Corso Italia 7

Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Rileggendo “La guerra dei cafoni”

È un romanzo di Carlo D’Amicis pubblicato in prima edizione da Minimum Fax nel 2008, e in seguito, nel 2017, diventato un film, diretto da Davide Barletti e Lorenzo Conte. Si racconta l’estate di un gruppo di ragazzi nel vivo della loro prima adolescenza.La storia si svolge intorno alla metà degli anni Settanta, quando prende corpo una «bellissima, eroica e inutile guerra»

Daniela Marcheschi

Rileggendo “La guerra dei cafoni”

La guerra dei cafoni, di Carlo D’Amicis. Ecco un romanzo per chi ama la buona letteratura e le storie vere, quelle che ci mettono a tu per tu con il mondo e noi stessi.

Nella mancanza di una idea forte di letteratura e di autentica ricerca dello stile (da non confondere con il “bello” stile, tutto maniere e parole ritenute a priori accattivanti), bisogna infatti festeggiare quei libri che mettono in luce una ricerca rigorosa della parola – la più adatta alle cose che si vogliono dire.

Non era facile farlo, eppure D’Amicis sa raccontare con efficace varietà di toni e registri l’estate di un gruppo di ragazzi nella loro prima adolescenza, che combattono alla metà degli anni Settanta una «bellissima, eroica, inutile guerra»: un conflitto appunto di ragazzi, ma non solo…

Adolescenti di famiglie agiate contro “i cafoni”, ovvero i figli della povera gente (quella che a volte ha perfino conti in sospeso con la giustizia) si odiano e si scontrano, magari lanciandosi secchi di acqua marina con annesse, urticanti, meduse, in un paese sulla costa salentina ma, soprattutto, in una realtà che a poco a poco perde le proprie regole consolidate, i propri netti e tutto sommato rassicuranti contorni.

Le cause di questo saranno l’inatteso arrivo dell’amore, il lento ma inesorabile diventare grandi – nel bene e nel male delle passioni adulte -, ma anche la forza dirompente del consumismo e del denaro che stravolgono pure quell’angolo di mondo.

Ironia e satira, vivacità espressiva e freschezza, momenti drammatici (la scoperta del «sapore del sangue») e lirici accompagnano il lettore negli accenti di una narrazione che, se assume sfumature picaresche ed eroicomiche, non tralascia toni di misurata elegia. Tutto riporta a quegli episodi della vita giovanile, vissuti nel cieco brancolare del cuore all’impaziente ricerca di se stessi: quel “resto” del tempo e della memoria “che non passa mai”.

In apertura, foto di Olio Officina

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