Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
Noterelle di linguistica scherzosa ma non troppo
Dire che una lingua è sessista perché ha i due generi è una incongruenza antropologica e storico-linguistica: i generi ci volevano per orientarsi nel mondo e per stabilire cosa sono donne e uomini, indipendentemente dalle società patriarcali di eventuale appartenenza
Parlo la variante toscana dell’Italiano, legittimamente ammessa, e sento fastidioso l’essere individuata come Marcheschi senza l’articolo (invece che la Marcheschi) e l’individuare personalità femminili senza l’articolo femminile.
Al mio orecchio di toscana, poi, una donna si chiama con il cognome solo durante gli appelli a scuola (che detestavo) e nelle interrogazioni…
L’incubo era sentire il prof. di Matematica chiamare alla lavagna: Marcheschi!
Il cognome soltanto fa confondere con gli uomini. Ad es. con altri membri della mia famiglia che si stanno distinguendo in campi varii: io però sono Daniela, ossia la Marcheschi, non un altro Marcheschi, noto e di sesso maschile.
In questo modo, in realtà si crea di nuovo una disparità di genere: quella che certi penserebbero di abolire uniformando tutto all’uso del maschile. Non pare giusto. Il maschile non è una regola che libera ed emancipa, o nobilita. Tutto può, se alto, nobilitare l’essere umano o, se basso, denigrarlo: maschile o femminile che sia.
So che oggi si pensa che usare l’articolo per i cognomi femminili sia un oltraggio, però…. personalmente credo che l’oltraggio sia nelle orecchie di chi vede ideologie dovunque e non in quelle di chi si presume lo riceverebbe, specie se non è scontenta di essere donna.
Dire che una lingua è sessista perché ha i due generi è una incongruenza antropologica e storico-linguistica: i generi ci volevano per orientarsi nel mondo, come il plurale e il singolare o il duale, i pronomi ecc. ecc., per stabilire cosa sono donne e uomini, indipendentemente dalle società patriarcali di eventuale appartenenza: basti pensare a certe società della Nigeria dove maschile e femminile sono propri della lingua e dove, per far sopravvivere un nome, un casato ecc., le donne possono o potevano sposare altre donne, senza implicazioni di un orientamento omosessuale e pruderie/antipruderie solo occidentali.
Bisognerebbe parlare di un uso sessista delle parole, questo sì, in una società retriva come è ancora in parte quella italiana. Ma è, appunto, altra cosa.
Se però la lingua fosse sempre sessista a priori come alcuni dicono, perché non scrivere tutto al femminile? La Conte, la Draghi per indicare Giuseppe Conte e Mario Draghi? Cosa cambierebbe?
Ma non siamo di nuovo a un punto debole? L’arrière-pensée non è che maschio è meglio?
In apertura, foto di Olio Officina
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui
Commenta la notizia
Devi essere connesso per inviare un commento.