Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
Barbolini o il saltimbanco della seduzione
Taccuino di lettura. In questo nuovo libro del grande Barbo, Apocalisse a rate, uscito in maggio per le edizioni torinesi FuoriAsse, ancora una volta è stata la sua intelligenza a sedurci. E con l’abilità che lo contraddistingue ha saputo portarci attraverso tutte le vie dell’arte (delle arti), della cultura, della bellezza, del buonismo dilagante
Roberto Barbolini, Apocalisse a rate, Torino, FuoriAsse Edizioni, 2024
Che cosa c’è di più seducente dell’intelligenza e dell’ironia che, della prima, è la forma più brillante?
I dolori e i drammi sono per i giovani, da Werther a Ortis, ma superata l’adolescenza c’è solo una forza che ci può attrarre ed è, appunto, quella dell’intelligenza.
Così in questo nuovo libro del grande Barbo (che a volte leggiamo più volentieri del grande Bardo), uscito in maggio per le edizioni torinesi FuoriAsse, ancora una volta è stata la sua intelligenza a sedurci.
E con l’abilità che lo contraddistingue ha saputo portarci attraverso tutte le vie dell’arte (delle arti), della cultura, della bellezza, del buonismo dilagante.
Di nuovo si è scagliato contro il politically correct che dall’America ha portato la sua «torva ventata d’ipocrisia» sulla vecchia Europa; contro parole orribili, ma ormai di uso comune, come “impiattare”; contro l’ambiguità del termine “creativo”, sorta di caverna platonica in cui coabitano («felicemente» ci dice ironicamente Barbolini, mentre chi scrive si scusa della rima baciata) cuochi, stilisti e pubblicitari; contro il Gruppo 63.
Ma ci sono altri aspetti avvincenti in questa lettura e sono gli amori che ci accomunano allo scrittore.
Tra questi pensiamo al libro di Carlo Maria Cipolla, Le leggi fondamentali della stupidità umana, che quasi quarant’anni fa fu un must per tanti; all’impareggiabile ditta Fruttero & Lucentini; agli Arbasino, ai Garboli, ai Campanile, agli Almansi, ai Bioy Casares, agli Steiner, agli Anceschi, ai Magris, ai Kundera, ai Vonnegut, ai Battisti-Mogol, agli Allen, ai Marx (nel senso dei fratelli); alle Cravero della Civiltà della conversazione a cui aggiungeremmo una nota pubblicità di telefonia (SIP, 1982) il cui motto era «il telefono…la tua voce…» quasi incomprensibile oggi che non ci si parla più.
Poi le citazioni più o meno dirette come «senza fare un plissé» di quel gigante di Jannacci oltre alle sue disquisizioni sulla “ragion comica” con il saggio pirandelliano sull’umorismo che, con paradosso ironico «inflitto ai liceali, finisce così spesso per annoiarli» e l’invito ai devoti (malati?) della political correctness: «Rassegnatevi, oh anime belle: nell’universo del comico non c’è spazio per i buoni sentimenti».
E del futuro che ci dice? Di nuovo la lucidità del suo sguardo ci incanta. Ecco cosa scrive riguardo all’intelligenza artificiale: «Il suo acronimo IA, che in tedesco suona come un sì, è il raglio d’asino del nostro inerme assenso al superamento di noi stessi […]» mentre «in inglese AI: quasi un grido di dolore».
Ma le sue parole toccano ogni argomento come il sesso «in quest’epoca di società liquida e sessi fluidi», da Penna a Woody, da Roger Rabbit a Qualcuno piace caldo.
E ancora la musica, il feticismo di massa, la bellezza, la verità, la morte.
Sicuramente avremo scandalizzato qualcuno mettendo a confronto il grande Bardo con il grande Barbo.
Eppure, credeteci, ci vuole più allenamento, più ginnastica mentale per leggere Barbolini che non per Shakespeare.
Ci permettiamo un avvertimento: Apocalisse a rate non è una lettura adatta a menti pigre né a studiosi noiosi (mi si perdoni: un’altra baciata…).
«Chi sono?» si chiedeva Palazzeschi e immediata ci dava la risposta «Il saltimbanco dell’anima mia».
Ecco, Barbolini è il saltimbanco delle anime nostre…
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