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Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Una realtà distorta dalle psicosi di una nuova accidia

Una pièce travolgente, andata in scena in prima nazionale al Teatro Gobetti di Torino.  Una sorta, a tutti gli effetti, di anti-tragedia, Il panico, opera dell’argentino Rafael Spregelburd, offre una lettura sferzante, spietata - e, diciamo pure, “scorretta” - verso quanti abitano quella parte di mondo che definiamo “Occidente”

Mariapia Frigerio

Una realtà distorta dalle psicosi di una nuova accidia

Chi se non il grande Hieronymus Bosch poteva essere l’ispiratore di questo Panico che altro non è se non una reinterpretazione di uno dei sette peccati capitali, in questo caso specifico l’accidia?

Così in prima nazionale al Teatro Gobetti di Torino è andata in scena questa pièce travolgente, sorta a tutti gli effetti di anti-tragedia, opera dell’argentino Rafael Spregelburd.

Merito di Jurij Ferrini, regista nonché attore in Panico, aver affrontato nuovamente questo autore dopo il successo di Lucido.

Per Ferrini riportare Spregelburd sul palcoscenico del teatro torinese vuol dire mettere in risalto la sua comicità non banale, ma basata su una lettura sferzante, spietata, diciamo pure “scorretta” verso chi abita quella parte di mondo che definiamo come “Occidente”.

E lo fa svelando i falsi valori e l’ipocrisia su cui si impernia la nostra società.

Un testo che parla di una umanità che ha perso ogni contatto con il mondo reale, quindi, in un certo senso, parla di noi, divertendosi a mostrarcene l’anti-tragedia.

A differenza dell’eroe classico che ricerca la soluzione ai problemi del Destino cercando la verità, l’anti-eroe cerca di sfuggire la catastrofe, giungendo a mentire anche a sé stesso pur di evitarla.

Così, in un modo un po’ bizzarro, al tragico si sostituisce il ridicolo.

Infatti in questo spettacolo si ride molto.

Ma che cos’è l’accidia per il nostro autore?

È proprio il “panico” ovvero quello stato d’animo che caratterizza persone affannate a rincorrere una vita divisa tra due o tre lavori, che si arrangiano e, come nel caso dei personaggi del testo, cercano disperatamente (e comicamente) le chiavi perse di una misteriosa cassetta di sicurezza.

Non vogliamo dire di più della vicenda, ma come consiglia il regista «fidatevi», mentre qualcosa di più vale la pena dire dell’autore e sul suo ambiente di provenienza.

Rafael Spregelburd è nato nel 1970 a Buenos Aires città, che almeno culturalmente parlando, rinasce proprio durante il crollo economico.

In questo periodo la capitale argentina è una città vivissima che, nonostante la mancanza di fondi, riesce a far rinascere il teatro nei salotti delle case private.

Così in questi teatri casalinghi il teatro diviene luogo di ritrovo e di espressione popolare.

È probabilmente questo clima di fervore culturale che ha donato al nostro autore la fantasia per costruire storie, la capacità di creare un iper-realismo, l’uso di un linguaggio davvero peculiare.

In scena rendono perfettamente quanto detto attori di rara bravura, dal regista Jurij Ferrini alla sorprendente (ogni volta che la vediamo ne abbiamo la conferma) Arianna Scommegna.

Degni di non meno nota anche Simona Bordasco, Roberta Calia, Lucia Limonta, Elisabetta Mazzullo, Viola Marietti, Francesca Osso, Michele Puleio, Dalila Reas.

Vorremmo terminare con le parole del regista che, ovviamente, condividiamo: «Mi sento di rischiare addirittura un vaticinio: di Spregelburd ci si ricorderà nei secoli a venire. Non perdetevelo.»

Il panico. Foto di Luigi De Palma

Il panico, di Rafael Spregelburg, regia di Jurij Ferrini, con Jurij Ferrini, Arianna Scommegna, Simona Bordasco, Roberta Calia, Lucia Limonta, Elisabetta Mazzullo, Viola Marietti, Francesca Osso, Michele Puleio, Dalila Reas.

Torino, Teatro Gobetti, 23 maggio – 9 giugno 2024

 

In apertura, Il panico. Ph. Luigi De Palma

 

 

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