Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
Quando già imbionda la luce d’agosto
E sventato e ricco s’appressa settembre,
Lascio l’attesa al cuore, al corpo l’innocenza;
Del sole che più non scalza, ma chiarisce
Confini e sprezzo delle cose,
Allegra signora d’autunno si cinge corona,
Potenza d’occhi socchiusi,
Così un bisticcio di rane o colombi saluta
La morte di più giorni, sommando insieme
Dolcezze e vanità
*
Da un gheppio che straccia l’aria
Di diagonali e affondi, che interroga
L’oscura veglia sull’autostrada,
Che senza strazi stringe il ramo
In un calore d’artigli, ho appreso
E riapprendo quale notte
Apparenti e separi i regni,
Quanta solerte intransigenza meni
La vita verso tunnel o alberi
Che vedono la lunghezza
Dei solchi
E, salvo appena da un nuovo dolore,
Versando aria dal cielo e cuore
In tormenti, sorrido alla
Fatica di andare, alla libera gioia
Del mare
*
contemplazione
delle cose
divine
è a labbra socchiuse
e alla velocità del pensiero
che sorprende theōria
come l’onda che, lieve di schiuma,
inanelli lo scoglio a fior d’acqua;
così, solo riassaporando l’etimo,
puoi rendere conto del cerchio di luce
che, a volte, nei giorni migliori,
circonda e sostiene le cose
*
si piega la luce,
colmando come un lago la valle
e filtra diritta dalla grande vetrata,
entra da un lato del pianoterra,
sfiora l’immenso soffitto,
piombato già in una notte senza nomi,
e scivola via dal lato opposto,
ai piedi dei lecci, neri d’acqua,
piove, incalzando
i discorsi in mille rivoli,
nell’opaca bellezza che effonde dal cielo,
quasi che l’onda di fuori, prima di spegnersi,
abbia potere di scambio e raccolta
il silenzio che, curvo, li avvolge,
un nulla separa e trattiene,
mentre il cielo ripara nella propria
quieta oblazione
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