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Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

La musica compagna di un viaggio a ritroso nella vita di coppia

Tango delle capinere, scritto e diretto da Emma Dante, si presenta con una scenografia essenziale. Due bauli, uno a destra più vicino al proscenio e uno a sinistra lievemente arretrato rispetto al primo. Nient’altro. Eppure, i bauli, hanno un senso preciso: sono il ricettacolo delle nostre vite o, meglio, di quegli oggetti che ne hanno scandito i vari momenti. I protagonisti, Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco, sono due veri atleti della scena

Mariapia Frigerio

La musica compagna di un viaggio a ritroso nella vita di coppia

C’è un palcoscenico (quello del Teatro Gobetti) e su questo ci sono due bauli, uno a destra più vicino al proscenio e uno a sinistra lievemente arretrato rispetto al primo.

Nient’altro.

Bauli, foto di Mariapia Frigerio

Una scenografia essenziale, perché così dovrebbe essere il teatro: opera degli attori, con gli attori “padroni” della scena e non partoriti da questa.

Eppure i bauli hanno un senso (questi poi sono bauli “d’epoca”, bauli anni Sessanta): sono il ricettacolo delle nostre vite o, meglio, di quegli oggetti che ne hanno scandito i vari momenti.

Ma sono anche, teatralmente parlando, il “luogo” dove si trasportano i costumi e, pensando a com’era il Teatro all’antica italiana, sì, proprio quello che ci ha reso così vivo e vicino nel suo bel libro Sergio Tofano (ripubblicato da Adelphi nel 2017), il bagaglio (altro che trolley!) con cui gli attori viaggiavano in quelle loro interminabili tournées che li tenevano lontani da casa per buona parte dell’anno.

Quella che avviene in scena è una storia a ritroso.

Sul primo baule va a sedersi una vecchia.

Sull’altro un vecchio.

Sono entrambi ingobbiti e faticano a muoversi.

Poi si alzano e si rannicchiano l’uno contro l’altro, in piedi.

L’uomo sembra quasi addormentarsi; la donna tossisce e si soffia il naso.

Poi i bauli vengono aperti. Da quello della donna escono pillole, un velo da sposa, palloncini, un telecomando. Da quello dell’uomo un carillon con le note di E se domani: il primo dono che le fece, all’inizio del loro amore.

Sempre da dietro i bauli aperti, che ormai fungono da camerini, l’uomo e la donna ricompaiono ora con i capelli scuri, i volti giovani e, col sottofondo di Lontano lontano di Luigi Tenco, iniziano a sciogliersi nel ballo e i loro arti riprendono a funzionare.

Man mano che ballano si liberano dagli indumenti da vecchi: lui getta via il gilet, lei il golfino.

E alle note di Non essere geloso, di Se mi vuoi lasciare letteralmente si scatenano nel ballo.

Foto di Carmine Maringola

Ma le canzoni continuano a sottendere questo viaggio a ritroso dell’anziana coppia con Natale di De Gregori, con le scarpe da ballo che serviranno a entrambi per festeggiare un Capodanno con una gara di milonga a cui verrà loro assegnato il numero 74.

Il n. 74, foto di Mariapia Frigerio

E la vita scorre. Eccoli così sposati, in vestaglia e ciabatte, litigare per il telecomando. Eccoli fare l’amore. Ecco lei stanca e incinta.

Fino ad arrivare alla vecchiaia (da cui si era partiti) per andare forse oltre, quando lei aiuta lui a vestirsi, poi lo prende in braccio e lo deposita nel baule.

Quindi tossisce, prende le pastiglie, risente il carillon, spegne la luce ed entra lei pure nel suo baule.

Per finire con note di tango e la seggiola con i loro vestiti e il numero 74…

Un’ora di spettacolo senza quasi parole, perché, nel teatro di Emma Dante che non vuole essere un teatro politico, ma sociale, non è la parola, ma sono i corpi a esprimere, con la loro fisicità, tutte le emozioni dei protagonisti in scena.

Ottimi sia Sabino Civilleri sia Manuela Lo Sicco (già vincitrice come migliore attrice del Premio Ubu nel 2020-21): due veri atleti della scena.

In apertura, foto di Carmine Maringola

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