Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
Libreria Ticinum Editore – novità editoriale
Guido Conti, Cesare Zavattini a Milano (1929 – 1939)
Letteratura, rotocalchi, radio, fotografia, editoria, fumetti, cinema, pittura
Formato 17 X 24 cm in bianco e nero
544 pagine Decine di testi
mai raccolti in volume
340 immagini
Prezzo copertina euro 35,00
Uscita 13 ottobre 2019 in occasione dei trent’anni dalla morte di Cesare Zavattini
ISBN 9788898574550
Lo scrittore Guido Conti racconta i dieci anni di Cesare Zavattini a Milano. Un’opera fondamentale che raccoglie decine di testimonianze, polemiche, articoli e testi mai raccolti in volume, con oltre 340 immagini, perché il Novecento si racconta non solo a parole.
Za diventerà “il padrone di Milano” intrecciando la propria esperienza con giovani di grande talento come Attilio Bertolucci, Pietro Bianchi, Giovannino Guareschi, Bruno Munari, Carlo Bernari, Vittorio Metz, Giovanni Mosca,
Giorgio Scerbanenco, Raffaele Carrieri, Salvatore Quasimodo…
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I dieci anni vissuti da Cesare Zavattini a Milano (1929-1939) sono fondamentali per ricostruire la sua vita, per capire la sua opera e la cultura negli anni Trenta durante il Fascismo. Milano di- venta una capitale moderna e all’avanguardia dove confluiscono scrittori e poeti da tutta Italia e artisti di ritorno da Parigi, si aprono gallerie d’arte e molti scultori e pittori apportano esperien- ze artistiche diverse, in un clima culturale di grande fermento. Zavattini, sull’onda del mito del Bagutta, da Luzzara sbarca a Milano senza una lira, e nel giro di pochi anni diventerà “il padro- ne di Milano”. Dopo il clamoroso successo del suo primo romanzo Parliamo tanto di me pub- blicato da Bompiani nel 1931, da correttore di bozze diventa responsabile di tutti i settimanali femminili per Rizzoli, portando le sue idee e la sua carica innovativa. Con la collaborazione agli almanacchi letterari Bompiani Zavattini sperimenta con la fotografia seguendo le avanguardie europee, portando con sé collaboratori giovanissimi come Bruno Munari ed Erberto Carboni. Za intreccia così la sua vita con giovani scrittori, poeti, artisti, segnando il loro destino: Atti- lio Bertolucci, Giovannino Guareschi, Carlo Bernari, Salvatore Quasimodo, Raffaele Carrieri, Giorgio Scerbanenco, Vittorio Metz, Giovanni Mosca, sono solo alcuni dei tanti autori che fa collaborare ai rotocalchi o debuttare come scrittori. Zavattini fa reagire, con la carica innovativa dell’umorismo che ha come riferimento Carlo Collodi, la tradizione emiliana, le avanguardie letterarie e artistiche europee, e la tradizione dei giornali satirici e umoristici ottocenteschi, che con lui contaminano i rotocalchi e l’alta letteratura, ridisegnando così un panorama letterario novecentesco completamente dimenticato o snobbato dalla storiografia. Sono gli anni in cui si diffonde la radio in tutte le case, c’è un nuovo pubblico affamato di notizie e di storie, che vuole nuovi giornali e settimanali. Il cinema, con il suo immaginario, entra prepotentemente nella quotidianità, in uno dei periodi più difficili della storia d’Italia. Questo grande fermento è in attrito con il regime fascista, sempre più oppressivo e reazionario, che vuole piegare i media al consenso e alla fascistizzazione della vita degli italiani. Il passaggio da Rizzoli a Mondadori, come direttore editoriale, segna il suo ingresso nel mondo dei fumetti di fantascienza con Satur- no contro la terra, e l’inizio di nuove collaborazioni a diversi settimanali satirici: «Marc’Aurelio» e «Settebello» di cui sarà direttore. Il settimanale «Le Grandi Firme» diventerà un fenomeno di costume con tirature da capogiro, a cui segue, non ultimo, la carica innovativa de «Il Milione». Zavattini è uno scrittore inquieto, che attinge alla tradizione dell’umorismo e dell’antiromanzo, portando la novità della sua scrittura ne I poveri sono matti (1937), che lo consacrano come un autore decisivo non solo per quegli anni. E poi la radio, l’editoria, i soggetti per il cinema come Buoni per un giorno (1934), il disegno: tutte esperienze che fanno di Zavattini un intellettuale eclettico e coerente, vitalistico e rivoluzionario, che la critica ha ridotto a sceneggiatore di film. Questo lungo saggio dimostra come Zavattini sia un umorista consapevole, con solide basi teoriche, che mescola i generi, sperimenta continuamente con i nuovi media, elabora strategie narrative innovative, creando i presupposti per una modernità che ci riguarda ancora oggi. Un saggio che apre gli orizzonti verso un Novecento tutto da riscrivere e da raccontare.
