Corso Italia 7

Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Il dramma di un abbandono collettivo e forzato

Emozione alle stelle e applausi a non finire per Esodo, di e con Simone Cristicchi. Questo racconto per voce, parole ed immagini sull’esodo degli istriani, fiumani, dalmati e giuliani, parte da un luogo simbolo per tale avvenimento, ovvero il Magazzino n. 18, nel Porto Vecchio di Trieste. Uno spettacolo che non lascia un attimo di tempo per la noia, ma che trascina gli spettatori – in religioso silenzio – al finale in cui l’autore mette sul proscenio otto seggiole, ognuna a ricordo di qualcuno che ha lasciato la vita in quella orribile pagina di storia

Mariapia Frigerio

Il dramma di un abbandono collettivo e forzato

Questo racconto per voce, parole ed immagini sull’esodo degli istriani, fiumani, dalmati e giuliani, parte da un luogo simbolo di tale esodo, ovvero il Magazzino n. 18, nel Porto Vecchio di Trieste (oggi, trasferito al Magazzino 26, è sede del Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata).

Un luogo particolarmente toccante, perché vi sono conservati gli oggetti di una quotidianità interrotta (cos’è la nostra vita, del resto, se non tutto ciò che riflettiamo nella ripetitività del quotidiano?).

Troviamo sedie, armadi, materassi, letti, stoviglie, fotografie, giocattoli: tutto quello che era parte di vite, prima della tragica interruzione.

Una tragica interruzione che diviene quasi un ossimoro, visto che segue un Trattato di Pace, quello del 1947, in cui l’Italia perde i territori dell’Istria oltre che della fascia costiera dalmata.

Così molti Italiani di quei territori “scelsero” di abbandonarli, in quanto non più facenti parte della nuova geografia dell’Italia.

Una scelta a dir poco dolorosa: lasciare case (e quanto sia importante la casa per gli Italiani è risaputo) per un futuro di insicurezze, difficoltà, paure.

L’autore-attore di questo splendido monologo è Simone Cristicchi, romano, classe ’77, noto al grande pubblico per la sua vittoria nel 2007 a Sanremo, come cantautore, con la canzone Ti regalerò una rosa.

Ti regalerò una rosa non è una canzone qualsiasi, ma tratta un tema drammatico: quello dell’emarginazione legata alla pazzia. Un tema di grande attualità, tanto da essere ripreso, quasi un omaggio, nella prima serie di Eleganzissima di Gianluca Gori-Drusilla Foer.

Già da questa canzone (che è più che una canzone) è facile capire che il passo verso il teatro di Simone Cristicchi sarebbe stato breve.

A teatro Cristicchi debutta, infatti, nel 2010, con uno spettacolo sulla tragica Campagna di Russia del secondo conflitto mondiale, quella del 1941-1943.

Sarà poi la volta di Mio nonno è morto in guerra tratto da un suo libro, nel 2012, e nel 2013 Magazzino 18, un musical che approderà su Rai 1 con grandi ascolti, nonostante venga trasmesso in seconda serata.

Lo spettacolo al Teatro del Giglio unisce, per certi aspetti, gli ultimi due: da Mio nonno è morto in guerra riprende, nel finale, le seggiole-emblemi di persone scomparse e da Magazzino 18 il tema.

Le prime parole pronunciate da Cristicchi sul palcoscenico sono «pensate a casa vostra» e da queste si dipana il racconto di quanto accadde dopo il Trattato di Pace del 1947 e l’avvento della dittatura comunista di Tito.

Una storia che ha più di settant’anni, che muterà i nomi italiani di Pola, Fiume, Zara in nomi dall’accento incomprensibile, per degli Italiani ormai stranieri in casa propria.

Eppure in quelle terre di confine avevano convissuto pacificamente Italiani, Sloveni, Croati. Lo stesso Nazario Sauro, una delle figure più importanti dell’irredentismo italiano, era istriano.

L’attore si avvale di proiezioni che mostrano, tra l’altro, l’accumulo di oggetti del Magazzino 18, di oggetti simbolo di una vita.

La tensione aumenta con la descrizione dei prelievi notturni, delle 1700 foibe, della vicenda di Norma Cossetto, allieva di Concetto Marchesi, ammazzata in tempo di pace perché figlia di podestà.

Un esodo che dura dal 1947 al 1954 e che annovera tra i nomi noti quello dell’attrice viscontiana Alida Valli, del pugile Nino Benvenuti, dell’atleta-stilista Ottavio Missoni, del cantautore Sergio Endrigo, della bellissima Laura Antonelli pure interprete viscontiana in L’innocente.

Uno spettacolo che non lascia un attimo di tempo per la noia, ma che trascina gli spettatori – in religioso silenzio – al finale in cui l’autore mette sul proscenio otto seggiole, ognuna a ricordo di qualcuno che ha lasciato la vita in quella orribile pagina di storia.

Emozione alle stelle e applausi a non finire.

In apertura, foto Teatro del Giglio; all’interno, foto di Mariapia Frigerio

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