Corso Italia 7

Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Sulla fascinazione del raccontare

In Ti racconto una storia, di e con Edoardo Leo, si sorride e, nello stesso tempo, si riflette soprattutto su comicità e poesia che non sono poi così lontane. Lo spettacolo cambia di volta in volta, per lunghezza, per autori citati o letti. Inutile dire gli applausi e le chiamate sia per lui che per il suo accompagnatore musicale, nonché interlocutore, Jonis Bascir, da parte del folto pubblico ospitato al Teatro del Giglio

Mariapia Frigerio

Sulla fascinazione del raccontare

Ti racconto una storia di e con Edoardo Leo, con musiche di Jonis Bascir
Lucca, Teatro del Giglio, 3 – 5 maggio 2024

Sono ormai anni che consideriamo il Sessantotto come una dittatura dello spirito, con il suo obbligo all’impegno a tutti i costi, la mancanza di leggerezza, il “ridere” solo legato a tematiche socio-politiche.

Una “dittatura” che non ha mai permesso (almeno a chi scrive) di lasciarsi andare a seguire spettacoli che non fossero o d’avanguardia o di autori di culto.

Invece, venendo meno alle nostre imposizioni moralistiche, siamo andati a vedere Ti racconto una storia con Edoardo Leo.

Ti racconto una storia. Foto di Mariapia Frigerio

E ci siamo ricredute. Completamente ricredute.

E abbiamo riso, di un riso liberatorio e, diciamolo, anche intelligente.

«Donne, è arrivato il cantastorie», dice l’attore entrando in scena e parafrasando il ben noto «Donne, è arrivato l’arrotino».

Poi, con garbo e ironia, ci presenta quella che lui chiama «la mia orchestra»: il musicista e attore Jonis Bascir.

Scena. Foto di Mariapia Frigerio

La storia che ci racconta (come dal titolo) non è altro che la sua fascinazione per il racconto orale, che attribuisce in primo luogo a un “eroe” della narrazione che era il suo nonno contadino; in secondo luogo a Gabriel García Márquez che sosteneva che la vita non è quella che si vive, ma quella che si ricorda, visto che si passa metà vita a vivere e metà a raccontare; infine a Alessandro Baricco che più o meno sostiene che non sei “fregato” finché hai una buona storia da raccontare.

E continua con l’importanza degli aneddoti che partono in un modo e, continuati dalla tradizione orale, si ingigantiscono sempre più.

Potremmo aggiungere che la stessa cosa accade alle fiabe narrate ai bambini che si arricchiscono di volta in volta di particolari. Basti pensare a ciò che Cappuccetto rosso porta alla nonna!

Un vero ludibrio per chi racconta e per chi ascolta…

C’è un altro tipo di racconto orale, continua Leo, che sono le barzellette. Ma chi le scriva o perché si chiamino così non si sa.

Immancabile a questo punto un omaggio al loro più grande narratore: Gigi Proietti.

E via con i riferimenti a Eco, Campanile e perfino a Freud per dire che ridere è eversivo, ridere è democratico e fare commedia è fare cultura.

Con l’assunto, poi, che «il teatro si fa insieme» (ma chi si interessa di teatro lo sa benissimo), eccolo scendere tra il pubblico o chiamare persone dal pubblico sul palcoscenico.

Uno spettacolo che è inoltre una sorta di curriculum vitae di vent’anni, in cui l’attore ci racconta anche di sé e del suo percorso di studi e di lavoro.

Applausi. Foto di Mariapia Frigerio

Da un liceo classico in cui esce con il minimo dei voti a una laurea in Lettere presa invece con il massimo, al rifiuto da diverse scuole teatrali.

Ci sono poi le cosiddette “canzoni della vita” (chi di noi non ne ha?) che per lui sono All night long di Lionel Richie e Nebraska di Bruce Springsteen che ci suona con l’armonica.

Infine, sulle note di Stand by me, si chiude il sipario.

Insomma si sorride e, nello stesso tempo, si riflette soprattutto su comicità e poesia che non sono poi così lontane.
Inutile dire gli applausi e le chiamate sia per lui che per il suo accompagnatore musicale nonché interlocutore.

Attenzione però per i prossimi spettatori! Lo spettacolo cambia di volta in volta, per lunghezza, per autori citati o letti.

Insomma si muove in sintonia con il pubblico che di volta in volta si presenta, secondo quella meravigliosa osmosi che chiamiamo teatro.

All’interno e in apertura, foto di Mariapia Frigerio

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