Che fine ha fatto l’olio di Venafro?
Tanto osannato ai tempi degli antichi Romani, oggi dimenticato da tutti. Come è possibile che l’olio di un territorio portato a esempio per bontà inarrivabile, dopo due millenni si perda nell’anonimato dei tanti extra vergini in circolazione? Cosa è venuto a mancare? E’ stata solo un’operazione di marketing?
Se avete notato, non c’è libro in cui non si ricostruisca la storia dell’olio nel quale compaiano citate, e messe in grande evidenza, le eccellenti produzioni olearie di Venafro, cittadina molisana. Io stesso, in diversi miei scritti, ho riportato tale voce che si rincorre ormai di libro in libro. Eppure. Eppure resta oggi da chiedersi, a distanza di almeno due millenni, dove sia finito l’olio di Venafro. Per produrre si produce, altro che. Gli olivi qui trovano il luogo giusto per crescere e fruttificare. Resta solo da chiedersi dove siano finite quelle produzioni che esaltavano tanti noti estimatori dell’olio di Venafro. Ci si chiede più altro perché oggi gli oli di Venafro non vengano celebrati allo syesso modo. Perché sono finiti tra gli oli di ordinaria alimentazione, tra i tanti, indistinti, che si trovano ovunque, sparsi in un’Italia quasi interamente dedia alla coltivazione degli olivi?
Ecco, tanto per citare un documento, uno stralcio tratto dal volume L’ulivo e l’olio, edito da Coltura&Cultura, con il riferimento al sito che è vero e proprio portale sull’informazione alimentare e sui valori colturali e culturali dell’agricoltura (QUI).
L’olio di Venafro era il migliore
(…) il migliore del mondo. Erano d’accordo tutti 2000 anni fa. Agronomi, scrittori e poeti. Ne scrisse per primo Catone il Vecchio duecento anni prima di Cristo. Ne tesseva le lodi Varrone Reatino nel più aulico dei trattati di agricoltura: “Quale grano potrei paragonare a quello pugliese? Quale vino al Falerno? Quale olio a quello di Venafro?” e tra i poeti Orazio (olio che la bacca venafrana ha stillato) e Marziale che ne loda il profumo. E poi l’ottimo olio di Venafro citato da Strabone e da Giovenale. E più di tutti Plinio il Vecchio, l’ammiraglio, buongustaio e scienziato, individua le varie qualità del suo tempo. Italiane le migliori e quella di Venafro la migliore in assoluto. Cosa di tanta gloria oggi ci resta? Sono ancora quelli gli olivi sul fianco delle colline, ancora quelle le olive che invaiano a metà dell’autunno. La Licina e l’Aurina di Catone e di Plinio. Solita è l’aria, solito il terreno. A guardar bene li vedi ancora bene allineati come li disposero secondo le centuriazioni romane i veterani che ebbero le terre in premio per le vittorie della Repubblica. “L’albero che da sé rinasce”, diceva Sofocle dell’olivo e tra quei centenari molti han le radici nei millenni. Dunque perché noi posteri tecnologici da quegli olivi non sappiam più fare un olio di eccellenza? Perché Venafro continua a soffrire i secoli bui? (…)
Già, perché Venafro continua a soffrire i secoli bui?
Cosa sarà accaduto mai? Perché questo declino nella normalità, nell’ordinario.
Le domande sono tante. Sarà stata effettuata una grande operazione di marketing? Ci sarà stato chi ha spinto i maggiori intetllettuali delll’epoca a tessere le lodi? Cosa aveva di speciale l’olio di Venafro che oggi non ha?
Ma anche un’altra domanda sorge come sisuol dire spontanea. Possibile che nessun produttore colga la palla al balzo per dimostrare che effetivamente a Venafro si ottiene l’olio da olive più buono al mondo? Sarebbe una perfetta operazione di marketing, con vantaggi comerciali non da poco per chi finalizzasse il proprio impegno nel ridare la dignità perduta agli oli di Venafro. Ma sarebbe anche una grande sfida per qualsiasi produttore della zona, farsi largo e dire “ecco, io sono l’erede di quel periodo storico, vi dimostro cosa sia per davvero l’eccellenza”. La sida merita di provarci. E un peccato perdere il traino di tanta pubblicità positiva ma troppo lontana nel tempo, e dal vero, per essere – come accade a chi da molisano ricorda quel periodo magico – nin repicare oggi quel magnifico ricordo che compare in tutti i libri di storia, là dove si fa riferimento all’olio da olive.
Bene, io attendo la tanto invocata (seppur silente) aspirazione alla rinascita dell’olio di Venafro.
Sarà mia cura dare ampio risalto all’olio del riscatto, all’olio della conferma di una tanto decantata eccellenza.
La foto di apertura è di Augusto Giammatteo ed è tratta da Wikipedia
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