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Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

L’amore come bisogno

Love me, uno spettacolo composito, dove sul palcoscenico si incontrano stranieri, reietti ed emarginati di ogni sorta: un caleidoscopio di vite denigrate e sconfitte, con l’eterna e irrisolta lotta tra miseri e potenti. Antonio Tarantino è un autore teatrale tra i più potenti e originali della drammaturgia italiana degli ultimi trent’anni

Mariapia Frigerio

L’amore come bisogno

Chi è Antonio Tarantino?

Sarà il caso di spendere alcune parole su questo autore teatrale – una delle voci più forti e originali della drammaturgia italiana degli ultimi trent’anni – vincitore due volte del Premio Riccione per il Teatro, la prima nel 1983 con Stabat Mater dove in giuria c’erano, tra gli altri, Luca Ronconi, Maria Grazia Gregori, Marisa Fabbri, Franco Quadri.

Quando lo vincerà nuovamente nel 1997, con Materiali per una tragedia tedesca, nella giuria si aggiungeranno i nomi di Cesare Garboli ed Egisto Marcucci.

Tra i suoi registi vanno ricordati almeno Antonio Calenda, Andrée Ruth Shammah; tra i suoi interpreti Piera Degli Esposti, Maria Paiato, Giorgio Albertazzi.

Nell’agosto del 2014 al Premio Riccione è curioso che ci fosse anche un giovane Emanuele Aldrovandi: un vero e proprio incontro di due diverse generazioni.

Quello che caratterizza Tarantino (1938-2020), torinese d’adozione è, al tempo stesso, raffinatezza e ferocia, commistione di ispirazione religiosa e vena dissacratoria, spirito tragico e tono grottesco.

Licia Lanera (premio Ubu 2022 per la regia) decide così di rendergli omaggio in Love me, uno spettacolo composito che unisce alcuni estratti della Medea, firmata dall’autore, a un suo testo inedito, La scena, dove sul palcoscenico si incontrano stranieri, reietti ed emarginati di ogni sorta: un caleidoscopio di vite denigrate e sconfitte, con l’eterna e irrisolta lotta tra miseri e potenti.

Un caleidoscopio di umanità sparsa che si trova in varie città italiane.

A Modena, nella stazione, giace privo di sensi uno straniero e la folla lo calpesta con le sue enormi valigie; in un locale della Bari vecchia lo straniero che serve ai tavoli, indossa una maglietta con la scritta GUCCI, e al collo porta un enorme crocifisso in oro, entrambi falsi.

Su una spiaggia della Puglia una donna fa il bagno col velo sotto gli occhi allibiti dei bagnanti.

E si potrebbe continuare con chi vende ombrelli, mazzi di rose, ciabatte, collanine.

E con i loro lavori: badanti, prostitute, lavavetri.

Sono gli stranieri delle nostre città, ognuno incastrato nel ruolo che gli abbiamo assegnato.

La loro specie è qui condannata in perpetuo ad essere straniera.

Perché questo spettacolo, Love me, è uno spettacolo che parla di stranieri, di lavavetri e della barbara Medea, tutti intrappolati in sciocchi e, nello stesso tempo, feroci luoghi comuni.

Sono luoghi comuni sciocchi da far morir dal ridere e, nello stesso tempo, feroci da farci vergognare.

E Tarantino ci descrive questi ultimi senza retorica, senza tabù, con violenza e amara ironia.

Quando il pubblico entra nella platea del Gobetti, l’attrice-regista Licia Lanera, seduta sul proscenio, gli domanda: «Perché facciamo teatro?»

E poi gli risponde: «Perché si muore».

E tutti abbiamo paura di morire.

Poi si mette un paio di baffi ed ecco, ci dice, questo è il teatro.

In scena il corpo dell’attrice e quello possente di Babacar, ovvero Il Corpo del Reato, il capro espiatorio.

Perché il teatro è il trionfo dell’umanità.

Poi con un top luccicante l’attrice si trasforma in Medea.

E bastano frasi estrapolate per rivelarne tutto il dramma.

«Mai volato, mai navigato in vita mia» «Sono calma, sono una donna in gabbia» «Alla larga da me figli e marito» «Corinto?» «Non sono vendicativa, sono buona e calma» «Altro che amore, solo fregature. Per la donna è sempre guerra» «Non ho figli, i bambini sono sporchi, puzzano di sventura» «Nessuno più mi ama: né padre né marito…» «Cos’è la vita senza amore?»

Perché è proprio sulla parola amore che s’incentra lo spettacolo, sul “love me” che è una immaginaria, e allo stesso tempo reale, scritta negli occhi di chi ci guarda a un angolo di strada…

Applausi per la Lanera e per Il Corpo del Reato.

 

LOVE ME. Due pezzi di Antonio Tarantino

Testi di Antonio Tarantino, regia di Licia Lanera, con Licia Lanera e con Il Corpo del Reato

Torino, Teatro Gobetti, 7 – 12 maggio 2024

 

In apertura, Love me, foto di Manuela Giusto

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