Corso Italia 7

Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Il giorno in cui mio padre capì l’odio

Un gesto di umanità e alcuni attimi dopo ci ha pensato il tedesco a ricordare a mio padre che no, non c'era niente di umano in quello che stava succedendo. Poi la certezza che quelle persone non potevano essere destinate al lavoro, e subito dopo la paura di quello che il popolo ebraico stava vivendo. Tutto in pochi e violenti istanti

Daniela Marcheschi

Il giorno in cui mio padre capì l’odio

Penso in questo giorno a mio padre che, nell’ottobre del 1943, alla stazione di Bologna, rispose alle grida “Acqua! Acqua!”, che provenivano da vagoni piombati di un treno in sosta, prendendo d’istinto una sistola e gettando acqua a cascata verso quelle voci.

Un tedesco lo colpì ripetutamente e rabbiosamente con il mitra per impedirgli di continuare e lo ridusse male.

Non gli sparo’ forse perché, nonostante avesse 20 anni, ne dimostrava molti meno, biondo, con gli occhi fanciulleschi ed esile come era.

Raccontandolo, mio padre diceva che allora non potevano più esserci dubbi, se mai ce n’erano stati, su cosa stesse succedendo ai nostri connazionali ebrei.

Come potevano essere destinati al lavoro esseri umani trattati come animali destinati al macello? Tanti fascisti di allora ne furono complici, altri no, come Perlasca.

Da non dimenticare però mai che il Fascismo non fu una bocciofila, una allegra brigata di buontemponi un po’ indisciplinati, come qualcuno tenterebbe di far credere…

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