Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
Asperger, teatro, e cura
Coltivare una cultura della diversità significa rispettare l’unicità di ciascun individuo, con tutte le sue peculiarità e necessità, anche dove queste appaiano a noi incomprensibili. Tra i compiti del teatro c’è quello di portare alla luce mondi altri - gli infiniti mondi possibili, a cui mira il viaggio dell’immaginazione in drammaterapia
«Una persona autistica, o con qualsiasi altra forma di diversità, diventa strana solo quando cerca di adattarsi.
Al di fuori di qualsiasi contesto è intrinsecamente perfetta.»
Clara Törnvall, Autistiche, donne nello spettro, Elliot, 2023
- Il bambino e la farfalla
Per spiegare alcune caratteristiche del comportamento sociale nella Sindrome di Asperger, Tony Attwood, in un libro1 forse datato ma accurato e utile, riporta l’esempio di un bambino che durante la partita di un gioco simile al baseball, anziché partecipare al tifo e agli incitamenti dei compagni di squadra, rimane tutto il tempo fermo a guardare una farfalla. Non gli importa della vittoria o della sconfitta della squadra di cui fa parte, la farfalla, secondo la sua percezione delle cose, merita più attenzione.
Tradendo l’intento di Attwood nel riportare l’esempio, trovo che l’atteggiamento del bambino, in una spontanea e quieta posizione controcorrente, possa simboleggiare la funzione del teatro, sia nell’ambito della cultura che delle pratiche terapeutiche.
Minuscolo, marginale e dissonante particolare dello scenario in cui si svolge la partita, creatura vivente di fragile bellezza, la farfalla mi appare come la porta di un mondo alternativo. E tra i compiti del teatro c’è proprio quello di portare alla luce mondi altri – gli infiniti mondi possibili a cui mira il viaggio dell’immaginazione in drammaterapia2, ma anche le differenti rappresentazioni del mondo di cui è portatrice ogni mente diversa nell’infinita varietà delle forme di vita e di coscienza esistenti sulla Terra, e forse nell’universo.
Ogni nuovo sguardo che cade nel giro orbitale di una stella è una nuova creazione del cosmo. E non può che essere fame di ogni sguardo differente dal proprio il desiderio di conoscenza.
Messaggero di una luce divergente è chi, come il bambino asperger, guarda al di là dei giochi orchestrati dalla società; chi punta l’attenzione su quel particolare che spalanca l’altrove – quasi attraverso la bellezza di una farfalla si potesse per un attimo sbirciare dietro le quinte della realtà.
Dallo sguardo rapito del bambino sboccia una nuova prospettiva sul mondo, complementare a quella di chi è immerso nel gioco, e dunque necessaria a una visione più completa.
Contemplare un particolare minuto della realtà – e analizzarlo, sviscerarlo – come spesso le persone autistiche3 sono portare a fare piuttosto che badare all’insieme, significa indagarlo in profondità, opponendosi, in tal modo, alla superficialità a cui ci alleva il quotidiano assedio di stimoli e informazioni per sopravvivere al quale tendiamo ad abituarci a guardare e a leggere con rapide scivolate e tenui sorvoli.
Mentre scrivo queste parole mi torna alla mente un verso: «la ribellione consiste nel guardare una rosa / fino a polverizzarsi gli occhi.»4
Ribellione mite, silenziosa, l’atteggiamento di chi oppone alla fuga delle informazioni, alle competizioni5, lo stupore e il desiderio di capire.
Immagino il bambino ammirare la struttura della farfalla, il colore e il disegno creati dalle scaglie delle ali, e in seguito cercare tutti i libri esistenti sulla vita delle farfalle. Immagino le farfalle diventare la sua ossessione, preparando il suo futuro di entomologo (o di scienziato naturalista – se la conoscenza scientifica non si fosse frantumata nella specializzazione dei saperi).
In genere si tende a dare al termine ossessione un’accezione patologica, ma ci sono anche ossessioni a cui è bene accondiscendere. La pittura era una ossessione per Vincent Van Gogh, la fisica, a cui si dedicava con «concentrazione monomaniacale»6, lo era per Paul Dirac, la ricerca della verità per Simone Weil, e in un certo senso la scrittura per Franz Kafka ed Emily Dickinson7 – tutte personalità che per alcune loro caratteristiche potrebbero forse rientrare nello spettro delle neuroatipicità. Ossessione, nel loro caso, sta per: intensa passione, dedizione, perseveranza, necessità vitale.
