Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
La tragedia di un uomo ridicolo come tutti noi
In Non è vero ma ci credo, di Peppino De Filippo, definita una tragedia tutta da ridere, gli attori danno corpo e voce a una serie di caratteri che sono una sorta di rivisitazione moderna delle maschere della Commedia dell’Arte. Protagonista è Gervasio Savastano, un imprenditore avarissimo che vive la perenne ossessione di essere vittima della iettatura
Chi ama il mondo dello spettacolo – e del teatro in particolare – sa che esistono due scuole di pensiero.
Una legata al fatto che Eduardo De Filippo sia il Maestro da tutti riconosciuto; l’altra che sostiene che molto più bravo di lui sia il fratello Peppino.
Ma, per una sorta di strano timore, gli adepti della seconda si passano la loro preferenza di bocca in bocca, sentendosi in un certo senso colpevoli di questa scelta alternativa.
In Non è vero ma ci credo, definita giustamente una tragedia tutta da ridere, gli attori danno corpo e voce a una serie di caratteri che sono una sorta di rivisitazione moderna delle maschere della Commedia dell’Arte.
Veniamo ora alla vicenda.
Gervasio Savastano, il protagonista, è un imprenditore avarissimo che vive la perenne ossessione di essere vittima della iettatura.
Motivo per cui la sua vita diviene un vero e proprio incubo con segni funesti che gli si presentano ovunque.
Li trova infatti nella gente che incontra, nella corrispondenza che quotidianamente che si accumula sulla sua scrivania, nonché nei suoi sogni notturni.
E potrebbe essere, in verità, il suo, timore di vedere minacciato l’impero economico che con immensi sacrifici è riuscito a crearsi nel tempo.
Da qui eventi che si concatenano e portano a situazioni al limite del paradosso e, nello stesso tempo, del divertimento puro.
Protagonista di questa vicenda è la “credulità” del povero commendator Savastano, per cui tutti parteggiano.
E come si potrebbe fare diversamente, visto che a interpretarlo è il bravissimo Enzo Decaro, esponente della nuova comicità napoletana (sì, proprio quello del gruppo teatrale La smorfia a cui diede vita, nella seconda metà degli anni Settanta, con Massimo Troisi e Lello Arena)?
Merito poi del regista Leo Muscato è di aver dato un tocco di contemporaneità al testo che il suo autore, Peppino De Filippo, aveva ambientato negli anni Trenta.
Poi, il figlio di Peppino, Luigi, ne aveva posticipato l’ambientazione agli anni Cinquanta.
Con la regia di Muscato la vicenda si sposta ulteriormente, per avvicinarsi di più ai giorni nostri, quindi in una Napoli anni Ottanta, una Napoli che è un mix di Mario Merola, Pino Daniele e Maradona.
Le angosce, le paure, i turbamenti di Decaro in preda ad antiche superstizioni a cui dichiara di non credere, ma che in effetti lo fanno vivere in perenne stato di angoscia (come succede a molti di noi…) suscitano l’ilarità del pubblico a cui va ad aggiungersi il finale a sorpresa.
Bravi tutti: Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Carmen Landolfi, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone.
Per Decaro vere e proprie ovazioni.
Un pensiero: per anni avevamo rifiutato il teatro con testo, un teatro tutto sommato classico. Ci stiamo ricredendo.
Perché qualcosa nell’aria sta cambiando, questo è certo, visto che persino due grandi dell’avanguardia, come Marco Solari e Alessandra Vanzi, hanno portato in scena, con successo, il testo intimista di Jane Birkin.
Non è vero ma ci credo, di Peppino De Filippo
Regia di Leo Muscato con Enzo Decaro e, in ordine di alfabetico: Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Carmen Landolfi, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone
Lucca, Teatro del Giglio, 12-14 aprile 2024
La foto all’interno è di Mariapia Frigerio
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