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Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Marco Giovenale è uno dei più seri e concentrati autori della sua generazione

Da leggere perché… In Oggettistica. Corpi opachi e questioni di contenuto, in cui versi e prose brevi si intrecciano in modo libero ed efficace a formare raccontini, aforismi, apologhi, poemetti, il titolo sembrerebbe rimandare a quegli oggetti di varia utilità – o inutilità – da adoperare in casa o da regalare. E in effetti il lettore può imbattersi in stracci e cenci, in un cacciavite, in fioriere, in cibi oleosi. Tuttavia, scopriamo presto che «oggettistica» diventa anche l’angoscia e tutte quelle cose che esistono, che si vedono o meno, ma che procurano effetti

Daniela Marcheschi

Marco Giovenale è uno dei più seri e concentrati autori della sua generazione

Marco Giovenale, Oggettistica. Corpi opachi e questioni di contenuto, Roma, Tic Edizioni, 2024.

Marco Giovenale (1969) è uno scrittore che ci piace leggere da tempo per la misura dello stile e per lo sguardo che indirizza alle cose. Senz’altro Giovenale è uno dei più seri e concentrati autori della sua generazione.

In questo nuovo libro, in cui versi e prose brevi si intrecciano in modo libero ed efficace a formare raccontini, aforismi, apologhi, poemetti, il titolo sembrerebbe rimandare a quelle cose, meglio, quegli oggetti di varia utilità – o inutilità – da adoperare in casa o da regalare. E in effetti il lettore può imbattersi in stracci e cenci, in un cacciavite, in fioriere, in cibi oleosi, in un microfono o in una macchina del karaoke… Insomma, in  oggetti che, quando diventano inservibili o si rompono, sono subito o spesso destinati alla spazzatura, alle discariche. A ognuno di essi Giovenale dedica una prosa, talvolta anche soltanto una riga, o un verso; e lo fa con una scrittura talmente centrata, parcellizzata, da risultare a volte surreale, di una ironia straniante nel procedere per sillogismi fondati sull’assurdo.

Tuttavia, scopriamo presto che «oggettistica», in questo libro, diventa anche l’angoscia, diventano uno spazio indefinito, i vampiri, Pasolini e gli intellettuali, l’orto o una città come Parigi e tanto altro: in breve, tutte quelle cose che esistono e si vedono o che non si vedono ma procurano effetti. Che incutono perfino paura. Il reale non è razionale, per parodiare una nota formula filosofica….

Nel segno del paradosso e di una scrittura piana nel suo procedere divagante, le pagine di Giovenale sono lontane dal mirare al gioco o dallo sconfinare nella metafisica. Al contrario, ci sembra che esse tendano a mostrare quanto l’intelligenza della parola possa restituire cosalità, concretezza di contorno materiale o di esperienza a ciò che di caotico, all’interno di noi e all’esterno di noi, costituisce la nostra realtà. E quanto quest’ultima sia magmatica e precaria, pronta a catturarci nel filo di un ragionamento  destinato a sconfinare nella bizzarria, e, ancora, sempre pronta a rivelare il sensato nonsenso della vita umana.

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