La dedizione a interessi particolari è una delle peculiarità della Sindrome di Asperger, ma non necessariamente tutte le persone asperger la possiedono, innanzitutto poiché ogni persona è un mondo diverso.
«Sarebbe […] più corretto parlare di autismi, tante e diverse sono le forme con cui si manifesta questa condizione umana»8, fa notare Roberto Keller nella prefazione al libro NeuroTribù che, tra l’altro, ripercorre la storia della Sindrome di Asperger, confluita poi nello Spettro Autistico.
«L’importante, per chi vuole avvicinarsi a questo modo di essere-nel-mondo,» continua Keller «è incontrare le persone autistiche senza pregiudizio, senza il desiderio di etichettarle e, soprattutto, “normalizzarle”».
- Teatro e cura
Autismo e Sindrome di Asperger, è sempre bene ribadirlo, non sono malattie, bensì “funzionamenti” che consistono in «una diversa organizzazione di alcune aree del sistema nervoso, con le differenze comportamentali, sensoriali, cognitive ed emotive che ne conseguono»9.
Premesse le infinite sfumature individuali, per neuroatipicità si intende dunque una modalità di pensiero, di percezione delle cose ed elaborazione del vissuto altra rispetto a quella della maggioranza degli individui.
Ne risulta una condizione che, essendo appunto parte di una minoranza in un mondo in cui la maggioranza impone le proprie regole sociali, può creare serie difficoltà, sofferenza e ansia. Questo anche perché manca forse una cultura della diversità – che va rispettata, conosciuta e coltivata, non certo piegata a denaturarsi per aderire ai dettami di una normalità statistica che di per sé non esiste10.
Coltivare una cultura della diversità significa rispettare l’unicità di ciascun individuo con tutte le sue peculiarità e necessità, anche dove queste appaiano a noi incomprensibili. Significa accostarsi a ogni esistenza come affacciandosi su un nuovo universo, con l’umile meraviglia di un eterno bambino navigatore – il bambino che osserva in silenzio un’ala di farfalla, il fanciullo leopardiano che grazie alla vitalità dell’immaginazione scopre inedite relazioni tra le cose11.
La drammaterapia e il teatro come terapia non mirano a guarire, anche perché non vedono malattie da curare, specie dove non esistono, ma potenzialità da sviluppare. La terapia, in ambito artistico, non ha a che fare con l’azione di curare quanto con quella del prendersi cura di tutto ciò che di bello, vero, vivo, carico di significato ogni individuo porta dentro di sé. Non si tratta, quindi, di correggere deficit né di equilibrare squilibri, ma semmai di scoprire sorgenti sepolte che potranno anche diventare risorse fondamentali del singolo individuo.
Chi si prende cura di un’anima credo debba innanzitutto accostarsi al suo mistero vertiginoso e incomprensibile con mente e cuore vuoti.
Il proprio bagaglio di conoscenze ingombra, è meglio tenerlo a lato di sé, presente ma distante, per non farsi influenzare o trascinare altrove, spesso lontanissimo dalla realtà intricata di una mente.
Ciascuno di noi – pare – ha quasi tanti neuroni quante stelle contiene una galassia, e se pensiamo che ogni stella è probabilmente circondata da pianeti – mondi inesplorati e forse inesplorabili – con caratteristiche magari sorprendenti, spiazzanti, radicalmente altre da quelle dei pianeti a noi noti, potremmo farci di un’idea di quanta conoscenza e meraviglia perderemmo se guardassimo a quella galassia con la presunzione di trovare ciò che, secondo le nostre nozioni limitate, crediamo debba farne parte.
Offrire terra di fioritura agli scenari di ogni anima-galassia, anima-universo è compito delle artiterapie e del teatro.
È necessario rapportarsi alle diversità senza patologizzarle, come troppo spesso si è fatto in passato, mirando invece a valorizzarle, ovvero a scovare i tesori che racchiudono.
Il laboratorio di teatro che si svolgerà a Milano da febbraio a fine maggio (se sarà raggiunto il numero minimo di partecipanti richiesto) vuole innanzitutto essere uno spazio in cui ciascun individuo asperger possa portare alla luce la ricchezza della propria unicità12.