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[di Guido Conti]
Biografia. Guido Conti è scrittore e saggista. Ha pubblicato la raccolta di racconti Il coccodrillo sull’altare (Guanda, Premio Chiara 1998), I cieli di vetro (Guanda, Premio selezione Campiello, 1999), Il tramonto sulla pianura (Guanda, 2005), Il grande fiume Po (Mondadori, 2012), Quando il cielo era il mare e le nuvole balene (Giunti, 2019). I libri per bambini Il volo felice della cicogna Nilou (Rizzoli, 2014), Nilou e i giorni meravigliosi dell’Africa, (Rizzoli, 2015), Nilou e le avventure del coraggioso Hadì (Libreria Ticinum Editore, 2018) hanno avuto grande successo e sono tradotti in Spagna, Grecia, Corea del Sud, Austria e Cina. Ha scritto numerosi saggi e curato mostre sugli umoristi e i giornali satirici. Ha scritto la biografia di Giovannino Guareschi, Un umorista nel lager (Rizzoli, 2014) e ha curato il libro di Cesare Zavattini, Dite la vostra (Guanda, 2002).
Adoro i neorealisti per l’umanità della loro visione. Zavattini è sicuramente il più grande sceneggiatore mai vissuto. Quando ho girato Ombre sono stato particolarmen- te ispirato da La terra trema, I vitelloni, Umberto D. e Bellissima. I filmmaker neorea- listi non avevano paura della realtà: la guardavano direttamente in faccia. Ho sempre ammirato il loro coraggio e la loro volontà di mostrarci come realmente siamo.
Ray Carney,
John Cassavetes Un’autobiografia postuma
Roma, minumum fax 2014
Sono passati quasi vent’anni da quando ho pubblicato il libro di Cesare Zavattini, Dite la vostra, edito da Guanda nel 2002 in occasione del centenario della nascita. Il volume raccoglieva il lavoro di Zavattini come redattore alla «Gazzetta di Parma»; raccontava le prime collaborazioni ai giornali satirici parmigiani e ai settimanali nazionali nel periodo in cui visse a Parma dal 1925 al 1929, quando lasciò la città per il servizio militare a Firenze, ricostruendo la genesi e la nascita del suo primo romanzo Parliamo tanto di me. Quest’anno, ricorrendo il trentennale dalla morte, ho pensato di riordinare gli studi, i sag- gi, le ricerche e la documentazione raccolta, per illuminare una zona d’ombra della vita di Zavattini, la sua presenza a Milano dal 1929 al 1939: una diretta prosecuzione di quel primo libro. Se Dite la vostra studiava la nascita di uno scrittore, questa ricerca sul periodo milanese racconta la sua maturazione e il successo, i contrasti e le sconfitte, le battaglie e le polemiche di Zavattini in campo narrativo, giornalistico, editoriale e cinematografico. C’era bisogno di andare a scoprire quello che aveva fatto nel decennio ricco e complesso degli anni trenta, quando Milano stava diventando una capitale europea, euforica, all’avanguardia in molti campi, durante il regime Fascista che tendeva a frena- re questa tensione verso la modernità.
