Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
I sovvertitori dell’ordine costituito. Ecco perché i bambini ci fanno paura
Quello dei bambini «è stato il popolo più oppresso dell’umanità, il più perseguitato, quello più maltrattato e torturato». A dimostrarcelo in un saggio ricco riferimenti letterari di vivissimo interesse, è la poetessa e neuropsichiatra infantile Margherita Rimi. Ciò che colpisce nel libro edito da Marietti 1820, è la divergenza tra bambini e adulti, tra il pensiero concreto dei primi e l’assurdo dei falsi linguistici dei secondi con il loro sguardo errato che si bilancia tra squalifica e idealizzazione
Come scordare la poesia di Le voci dei bambini, poesia così concreta e incisiva e drammaticamente dolorosa? Ora Margherita Rimi, poetessa e neuropsichiatra infantile, ci offre, per i tipi della Marietti 1820, un libro che nuovamente parla di infanzia, ma con un saggio che, per originalità e competenza, resterà tra i testi basilari sull’argomento.
È Il popolo dei bambini, 210 pagine, in cui la Rimi mette a fuoco aspetti non considerati con la dovuta attenzione in precedenza.
Un popolo, quello dei bambini, con caratteristiche e particolarità che lo rendono unico come il fatto di abitare tutto il mondo, un popolo senza il quale l’umanità si estinguerebbe. Popolo ricco di una storia plurimillenaria e popolo del “gioco”, vera e propria lingua universale.
La Rimi scrive che il popolo dei bambini «è stato il popolo più oppresso dell’umanità, il più perseguitato, quello più maltrattato e torturato» e ce lo dimostra con riferimenti letterari di vivissimo interesse, muovendosi tra la Londra descritta da Baretti al Sant’Agostino col suo Dio dei bambini.
Un popolo che non esiste, fa notare la neuropsichiatra, neppure nella nostra Costituzione che, all’articolo 3, non prevede l’età tra le condizioni di pari dignità sociale e di uguaglianza tra i cittadini di fronte alla legge.
La Rimi vede invece i bambini come soggetti innovatori e forza indomabile, destabilizzante del potere coercitivo degli adulti, sottoposti tuttavia a una sorta di controllo che va sotto il nome di “educazione”.
Il testo è diviso in sei parti: un popolo, una civiltà, il gioco e i giocattoli, lingua e linguaggio, squalifica e idealizzazione. Infine la postilla sull’abuso.
Alla base di tutto un attento studio storico che segnala, tra l’altro, la differenza tra la civiltà dei bambini e la civiltà dell’infanzia, in cui quest’ultima è una “rilettura” dei bambini con i mezzi che possiedono gli adulti, mentre la prima si distingue per una sua peculiarità, per una sua propria identità.
E, fa notare la Rimi, la “civiltà dei bambini” non coincide con quello che gli adulti hanno pensato per loro, anzi, a volte ne entra in collisione.
È un libro documentatissimo che prende in esame l’attualità degli studi della Montessori, oltre che di altri grandi psicologi, così come ribadisce che la letteratura dell’infanzia non è un genere minore
Ma è il legame con ogni branca dell’arte, dalla fotografia alla letteratura, dalla pittura al cinema e al teatro, il trait d’union che unisce le varie parti del libro e lo rende un saggio unico.
La cultura della Rimi è vasta e ha un potere di fascinazione su chi legge.
Il lettore viene infatti trasportato come da un leggero vento primaverile verso autori – oltre ai succitati Baretti e Sant’Agostino – come Collodi, Tolstoj, De Amicis, Sciascia, Rodari, Szymborska, Pontiggia, Manzoni, Cervantes, Primo Levi, Pirandello, Kristóf, Fedro, Esopo, Stevenson, Andersen, Dickens, Don Milani. Poi si trascorre da Michelangelo a Raffaello, dalla Battaglia – sua conterranea – a Koudelka, a Doisneau, alla Maier, a Cartier-Bresson. E ancora, per il cinema, da Kiarostami ad Amelio, da De Sica a Haneke e a Olmi.
Non manca nell’autrice l’interesse per il teatro con Rosa Balistreri [di cui si consiglia il bellissimo film Rosa Balistreri, un film senza autore, visibile su RaiPlay, NdC] che chi ha qualche anno sulle spalle non può non ricordare all’inaugurazione del Piccolo Regio di Torino nel 1973, in quel recital di Gassman, Il trasloco, insieme a scrittori e attori di grande calibro come Arbasino e Arpino, Proietti, Villaggio, Lucia Poli.
Quello che colpisce in queste pagine è la divergenza tra bambini e adulti, tra il pensiero concreto dei primi e l’assurdo dei falsi linguistici dei secondi con il loro sguardo errato che si bilancia tra squalifica e idealizzazione. E l’esigenza inoltre, una vera e propria necessità, di trovare maestri non solo con una preparazione tecnica, ma con speciali doti umane.
Un libro da cui gli adulti il più delle volte escono male.
La Rimi, invece, ancora una volta più “ricca” di quell’umanità che le permette di farci entrare con lei in un mondo ancora semisconosciuto.
Margherita Rimi
Il popolo dei bambini. Ripensare la civiltà dell’infanzia
Marietti 1820
pp. 216, euro 15
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