- Il laboratorio presso AspergerLab
Impostato a partire dai preziosi suggerimenti dell’equipe di professionisti (psicologi, neuropsichiatri, educatori) che si occupano della presa in carico globale delle persone con Sindrome di Asperger (quindi diagnosi, terapie individuali e di gruppo, laboratori, occasioni di socializzazione e confronto), il laboratorio di teatro che si terrà presso lo spazio AspergerLab13 di Via Teodosio si propone di migliorare le capacità di comunicazione non verbale e relazione interpersonale dei partecipanti, con particolare attenzione al riconoscimento e all’espressione delle emozioni. Il termine “migliorare” non si riferisce a carenze da colmare, quanto a un “qualcosa di più” da apprendere. D’altronde, indipendentemente da quale sia l’assetto neurologico di base, il fare teatro agisce su chiunque migliorandone le facoltà comunicative, le capacità sociali e relazionali, in prima istanza perché richiede ascolto reciproco, interazione profonda e cooperazione tra individui.
In un ambiente sereno e senza vincoli, dove il divertimento sia sinonimo non di distrazione ma di piacere della scoperta, si sperimenteranno, tra gli altri, esercizi sulle sfumature della voce nel rapporto tra intonazione e intenzione, sulle posture del corpo nell’interpretazione di personaggi e ruoli, sulle valenze comunicative della gestualità e della mimica facciale, e su tutte quelle modalità di comunicazione e interazione innate nella maggior parte degli individui che, a chi non le possiede strutturalmente, può essere utile apprendere o affinare. Se mi trovo “gettato nel mondo” in un paese straniero (o su un altro pianeta abitato) mi sarà utile apprendere la lingua e le usanze di quel paese (o di quel pianeta) per viverci nel miglior modo possibile (ma anche scegliere di non farlo è legittimo e ogni scelta va rispettata). Non si tratta, ovviamente, di dimenticare la propria lingua materna o cambiare il proprio modo di essere, ma di ampliare il proprio ventaglio di modalità espressive e comunicative. Non c’è bisogno di dire che se il paese o il pianeta ospitante avesse una curiosità priva di giudizio e pregiudizio, nuda e viva come un animale selvatico che fugge ai recinti che lo imprigionano, l’arricchimento sarebbe reciproco.
Una parte degli incontri verterà sulle emozioni. Tra gli stereotipi che riguardano l’autismo c’è quello che considera le persone autistiche chiuse nel proprio mondo, fredde e prive di empatia. Al contrario, oltre ad avere spesso un forte desiderio di relazione, la maggior parte delle persone neuroatipiche prova emozioni intense, qualche volta dai colori persino troppo accesi; una persona autistica può provare ad esempio un’empatia affettiva così accentuata da avere, al cospetto del dolore altrui, reazioni difensive che vengono interpretate dagli altri come dimostrazioni di indifferenza. Oppure, può sentire a fondo la sofferenza dell’altro ma non sapere come comportarsi perché la sua mente non percorre i binari delle regole sociali non scritte come fa invece automaticamente la mente della maggioranza neurotipica (sempre premettendo che anche ogni persona neurotipica è diversa: c’è chi è indifferente al dolore degli altri ma dissimula con maestria come chi è logorato da un’eccessiva forza del sentire14.)
In un laboratorio di teatro si sta di fronte alle emozioni come di fronte a una scatola piena di colori – centinaia di matite colorate, ciascuna di una sfumatura diversa da conoscere e magari tradurre in disegno, in espressione.
Qualche volta le emozioni possono apparire confuse perché troppo stratificate (formate da una mescolanza di tanti colori), e il “doppio sguardo”, o “paradosso dell’attore”, inteso come capacità di coniugare partecipazione e distacco, coinvolgimento e osservazione di sé, che è uno dei meccanismi attivati dal teatro, può aiutare a discernerle – o forse è meglio dire ad ascoltarle.
Ciascuno necessita di trovare l’armonia confacente alla propria natura, ci suggerisce Leopardi scrivendo che senza essere in uno stato che «armonizzi colle sue qualità e natura» l’essere umano «si trova in una condizione di contrasto, di sconvenienza», e perciò è «travaglioso»15. Ecco, il teatro come terapia mira, più che a un generalizzato benessere, a questa armonia individuale, diversa per ciascuno, per qualcuno quieta per qualcun altro tempestosa, ma comunque sempre in movimento, specchio vivo del mare.
Ringrazio l’equipe di AspergerLab per avere accolto il mio progetto. Vorrei ricordare che AspergerLab è una delle poche realtà sul territorio nazionale che si occupa di persone asperger adulte (dai 16 anni in poi), e lo fa con attenzione, competenza e passione.