Zavattini è fra i pochi scrittori italiani del Novecento a capire la necessità di far reagire la letteratura con i nuovi linguaggi multimediali. Il racconto e le narrazioni, confrontate con i media e le modalità di comunicazione che essi impongono, assumono un aspetto caratteristico di colto e popolare insieme. Proprio per questo motivo molte delle sue idee su letteratura, radio, giornali- smo e cinema sono state anticipatrici e profetiche. Leggere Zavattini è per la critica una sfida perché impone di ampliare gli strumenti e i campi di indagine. Zavattini viene dalla provincia, porta con sé tutti gli umori, le genialità della sua terra e dialoga con i migliori giovani della sua generazione, artisti poliedrici, fotografi, designer, pubblicitari, scrittori, editori, critici, in una serie di relazioni e di incontri-scontri che servono a capire l’evoluzione del suo pensiero e del suo modo di narrare. E poi ci sono il cinema americano e l’Europa,le grandi tradizioni letterarie, le avanguardie che influenzano il suo modo di scrivere, i giornali umoristici mai presi davvero in considerazione, se non da pochi specialisti, colpa di una critica letteraria da sempre idealista e ideologica, che ignora la carica rinnovatrice dell’umorismo e del comico a tutti i livelli. S’impongono i rotocalchi nelle edicole, nascono nuovi giornali divulgativi e d’intrattenimento, pubblicazioni per un pubblico allora sempre più ampio ed esigente che la cultura non solo fascista critica ferocemente; si sperimenta con la fotografia. La radio diventa un oggetto comune in molte case, i giornali veicolano nuovi sogni, nuovi miti, nuove narrazioni. Si diffonde il marketing e la pubblicità per la promozione dei libri. Il teatro di varietà vive una stagione di grande splendore e tanti suoi protagonisti diventeranno gli attori principali dei film del dopoguerra.
La collaborazione con gli editori Rizzoli, Bompiani e Mondadori, porta Zavat- tini ad essere un protagonista di primo piano di questo momento di trasformazione epocale, sperimentando modi e forme sempre diverse di scrittura e comunicazione. Zavattini è un centro di rapporti, è una calamita: attira e irradia energie, condivide idee e progetti con altri, inventa rubriche coinvolgendo giovani che segneranno la storia culturale del nostro paese lungo tutto il Novecento. Al macero, la raccolta uscita da Einaudi nel 1976 a cura di Giovanni Negri e Gustavo Marchesi, è solo la punta di un iceberg, e questo lavoro vuole riaprire una porta verso lo studio di quegli anni, quando Zavattini diventerà “il padrone di Milano”.
Il periodo milanese di Zavattini rimette in discussione l’edizione della sua opera e la pubblicazione dei suoi scritti, impone una seria riflessione sulle tradizioni letterarie del Novecento e come queste interagiscono tra loro, sul ruolo e la figura del critico letterario che deve allargare le sue conoscenze ad altri campi come la fotografia, il cinema, il giornalismo non solo culturale, la grafica e il design, le nuove forme della comunicazione della radio e della televisione, in un continuo intreccio dove la narrativa e la narrazione vengono incessantemente contaminate dai nuovi linguaggi. Questo libro vuole indicare una possibile strada di lavoro per leggere il Novecento in un modo più ricco e complesso rispetto a quello che continuano a raccontarci storiografie datate. Un libro dove necessariamente si narra anche per immagini.
Questo lavoro è dedicato a tutti coloro che amano e ameranno Cesare Zavattini in futuro e in particolar modo ad Arturo Zavattini, figlio premuroso dell’opera del padre e in questi vent’anni amico prezioso.
Sommario
Capitolo primo
1929. L’uscita da Parma e il SERVIZIO militare a Firenze
-Verso Milano p.11
-Il sogno di un «Bagutta volante» 12
-Zavattini educatore e la lezione di Piero Gobetti 19
-Il mito del Bagutta 21
-Il servizio militare a Firenze, le Giubbe Rosse e «Solaria» 30
Capitolo secondo
1930. A LUZZARA, Un anno difficile
-Il ritorno a Luzzara p.45
-Zavattini, il futuro «padrone di Milano» 52
-La collaborazione di Zavattini a «Il Tevere» con Giovannino Guareschi 66
-La collaborazione a «Cinema Illustrazione» 68
Capitolo terzo
1931.L’anno della svolta. Parliamo tanto di me
