Corso Italia 7

Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

L’ultimo impiegato del Novecento

Ugo Fantozzi è a tutti gli effetti una maschera che riprende non solo la commedia dell’arte, ma che ha furoreggiato anche nella cinematografia dagli anni Settanta al Duemila. Sotto la guida di Davide Livermore, si realizza il sogno dell’attore Gianni Fantoni: portare a teatro il celeberrimo ragioniere

Mariapia Frigerio

L’ultimo impiegato del Novecento

Se ne sono accorte persino le antologie scolastiche di letteratura italiana quando, affrontando il tema dell’impiegato, oltre a inserire quelli trattati da Luigi Pirandello, da Italo Svevo e, facendo un passo indietro nel tempo e uscendo dai confini nazionali, da Nikolaj Gogol’, hanno aggiunto a queste “nobili”, tragiche, grigie figure quella creata negli anni Settanta da Paolo Villaggio, ovvero il ragioniere Ugo Fantozzi.

Fantozzi è a tutti gli effetti una maschera che riprende non solo la Commedia dell’Arte, ma che anche ha furoreggiato nella cinematografia dagli anni Settanta al Duemila.

Il suo creatore nonché interprete, Paolo Villaggio, era genovese e come Fabrizio De André – con cui ha composto Il fannullone e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers – ha fatto parte di quei personaggi colti e benestanti che sono riusciti, seppur in modo diverso, a descrivere il dramma dei diseredati.

De André con grande poesia, Villaggio con un sarcasmo al limite della cattiveria.

Due annotazioni importanti su questo spettacolo.

Il primo è che Villaggio è stato uno innanzitutto scrittore, perché i suoi testi hanno preceduto le riduzioni filmografiche.

Il secondo è che Villaggio in questi testi ha creato una vera propria lingua: la lingua di appartenenza di una società di “vinti”, che fatica persino con l’uso dei congiuntivi.

Ora i “vinti” di Villaggio appartengono alla classe impiegatizia, alla cerchia dei pensionati, alle persone pronte a chinare il capo di fronte alle ingiuste prepotenze dei superiori e a farsi a loro volta prepotenti con le debolezze altrui.

E tornando alla lingua ci è capitato di leggere in una introduzione a un libro di racconti di «fiammate d’orgoglio a un passo dal fantozziano»: dimostrazione che il personaggio-maschera esiste e dura nel tempo. Anche in questo millennio. Anche in letteratura.

Qui in scena, sotto la guida di Davide Livermore, si realizza il sogno dell’attore Gianni Fantoni: portare a teatro il ragionier Ugo Fantozzi.

Per fare questo lo stesso Fantoni con Livermore, Andrea Porcheddu e Carlo Sciaccaluga ha attinto direttamente ai testi di Villaggio per creare una originale drammaturgia.

Così insieme a Gianni Fantoni, cha da Villaggio ha ereditato la maschera scenica, ecco sul palco gli altri noti personaggi: la moglie Pina, la figlia Mariangela, i colleghi Filini, Calboni, la signorina Silvani, l’Onorevole Cavaliere Conte Catellani interpretati da Paolo Cresta, Cristiano Dessì, Lorenzo Fontana, Rossana Gay, Marcello Gravina, Simonetta Guarino, Ludovica Iannetti, Valentina Virando.

Interessante ancora aggiungere quanto scrive lo stesso Fantoni: «Villaggio scrittore è stato di gran lunga più solido e longevo del Villaggio comico e, se avete presente la carriera che ha messo insieme in circa cinquant’anni di attività tra cinema e tv, potete fare la stima del valore di ciò che ha pubblicato, soprattutto nei primi tre libri di Fantozzi. Gli scritti di Paolo Villaggio sono un vero e proprio unicum: a distanza di cinquant’anni riescono ancora a far sbellicare, nonostante descrivano un modello di società ormai lontano. Il perché è presto detto: sono diventati un classico e da quell’Olimpo non scenderanno più».

Lo spettacolo fa rivivere, in tappe diverse, tutti gli episodi più rappresentativi di Fantozzi e, tra profumi e auto che non esistono più (da Tabacco D’Harar alla Bianchina dell’Autobianchi), racconta decenni di storia di vita italiana.

La regia di Livermore mette l’accento sulla tragicità del personaggio che in qualsiasi situazione si venga a trovare non ha che un’unica possibilità davanti a sé, ovvero la disfatta, che, a ben vedere, rappresenta la fragilità e le disavventure di ciascuno di noi. Anche oggi.

Va però detto che lo spettacolo è, almeno per una buona prima parte, lento e fatica a catturare il pubblico che invece si rianima nell’ultima, decisamente più incisiva e brillante.

 

Fantozzi. Una tragedia di Gianni Fantoni, Davide Livermore, Andrea Porcheddu, Carlo Sciaccaluga, regia di Davide Livermore. In scena Gianni Fantoni (protagonista) e, in o.a., Paolo Cresta, Cristiano Dessì, Lorenzo Fontana, Rossana Gay, Marcello Gravina, Simonetta Guarino, Ludovica Iannetti, Valentina Virando.

Lucca, Teatro del Giglio Giacomo Puccini, 7-9 febbraio 2025

In apertura, foto di Nicolò Rocco Creazzo

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