Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
Un tragico safari vegetariano
In questa “stand-up tragedy” di Nicolò Sordo (manca la quarta parete e l’attore in piedi tra carrelli e pomodori parla al pubblico, ma non per farlo ridere, tutt’al più pensare) in una sorta di teatro-verità in cui l’interesse si concentra sull’immigrazione regolare e non clandestina, su quella forma di nuovo schiavismo che coinvolge gli esseri umani più poveri, quelli che nelle cronache odierne fanno meno audience
È un vero e proprio safari nella vita lo spettacolo che abbiamo seguito al suo debutto, l’8 novembre scorso, e che ci ha riportato al meglio di quello che accadeva in scena negli anni Settanta, a quelle emozioni da brivido per intensità e profondità.
Siamo così infinitamente grate a Elio De Capitani che, atteso dopo la replica del suo Re Lear, ci ha invitate con grande entusiasmo ad assistere a questa altra rappresentazione.
Parlavamo di anni Settanta, perché, per quanto giovanissimo, Michele Costabile ci ha regalato nuovamente la passione che animava il teatro di quegli anni.
Una passione che ben conosce lo stesso De Capitani.
In questa “stand-up tragedy” (manca la quarta parete e l’attore in piedi tra carrelli e pomodori parla al pubblico, ma non per farlo ridere, tutt’al più pensare) in una sorta di teatro-verità in cui l’interesse si concentra sull’immigrazione regolare e non clandestina, su quella forma di nuovo schiavismo che coinvolge gli esseri umani più poveri, quelli che nelle cronache odierne fanno meno audience.
Una storia di fantasia, ma che affonda le sue radici nella realtà, in una realtà conosciuta in prima persona dallo stesso Costabile che effettivamente ha lavorato in un conservificio di pomodori come operaio.
È così che Elio De Capitani, Alessandro Frigerio e il drammaturgo Nicolò Sordo [Premio Riccione Pier Vittorio Tondelli 2011, NdC] conquistati dalla sua esperienza, hanno deciso di portare sul palcoscenico questo frammento di realtà.
Lo spettacolo gravita infatti intorno a una fabbrica del piacentino, in cui le attività dell’unico attore in scena sono innumerevoli e vanno dalla pulizia dei resti di lavorazione, alla ricarica del sale nei macchinari, all’aspirazione del brix – termine che nei primi dieci minuti dello spettacolo è una sorta di mantra – dai barili dalla Romania o da qualche fondo di magazzino.
Questi i compiti dei lavoratori stagionali per le grandi industrie dell’agricoltura.
Il regista De Capitani così spiega: «Questo spettacolo nasce dalla necessità di raccontare il mondo attraverso la lente di chi lavora, in particolare dalla prospettiva dei giovani, perché c’è tutto un mondo produttivo, non digitale, di cui oggi ci siamo dimenticati».
E aggiunge: «Mi ha sempre affascinato chi per esorcizzare una vita che non sente sua, se ne costruisce un’altra e finisce per crederci».
Crearsi una vita fittizia: ecco quello che fa il protagonista.
Che è operaio generico, ma gira in SUV; vive in una grande casa con una ricca moglie (Jennifer, nome che fa pensare…) e bellissime figlie che gli vogliono bene.
Quasi una famiglia da Mulino Bianco.
Il migliore amico poi è un diseredato che nella vita ha fallito miseramente e non è come lui che ha tutto quello che si può desiderare, compresa la libertà di “provare” a fare un lavoro da poveracci, tanto lui è fortunato e può tornare alla bella vita quando vuole.
Ma a un certo punto…
Sconforti profondi e assurde esaltazioni sono diventati così un testo teatrale, una vera e propria “stand up tragedy”, come bene recita e chiarisce il sottotitolo.
Vale la pena dire qualcosa riguardo al titolo: Safari pomodoro richiama il libro del rapper Darren McGarvey, Poverty Safari, sui “safari” dei ricchi curiosi di vedere come vivessero i poveri delle periferie di Glasgow.
Insomma, uno spettacolo bellissimo, con un attore superlativo impegnato in un testo non semplice e tristemente attuale, e a cui è richiesto anche un grande impegno fisico.
Uno spettacolo che tiene il pubblico incollato alla poltrona per un’ora e un quarto di fila e senza fiato.
Fiato che ritroverà per le ovazioni finali insieme ai molteplici applausi, alle chiamate non solo per Costabile, ma pure per De Capitani.
Successo assoluto.
Safari pomodoro-Una stand up tragedy di Nicolò Sordo, regia di Elio Capitani e Alessandro Frigerio con Michele Costabile
Milano, Teatro Elfo Puccini, sala Bausch, 8 novembre – 8 dicembre
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui
Commenta la notizia
Devi essere connesso per inviare un commento.