-Un anno decisivo p.87
-Le collaborazione a diversi giornali 88
-La collaborazione a «Novella» 90
-La collaborazione a «Piccola» 103
-Mietere sulla rivistomania 121
-Nascita di Parliamo tanto di me 125
-L’incontro con Valentino Bompiani 129
-Volare nell’aldilà alla ricerca del padre 132
-Il lancio del romanzo 135
-La fortuna critica di Parliamo tanto di me 136
-Viareggio 1931 142
-Il premio Bagutta 1931 e il caso Zavattini 146
-Premio Bagutta, ultimo atto 147
-Zavattini collaboratore a «Otto volante» su «L’Italia Letteraria» 150
-Un ricordo tra Emilio Cecchi e Za, deputato di Bombignac 162
Capitolo quarto
1932. DIVISO TRA RIZZOLI E BOMPIANI
-Una vita divisa in due p. 167
-Il laboratorio degli Almanacchi Letterari Bompiani 170
-Come si compila un almanacco letterario 179
-L’Almanacco Letterario Bompiani del 1932 182
-I collage fotografici 184
-Un inserto pubblicitario nell’Almanacco Letterario 1932 196
-Una conferenza a Basilea nel 1932 200
-Raffaele Carrieri, la vita di Za a Milano, una testimonianza 204
-L’anima buona di Zavattini 206
Capitolo quinto
1933. Zavattini, l’Almanacco Bompiani, le avanguardie, la radio
-Il panorama letterario tra il 1929 e il 1932 p.209
-L’annata letteraria nel 1932 213
-Il carteggio con Valentino Bompiani 219
-L’Almanacco Letterario Bompiani del 1933 220
-Zavattini e la radio 236
Capitolo sesto
1934. Tra libertà e fascismo
–Almanacco Letterario Bompiani 1934: un nuovo formato p.251
-Zavattini, il calendario dei fatti 1934 252
-Scrittori in polemica tra libertà e fascismo 260
-I fotomontaggi e quelli firmati da Bruno Munari 268
-Zavattini e la pubblicità 275
-Zavattini direttore di «Cinema Illustrazione» 276
-La rivoluzione linguistica di Zavattini 284
-Il matrimonio di Alfonso Gatto e la compagnia dei «cappotti lisi» 287
Capitolo settimo
1934-1935 Editoria, letteratura e cinema
-Nascita della collana «I Giovani» di Rizzoli p.293
-Tre romanzi della collana «I Giovani» 307
-Il primo soggetto cinematografico di Zavattini: Buoni per un giorno 311
-Darò un milione su «Cinema Illustrazione» 328
-Zavattini protagonista della scena culturale 329
-L’Almanacco Letterario Bompiani 1935: Za «carico di elettricità» 331
-Zavattini, il calendario dei fatti 1935 335
-Le altre rubriche dell’Almanacco Letterario Bompiani 1935 339
-La novella su «La Lettura» del «Corriere della Sera» 355
-La collaborazione a «L’illustrazione del medico» 359
Capitolo ottavo
1936. Da Rizzoli a Mondadori: I fumetti e le nuove collaborazioni
-Nascita del «Bertoldo» milanese in risposta al «Marc’Aurelio» romano p.363
-Il Fascismo e la tradizione dei giornali satirici e umoristici 371
-Collodi e Zavattini 375
-La rottura con Rizzoli 377
-Direttore editoriale della Mondadori: i fumetti 381
-«Il Giornale delle Meraviglie»: la scoperta del cosmo e la poetica del meraviglioso 383
-I fumetti 392
-Saturno contro la terra 396
-Non scriverò più 399
Capitolo nono
1937. «Le Grandi Firme» e il sogno degli italiani
-«Le Grandi Firme» p.403
-I concorsi a premi 412
-Il secondo romanzo, I poveri sono matti 414
-Le reazione a I poveri sono matti 423
-Due schede su Zavattini 431
-I fumetti: Zorro della metropoli e La compagnia dei sette 433
-I rapporti di Zavattini con il «Marc’Aurelio» 437
-Da «Marc’Aurelio» a Al macero 445
-I pezzi esclusi dal «Marc’Aurelio» 450
-L’offerta clamorosa di Rizzoli 453
– Album di Famiglia 454
Capitolo decimo
1938-1939 Gli ultimi due anni a Milano: «Il settebello», «Il Milione», La depressione e la pittura
-A Parigi p.457
-Il «Settebello» 460
-Per un’idea di umorismo: le lettere su «Settebello» e in Al macero 467
-Diario di un timido 477
-Il lavoro editoriale: l’incontro con Giovanna Gulli 482
-L’Almanacco Letterario Bompiani 1938 483
-L’Almanacco Letterario Bompiani 1939 485
-L’esaurimento nervoso, Bergamo e la scoperta del dipingere 489
-«Il Milione», l’ultimo settimanale diretto da Zavattini 499
-Gli attriti con Valentino Bompiani 500
-Sfogliare il primo numero de «Il Milione» 507
-I vostri bambini vi guardano 518
-La collaborazione di Zavattini a «Tempo» 520
-Bisogna sfollare 525
-Afeltra e l’addio di Zavattini a Milano 526
Indice dei nomi 528
Ringraziamenti 541
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