sono sempre chiesta perché mia madre avesse così bisogno di amore… di amore di persone esterne alla famiglia. Avrei voluto che dedicasse più tempo a noi figli o ai suoi nipoti e non a generi, nuore e amici. Quando le dissi che la sua era una specie di prostituzione lei, come sempre, pianse

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Fari nella notte

Narrazioni. Mise della musica. Chet Baker. Ripensò alla moglie. «Jacques Brel. Lei solo quei maledetti insopportabili lagnosi francesi!». Pensò di non rientrare per cena. Non gli piaceva, del resto, neppure come cucinava. «Mi fermerò da qualche parte. Ora la chiamo»

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Filo d’amore

Narrazioni. Mario Oliveri si era svegliato quella mattina con una strana euforia addosso. E inconcludenza. Non riusciva a farsi il caffè, pensando prima di radersi, ma poi, dal bagno, ritornava in cucina a trafficare con la vecchia Bialetti. Parlava con Nelson. Riponeva un libro nello scaffale. Poi tutto si era ricomposto come d’incanto e ogni cosa era stata fatta nell’ordine prestabilito

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Il dono

Narrazioni. Anziché contare le pecore nella speranza di prendere sonno, iniziai un elenco. Feci della mia mente una specie di lavagna, di quelle dove una riga verticale divide i buoni dai cattivi. Solo che io inserii nei buoni gli scrittori di cuore. Nei cattivi quelli di testa

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Un bauletto di velluto a fiori

Narrazioni. Culi. Grassi, secchi, cellulitici, cadenti, sodi, vecchi, giovani, femminili, maschili; e sederini di bambini, anche. A intenerire di più sono quegli degli uomini. Quando però il gluteo si affloscia, subentra una sorta di commozione a vederli. Non sono mica tutti uguali i culi. Parola di Delphine Bouchard

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Il piattino

Narrazioni. È arcigno. Non ne vuole sapere. Mai rinuncerebbe alla inveterata abitudine dei due Loacker. Due. Non uno di più. Dice sempre, fra sé e sé: «Odio gli avanzi». Ma quel piattino che ritrova sul grande tavolo della cucina, con due o tre fettine di torta o con un biscotto particolare, quando si sveglia dal suo cupo sonno pomeridiano, oppresso da nubi nere, lo commuove

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Il costruttore di piste

Narrazioni. Aveva solo dodici anni ed era già il più abile di tutto il bagno Tirreno. Era una grande emozione quando si metteva all’opera. Tutti seguivano estasiati. Pochi erano ammessi a collaborare. Le bambine impazzivano per lui. Il costruttore crebbe. La sua vita simile alle sue piste: tutta sottopassi, curve a U, cunette, tornanti. Nessun rettilineo, però

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Cicatrici

Narrazioni. Tra tutte, c’è una cicatrice che è la più cara tra tutte: “Quella che amo di più. Triangolare. La cicatrice per un amore incondizionato e fedele. L’unico che ho avuto in tutta la mia vita"

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Non si nasce solo una volta

Narrazioni. “Allora ci vuole dire che lei è rinata?”. “Sì, a cinquant’anni. E anche voi potrete rinascere altre volte. Più volte di quanto non sia successo a me. Perché eccetto quando si nasce la prima volta biologicamente – e non è una nostra scelta – tutte le altre volte dipende da noi. Esclusivamente da noi. Ricordatevelo”

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Breve interludio

Narrazioni. Quel letto era per Lisetta una zattera. Un matrimoniale fuori da ogni standard. Il suo dito percorreva – come in un gioco ossessivo – quei rombi, quei quadrati, quei puntolini di tessuto operato. Le sembrava di vivere in un altro mondo, un mondo fuori dal tempo e dallo spazio, immobile, al di fuori della storia e di tutti quegli accidenti per i quali si affannano gli esseri umani

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Con grazia lieve

Narrazioni. Da nove anni durava il loro rapporto. Un rapporto fatto di condivisioni. Avevano condiviso tutto: l’amore per i cavalli, per i libri, per i film, per l’arte, per il nuoto. Anche per la montagna. Avevano condiviso i loro corpi. Belli e ancora piuttosto giovani. Avevano condiviso momenti d’amore e di esaltazione. Ma…

