Corso Italia 7

Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

La voce rivoluzionaria e senza tempo di Cristina Annino

Una figura poliedrica, contrassegnata da rapporti costruiti e mantenuti nel corso della sua vita con tante e diverse personalità della cultura internazionale. Nella sua raccolta di poesie Avatar, trova spazio l'originale forza visionaria che l’ha sempre contraddistinta

Corso Italia 7

La voce rivoluzionaria e senza tempo di Cristina Annino

In versi dal segno forte e dalle tinte intense, proprio come nei suoi quadri, la poesia di Cristina Annino afferma il senso di una esistenza che, malgrado «bolle di vecchio dolore», si staglia in una «atroce vitalità».

In Avatar l’Io e il Sé si alternano, interloquiscono e si scontrano, a narrare in forma poetica e visionaria appunto la scissione dell’Io dal Sé, che dovrebbero invece costituire una armonica unità nella personalità e nella coscienza umana.

Con la sua ironia, con il suo peculiarissimo sguardo dilatato, capace di cogliere ciò che l’occhio comune non vede, ma c’è ed esiste nel suo rilievo di cosa, questa poesia si snoda ricca di immagini imperative nella loro fisicità per rilanciare la sfida “umanistica” perno della grande letteratura.

Quarta di copertina a cura di Daniela Marcheschi

Nota bibliografica dell’autrice

Cristina Annino (Arezzo, 1941 – Ostia, 2022) ha vissuto a Firenze, Roma, Milano e Madrid, viaggiando anche nei Balcani e in Israele.

È tra le voci più rivoluzionarie della letteratura italiana contemporanea.

È stata anche pittrice.

La sua vita è stata ricca di incontri e di rapporti con personalità della cultura europea e con artisti visivi internazionalmente noti.

Fra le sue pubblicazioni, Il gemello carnivoro (2002), Casa d’aquila (2008), l’autoantologia Magnificat (2010), Anatomie in fuga (2016) e Le perle di Loch Ness (2019). Suoi anche i romanzi Boiter (1979) e Connivenza amorosa (2017).

Cristina Annino, 1974

La poesia Avatar, che dà nome alla raccolta

Amore ossessivo, un prurito per

Quella, che gli lecca le mani

come un cane.

“Rimetta

su le mutande, signore! Qui non

ama nessuno, né si spara

ai gerani. IO con ME, ombelico al posto del

cuore, siamo magri, tesi, due

persiane; credo persino che si

nacque anziani. Poi il soprannome

poeti, oscenità del

banchetto! Meglio sarebbe prosit; così

sembriamo

calamai, preti, condizione

cioè medio bassa. Maestri

sarebbe lo stesso. Grande

questione algebrica, convenga,

che sta sempre tra i

piedi come a lei Quella. Mi chiamo

Avatar, con chi ho l’onore?”

Si ringrazia per la copertina la dottoressa Daniela D’Angelo, Direttore editoriale di Avagliano

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