Tengo inoltre a precisare che questo articolo è scritto da un punto di vista artistico, non medico né psicologico né sociologico. Mi scuso, quindi, per le eventuali inesattezze e per tutte le informazioni che ho scelto di tralasciare privilegiandone invece altre.
Note:
- T. Attwood, Guida alla Sindrome di Asperger. Diagnosi e caratteristiche evolutive, Trento, Edizioni Centro Studi Erickson, 1998, p.36
- R. Grainger così definisce il ruolo dell’immaginazione: un movimento oltre di sé per trovare un nuovo modo di essere sé stessi. In questo senso la drammaterapia è una forma d’arte drammatica che mira ad una crescita personale degli individui coinvolti attraverso l’esplorazione guidata di molteplici possibilità di essere al mondo e di relazionarsi con gli altri. Le dirette precorritrici della drammaterapia sono quelle forme di psicoterapia che utilizzano tecniche e processi drammatici. I primi esempi di dramma in terapia si trovano all’interno di quegli approcci orientati all’azione quali la gestalt, lo psicodramma e la terapia del gioco.
Anche l’antropologia costituisce una fonte per la drammaterapia, in modo particolare per la sua attenzione al rituale e alle forme primigenie di teatro. Rito e gioco hanno in comune la caratteristica di istituire uno spazio separato rispetto al continuum della vita quotidiana. Come sostiene Landy, l’abilità di drammatizzare, di esistere simultaneamente nelle due realtà dell’immaginazione e del mondo condiviso, propria del gioco, segna una significativa evoluzione nell’ampliamento della coscienza umana.
Sulla drammaterapia:
- Pitruzzella, Persona e soglia. Fondamenti di drammaterapia, Roma, Armando Editore, 2003
- Pitruzzella, Manuale di teatro creativo. Nuova Edizione, FrancoAngeli, 2016.
- Landy, Drammaterapia: concetti, teorie e pratica, Roma, Edizioni Univ. Romane, 2005
Società professionale italiana drammaterapia: https://www.spid-drammaterapia.it
- Nel DSM-5 la Sindrome di Asperger è stata assorbita nei Disturbi dello Spettro Autistico di grado Lieve, ma c’è anche chi sostiene che esistano sottili differenze tra autismo di livello 1 e Sindrome di Asperger.
Scelgo qui di utilizzare in modo indifferenziato i due termini diagnostici. Ci sono, del resto, persone diagnosticate con Sindrome di Asperger che si definiscono asperger (o aspie) e altre che preferiscono invece dirsi autistiche.
- A. Pizarnik, L’albero di Diana, in La figlia dell’insonnia, Milano, Crocetti Editore, 2004, p.39.
- «Un adolescente con Sindrome di Asperger spiega come non riuscisse a condividere i sentimenti legati alla vittoria negli sport di squadra, dal momento che non capiva come e perché si dovrebbe provare soddisfazione per il fatto che gli avversari si sentano inferiori.» T. Attwood, Guida alla Sindrome di Asperger, in Ead., p. 36.
- S. Silberman, NeuroTribù. I talenti dell’autismo e il futuro della neurodiversità, Milano, Edizioni Lswr, 2016, p.17
- «Emily Dickinson era persona con dislessia oltre che con autismo […] eppure questo diverso funzionamento, apparentemente “difficile”, ha dato vita a una dei più grandi poeti di tutti i tempi.» M. M. Vecchio, Tre imperdonabili. Emily Dickinson, Antonia Pozzi, Cristina Campo, Firenze, Le Càriti Editore, 2022, p. 22.
- R. Keller, Prefazione all’edizione italiana, in S. Silberman, NeuroTribù, in Ead.
- F. Acanfora, In altre parole. Dizionario minimo di diversità, Firenze, Effequ, 2021, p.42
- «È normale ciò che rientra nei limiti imposti dalla cultura di un determinato momento in un luogo specifico.» Sulla nascita dell’idea di normalità sulla base di un ideale uomo medio creato dalla statistica si veda: Normalità, in F. Acanfora, In altre parole, ivi, pp. 147-156.
- «I fanciulli con la vivacità della loro immaginazione, e col semplice dettame della natura, scuoprono e vedono evidentemente delle somiglianze e affinità fra cose disparatissime, trovano rapporti astrusissimi, dei quali converrebbe che il filosofo facesse gran caso, e non si sdegnasse di tornare in qualche parte fanciullo […]» G. Leopardi, [2020], Zibaldone, Roma, Newton & Compton, 1997, p.428.
