Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
Alcune note di lettura su “Il cielo sbagliato” di Silvia Truzzi
Nella cornice di Mantova, tra la fine della Prima guerra mondiale e della Seconda, si intrecciano i destini della bella e poverissima Dora e di Irene, circondata dagli affetti della sua famiglia che le ha sempre permesso di condurre una vita agiata. Il romanzo, edito da Longanesi, è caratterizzato da una narrazione scandita per giornate precisamente datate: il narratore è onnisciente, ma il racconto che ne deriva è una sorta di singolare diario insieme individuale e collettivo
Questo romanzo si configura come una storia delle storie, con ambientazione a Mantova tra la fine della Prima guerra mondiale, il 1918, e quella della Seconda, il 1945.
Si tratta di un affresco di quasi trenta anni, per il quale la Truzzi si è documentata in modo molto puntuale sulle vicende della sua città natale, appunto Mantova (lo scontento dei mutilati, dei disoccupati, i conflitti sociali e le violenze fasciste, la visita in città del Re Vittorio Emanuele III, i delitti celebri, l’accoglienza dei bambini di Vienna ecc.), secondo una modalità di strutturazione narrativa particolarmente cara alle nostre scrittrici novecentesche e vi ha innestato il racconto di due vite femminili. Ma è ben vero anche il contrario.
Due destini di «quando le donne ancora non avevano voce, diritti, un posto autonomo nel mondo», uniti da una duratura amicizia e da un affetto parentale-sororale per via dei loro rispettivi matrimoni. Una di esse è la bella e poverissima Dora, a cui tocca una infanzia sfortunata e misera, nella penuria di risorse e di affetti; l’altra è Irene: amata e agiata.
Vite che si incontrano per un attimo e poi si perdono, come se quel piccolo mondo di Mantova fosse il globo, per poi incrociarsi di nuovo e per sempre, grazie al matrimonio con due fratelli, che rappresentano due tipologie borghesi: l’una degli uccelli di rapina, arrogante, cinica; l’altra conscia delle proprie responsabilità e di alcuni valori etici e civili non certo “commerciabili”.
Il lettore segue le vicende delle due bambine, poi giovani donne, e di un coro di personaggi che ne indirizzano l’esistenza, cambiandola, nel caso di Dora, profondamente.
La narrazione ne è scandita per giornate precisamente datate: il narratore è onnisciente, ma il racconto che ne deriva è una sorta di singolare diario insieme individuale e collettivo.
Oppure è anche una cronaca giornalistica? Oppure c’è anche una trama fiabesca, specie nella prima parte del romanzo? Dora non è una moderna Cenerentola? E la nonna di Dora, Regina, incrudelita dalla fame e dagli stenti come appare, non è una di quelle terribili e cattive streghe che godono nell’affossare tutto ciò che vive ed è bellezza intorno a loro?
La Truzzi compone o articola Il cielo sbagliato come se un fotogramma di volta in volta diverso fosse messo in movimento davanti ai nostri occhi, e il lettore potesse seguire le vite parallele/incrociate di Dora e Irene a mo’ di una lente sia per calarsi dentro la Storia, con la S maiuscola, appunto – l’ascesa e il consolidamento del Fascismo, l’incontro con il mito vivente Gabriele d’Annunzio o l’obbrobrio delle leggi razziali -, sia inversamente per calarsi dentro i protagonisti e ricostruirne la “massa” volumetrica che li profila in quanto personaggi letterari.
Sarà la Seconda guerra mondiale, con le scelte di coscienza e le prove dolorose che impone agli Italiani, a far completare davvero il percorso della giovinezza delle due protagoniste femminili; a far sì che esse si conoscano sempre meglio e finalmente conoscano: insomma, che esse prendano piena coscienza di sé stesse e si restituiscano alla vita in una chiarezza di sguardo ed energie rinnovate.
L’autrice del volume è la giornalista Silvia Truzzi, nata a Mantova e vive a Milano. Laureata in Giurisprudenza, lavora al Fatto Quotidiano dalla sua fondazione nel 2009. Ha vinto il Premio giornalistico internazionale Santa Margherita Ligure per la cultura nel 2011 e il Premio satira politica Forte dei Marmi, sezione giornalismo, nel 2013. È autrice del programma di Massimo Gramellini, Le parole. Nel 2016 ha pubblicato Perché No (con Marco Travaglio) e nel 2019 C’era una volta la sinistra (con Antonio Padellaro). Con Longanesi ha pubblicato Un Paese ci vuole. Sedici grandi italiani si raccontano (2015) e il romanzo Fai piano quando torni (2018).
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