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Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

In luoghi-non luoghi una nuova Baby Jane

Taccuino di lettura. L’amore non lo vede nessuno, di Giovanni Grasso, è un romanzo con più di un colpo di scena. In un luogo che non ha per sfondo una città e nemmeno un paese, si muovono due auto, una di lusso e un’utilitaria. In una sorta di inseguimento “psicologico” reciproco, c’è da chiedersi chi insegue chi e perché. Sullo sfondo un’aspra critica al lassismo che, trasversalmente, colpisce Chiesa, scuola, famiglia e società tutta

Mariapia Frigerio

In luoghi-non luoghi una nuova Baby Jane

Aver pensato al termine della lettura di L’amore non lo vede nessuno, ultimo romanzo di Giovanni Grasso, al celebre film di Robert Aldrich Che fine ha fatto Baby Jane? non può essere che un complimento per l’autore.

Con l’idea di non voler anticipare né troppo rivelare la trama del libro, possiamo dire che è un romanzo particolare, oltre ad essere il primo di Grasso in cui non ci sono riferimenti a vicende storiche precise.

È un romanzo. Punto.

Un romanzo d’amore, forse, se con questa parola si supera il duale, che pure ne è parte integrante, per affacciarsi all’universale.

È un romanzo con più di un colpo di scena.

È un romanzo che non ha per sfondo una città né un paese. Sono in effetti nominate (solo nominate) due città, Milano e Buenos Aires, e un paese del comasco, Civello. Tre nomi senza alcuna descrizione.

Perché, se escludiamo il primo capitolo che si svolge in un luogo ben preciso che è la chiesa del paese, per tutto il romanzo il lettore frequenta uno squallido bar sulla provinciale per Milano e lo spiazzo retrostante una pompa di benzina.

In questi luoghi-non luoghi si muovono due auto, una di lusso e un’utilitaria, in una sorta di inseguimento “psicologico” reciproco.

Chi insegue chi e perché?

C’è una giovane donna, Federica, morta in un incidente stradale; c’è l’arrivo di un personaggio affascinante e misterioso al suo funerale e la sua rapida sparizione; c’è una sorella maggiore, Silvia, che vuole sapere di più sulla vita della sorella minore, che a Milano non si faceva mancare nulla: belle auto, vestiti griffati, gioielli costosi.

Insomma, una “cittadina”, Federica, con poco da spartire con la “provinciale” sorella dalla grigia vita che però, ostinatamente, vuole sapere cosa si celi (sempre che ci sia qualcosa da scoprire) dietro la misteriosa vita – e ora morte – della sorella.

Il possessore dell’auto di lusso può forse fornire delle spiegazioni, per questo Silvia lo “insegue”.

Ripeto un “inseguimento” solo psicologico, perché l’uomo e la donna si accorderanno sul come e dove incontrarsi.

C’è qualcosa che colpisce nel romanzo: il titolo di ogni capitolo è un riferimento religioso, che può essere tratto dal Vangelo di Giovanni, dall’Ecclesiaste, dalla Genesi. E si potrebbe proseguire con altre fonti.

Ma ci preme ora maggiormente spiegare il titolo: una frase contenuta in un sermone di sant’Agostino sull’amore di Dio.

Ecco le parole del santo che riprendiamo dal testo e che hanno come fine la dimostrazione dell’esistenza di Dio: «Qual è il colore dell’amore? Quale i lineamenti? Quale la forma? Nulla di questo vediamo e pure lo amiamo.» E, continua: «Lei vede lui. Lui vede lei. Ma l’amore non lo vede nessuno. Eppure ciò che si ama è proprio quello che non si vede.»

Un romanzo che è un’aspra critica al lassismo che, trasversalmente, colpisce la Chiesa, la scuola, la famiglia ovvero la società tutta.

Ed è attraverso i tre personaggi principali e le varie comparse (c’è qualcosa di cinematografico, ripetiamo, in questo romanzo) che il lettore segue la perenne lotta tra il bene e il male, tra l’innocenza e la colpevolezza che è poi il viaggio autentico di ogni esistenza alla ricerca del perdono per noi stessi e per gli altri.

Giovanni Grasso, L’amore non lo vede nessuno, Milano, Rizzoli, 2024

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