- La drammaterapia ha tra i propri obiettivi la scoperta della bellezza della spontaneità, alla quale spesso si rinuncia per aderire agli standard di una certa epoca e cultura o indossarne la maschera, tanto più quando il proprio naturale modo di essere appare strano o viene giudicato inappropriato, diventando bersaglio di prese in giro, esclusioni, qualche volta persino di violenza. Alcune persone con Sindrome di Asperger sono pertanto costrette a sviluppare faticose strategie di adattamento che consistono nel recitare la parte di ciò che non sono ma che l’ambiente sociale finisce per imporgli di essere. Ritrovare o scoprire la spontaneità significa riappropriarsi della libertà di calzare la propria forma, bellissima e perfetta anche nella sua dissonanza con le altre forme.
- «AspergerLab nasce dall’esigenza di creare un’equipe di professionisti che si occupi di Sindrome di Asperger (figure difficilmente reperibili sia per quanto riguarda la diagnosi che per la presa in carico). Abbiamo la convinzione di base che le particolarità comportamentali, cognitive, affettive, sensoriali nella Sindrome di Asperger (AS – Asperger’s Syndrome), siano l’espressione di una neurodiversità, non di una patologia.»
https://www.aspergerlabmilano.com
- Tra persone non autistiche possono esistere differenze di assetto cognitivo ed elaborazione sensoriale anche molto marcate, come nel caso delle “persone ad alta sensibilità” (HSP – High Sensivity Person), che costituiscono una minoranza (un quindici o venti per cento della popolazione umana e animale) con tutti i disagi che una condizione minoritaria comporta. Autismo e alta sensibilità, inoltre, presentano alcuni tratti in comune e possono sovrapporsi nello stesso individuo.
Sull’alta sensibilità: https://www.personealtamentesensibili.it, https://www.paspeople.com
E. Aron, Persone altamente sensibili, Milano, Mondadori, 2023
15. G. Leopardi, [377], Zibaldone, in Ead., p.117
Brevissima bibliografia su Sindrome di Asperger e autismo:
- Silberman, NeuroTribù. I talenti dell’autismo e il futuro della neurodiversità, Milano, Edizioni Lswr, 2016
- Törnvall, Autistiche. Donne nello spettro, Milano, Elliot, 2023
- Acanfora, Eccentrico: Autismo e Asperger in un saggio autobiografico, Effequ, 2020
- Acanfora, In altre parole. Dizionario minimo di diversità, Firenze, Effequ, 2021
- Simone, Aspergirls, Armando Editore, 2016
- Attwood, Guida completa alla sindrome di Asperger, Edra, 2019
Silvia Giacomini è attrice di teatro e artista. Dopo aver lavorato per alcuni anni nella compagnia teatrale Atecnici diretta da Delia Cajelli e presso altre compagnie di Milano, ha avviato l’attività teatrale de I Desideranti.
Ha scritto i testi, e partecipato alla rappresentazione, di spettacoli di argomento astronomico andati in scena per il Gruppo Astronomico Tradatese e presso il Civico Planetario di Milano, e di uno spettacolo sulla mitologia degli alberi, rappresentato per il F.A.I. a Villa Necchi, al Castello di Padernello (Bs) e al Parco Nord di Milano in occasione del Festival della Biodiversità.
Il suo monologo, La vestale, ha debuttato nel 2009 a Milano ed è stato riproposto a Lavena Ponte Tresa, Varese, Buccinasco, Viareggio.
Terminata la scuola triennale di formazione in Drammaterapia di Lecco, ha condotto laboratori di teatro creativo nell’ambito del disagio psichico e della disabilità.
Ha pubblicato raccolte di racconti tra cui Pozzanghere e bagliori e La metamorfosi delle cose, edite da Progetto Cultura nel 2011 e nel 2015, e di poesie tra cui Il sangue del cielo (Italic Pequod, 2014), La tentazione di essere vento (La vita felice, 2014), Mal Bianco (Ladolfi, 2019).
Dopo aver frequentato la scuola serale degli Artefici dell’Accademia di Belle Arti di Brera ha tenuto mostre personali di incisioni a Varese e Milano, e una mostra fotografica inserita nel Circuito Off del Festival di Fotografia Etica di Lodi.
In apertura, Silvia Giacomini
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