Corso Italia 7

Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Pasolini è vivo

CRONACHE DI TEATRO. A Lucca, nell’Auditorium del Suffragio, martedì 17 novembre 2015. Uno spettacolo di parole, poesia e musica. Con Eros Pagni, Gianni Quilici, Fabrizio Datteri, al clavicembalo, e l’Elisa Baciocchi Baroque Ensemble

Mariapia Frigerio

Pasolini è vivo

Di sicuro a Pasolini, che, come lui stesso scrive, veniva “dalle chiese, dalle pale d’altare”, sarebbe piaciuta l’ambientazione in una chiesa (l’Auditorium nella Chiesa del Suffragio, a Lucca) e il lavoro accuratissimo e sapiente fatto su di lui da Gianni Quilici, critico cinematografico e a lungo direttore della Linea dell’Occhio, il giornale delle sale italiane d’essai.

Un lavoro che procedendo per sequenze (cinque in tutto: schegge di vita, il poeta, gli amori, il “corsaro”, l’urlo) ce ne ridà la voce – la voce di parole non scontate – affidandola alla lettura, di rara finezza interpretativa, di Eros Pagni.

Lo spettacolo, che si avvale non solo di queste, ma anche di poesia e musica, è stato pensato per farci sentire vivo questo autore controverso – e, forse, troppo beatificato -, proprio nel non voler darci di lui forzate santificazioni.

Nella prima sequenza (schegge di vita) ci viene letto: “Alla quinta elementare è successo un fatto inaudito. Sono stato bocciato in italiano scritto. Hanno accusato il mio tema di essere troppo poetico”.

Ed è proprio questo suo essere “poetico” che porta alla seconda sequenza (il poeta), facendoci testimoni della poesia civile dalle Ceneri di Gramsci fino a “Il mio desiderio di ricchezza” dalla Religione del mio tempo. Pasolini grande sperimentatore come Quilici nelle sue introduzioni ci fa notare. Con contraddizioni: ad esempio l’amore per il proletariato e il suo essere piccolo borghese.

Nella terza sequenza (gli amori) ecco di nuovo un confronto, quello – appunto – tra due amori: per la madre “la cosa più importante della mia vita” e per Ninetto Davoli – traditore – (strazianti le lettere inviate all’amica Laura Betti esposte alla Cinématheque parigina nella mostra a lui dedicata nel 2013).

Poi si arriva al Pasolini “corsaro” (quarta sequenza), quello forse rimpianto dai più, quello che ancora oggi inchioda lettori giovani e meno giovani, quello della tristezza in contrapposizione all’allegria, il Pasolini profeta dei nostri mali odierni.

Infine (quinta sequenza) l’urlo. L’urlo di Teorema “che qualunque cosa […] voglia significare,/ […] è destinato a durare oltre ogni possibile fine”.

Le sequenze sono raccordate – non a caso – da brani musicali di Bach, autore amatissimo (in assoluto il più amato) dallo scrittore, e coprotagonista divino del miserabile Citti nel film Accattone.

Lo spettacolo si è svolto con grande equilibrio e atmosfera, con introduzioni puntuali, e mai noiose, di Quilici, con la voce intensa di Pagni e le note di Bach rese con magia da Fabrizio Datteri, Carlo Alberto Valenti, Valeria Barsanti, Claudio Valenti e Carlo Benvenuti.

Eros Pagni

Le foto sono di Mariapia Frigerio

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