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Khaïrem

Narrazioni. Mi facesti scoprire la bellezza nella bruttezza, il piacere di non essere normale, la femminilità con cui «non si può discutere e che è più forte di tutto», le dure leggi della natura, l’inciviltà di non «abortire» i vecchi, l’importanza dell’amore nella vita e la «porcheria» di poter ugualmente vivere senza. La mancanza di attenzione nel mondo. La capacità di vedere con gli occhi dell’amore

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Agende

Narrazioni. Una vita segnata, nero su bianco, su un’agenda, appuntando ogni cosa fatta. Di anno in anno. Nessun pensiero, banalmente solo azioni. Tutto documentato, nulla lasciato al caso. Con registrazioni minuziose e dettagliate, maniacali. Poi la decisione irrevocabile, voltando pagina

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Le due amiche

Narrazioni. Si considerava una zitella acida, e lo diceva ai quattro venti. E nemneno tralasciava di aggiungere di non amare i bambini. Nonostante ciò, era una donna piena d’amore. Per tutti. Anche se mai l’avrebbe ammesso

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Archibald

Narrazioni. Era alta e slanciata. Bionda con gli occhi azzurri. La classica svedese. Forse per questo attraeva. Il fascino del nord. Andava a dormire molto presto. Si infilava sotto le coperte come una suora: le lenzuola a mo’ di scudo fino alle ascelle, le braccia fuori lungo i fianchi

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Due vecchi scrittori

Angelo Ponsi e Manlio Cancogni in una visione narrativa di Mariapia Frigerio. Ponsi, in particolare, è uno scrittore anomalo. La prima cosa che diceva di sè è di essersi interessato per tutta la vita di rubinetti. E in effetti, oltre a essere stato uno scrittore, ha fatto anche l'industriale, necessitato a mandare avanti l’azienda di famiglia. Tra i due vi era una affinità elettiva. Ponsi ha salutato il mondo lo scorso 26 maggio

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Un triciclo

Narrazioni. Donne che si curavano. Donne che si dedicavano del tempo. Io ero al massimo un fai da te dell’estetica. Mi decoloravo baffi e peli in casa con certe bustine che trovavo in commercio. Con il risultato che peli e baffi rimanevano. Anche se biondi. Se non sei bella gli uomini ti schiaffano quei loro occhi indagatori addosso come se volessero dirti: «Ma che ci fai qui?»

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Le chiavi di san Pietro

Narrazioni. Io ho sempre amato san Pietro. No, san Paolo, no. Troppo facile. Il santo guerriero, il santo della conversione, la via di Damasco, la lunga spada, la fluente barba scura… Pasolini non avrebbe mai scritto nulla su san Pietro! Io invece lo amo. Così umano, forse anche meschino, magari un po’ borghese. Un santo che rinnega, che ha paura, che si addormenta quando dovrebbe essere di sostegno a Cristo nell’orto degli ulivi

Mariapia Frigerio


Solo a una stella

Narrazioni. Le donne, mai considerate più di tanto. Per me è sempre valsa l’equazione donne uguale sesso. Di amore neppure l’ombra. Neanche nella mia famiglia avevo visto amore tra i miei genitori

Mariapia Frigerio


Nessuna festa per le nozze d’oro

Narrazioni. Le cose tra Benedetta e Bruno non vanno più. Tra loro si è messa una ragazza che, con la scusa di farsi prestare libri, è sempre nella loro casa. Lui ne è lusingato. Ma soprattutto vive in attesa di quelle visite. "Vedo come la guarda. Leggo ogni suo pensiero. E mi sento finita", ammette Benedetta

Mariapia Frigerio


L’uomo alla finestra

Narrazioni. Rêverie su Gustave Caillebotte. Fino a pochi minuti prima erano stati entrambi vicini sul grande letto, uniti nei gesti d’amore. Poi la donna si rese conto che avrebbe voluto essere nella sua testa, capire cosa passasse nella sua mente. Lui la volle accanto a sé e le mostrò il paese di mare che si stendeva in lontananza, oltre una fitta distesa digradante di olivi

Mariapia Frigerio


Stagioni

Racconto. Due donne, Marie e Nicole, e una casa condivisa. Nicole, dalle radicate abitudini contadine, impegnata a coltivare l’orto e a curare le poche galline. L’altra, più giovane, con una vita in fuga: dall’obbedienza e dagli uomini. La vecchia si lamentava sempre di essere sola. Però se Marie l’andava a trovare mostrava indifferenza

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