Codice Oleario

Che stiamo facendo?

La Xylella? Non sapeva di essere così fastidiosa. L’Ue ora condanna gli alberi all’esecuzione. Ma cosa è stato fatto finora? E’la condivisione di idee, ciò che serve, ma gli ordini professionali e le risorse locali sono state tenute fuori dalla Regione Puglia. Un dettagliato resoconto fa luce su una vicenda gestita male sin da subito

Francesco Caricato

Che stiamo facendo?

Dopo la pubblicazione delle linee guida per il contentinimento della diffusione della Xylella fastidiosa (o forse sarebbe più corretto definirla più semplicemente “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo”) da parte della Regione Puglia – Area Politiche per lo Sviluppo Rurale, elaborate in collaborazione con l’Osservatorio fitosanitario regionale, giunge da parte della Comunità europea una “Decisione di esecuzione” redatta il 23 luglio 2014 e pubblicata il 25 luglio 2014, relativa alle misure per impedire l’introduzione e la diffusione nell’Unione europea della Xylella fastidiosa (Well e Raju) [notificata con il numero C (2014) 5082] (2014/497/UE).

Viene spontaneo pensare: per fortuna che c’è la Comunità Europea, grazie alle linee guida della Regione Puglia e al contributo istituzionale comunitario dettato dalla “Decisione di esecuzione” pubblicata in Gazzetta Europea il 25 luglio 2014, si potrà cercare di risolvere l’ affare della Xylella fastidiosa che sta arrecando seri danni a tutto il comparto oleivicolo salentino e, aggiungo, anche all’untore Xylella che non sapeva di essere così fastidiosa.

Facendo un passo indietro, il 9 luglio scorso si è tenuta una riunione presso l’Ufficio provinciale dell’Agricoltura di Lecce, dove era presente anche l’assessore regionale Fabrizio Nardoni e il dottor Antonio Guario, responsabile dell’Osservatorio fitosanitario regionale che, in modo impeccabile, ha presentato le slide in anteprima, relative alle linee guida pubblicate successivamente.

Il responsabile dell’Osservatorio fitosanitario ha anche puntualito in modo qualificato un aspetto importante: l’emergenza fitosanitaria – ha sostenuto – è da ascrivere, oltre che all’untore Xylella, anche ad altri agenti parassitari che determinano il “complesso del disseccamento rapido dell’olivo” (nel testo pubblicato compare anche nell’acronimo CoDIRO).

Tra gli attori del complesso, c’è il lepidottero “Rodilegno giallo”, ma anche diverse specie di funghi lignicoli patogeni. Per chi voglia approfondire l’argomento, si possono leggere le linee guida pubblicate dalla Regione al riguardo, molto interessanti ed esaurienti (vedi QUI).

Nel mio intervento nel corso dell’incontro, espressi un mio punto di vista all’assessore Nardoni, chiedendo in particolare il perché, il lavoro svolto fino a quel giorno, non sia stato diffuso e condiviso da tutti, considerato oltretutto che il problema Xylella non riguarda solo la Regione Puglia, l’Osservatorio fitosanitario e l’Università di Bari, ma tutto il territorio nazionale.

A mio parere, visto che sono stati eseguiti 16 mila monitoraggi, con relativi campionamenti e analisi, i riscontri di tale indagine potevano essere benissimo inseriti sul sito istituzionale (QUI) della Regione Puglia, rendendoli disponibili alla collettività e, soprattutto, ai tanti qualificati tecnici operanti nella filiera agricola del territorio; il tutto grazie anche alle nuove tecnologie mediatiche, avvalendosi dello strumento della geolocalizzazione e delle foto dei siti di prelievo, elementi, tutti questi, che possono diventare un ottimo supporto di studio per i tecnici impegnati a seguire le attività evolutive del batterio.

Sono d’altra parte fortemente convinto che la condivisione culturale delle idee possa se non portare, quanto mneo contribuire alla risoluzione dei problemi, perfino di quelli apparentemente irrisolvibili.

La risposta dell’Assessore è stata – consentitemi di dirlo – pseudo-politica, e così, nel rimpallo cjhe c’è stato, il dottor Guario, il responsabile dell’Osservatorio fitosanitario regionale, sostenne che “risultava difficile inserire la grande mole di dati” e, inoltre, ha rassicurato nel contempo i presenti, sostenendo la presenza di una task force specifica intenta a occuparsi dell’emergenza.

A me, con tutta sincerità, quanto sta accadendo un po’ mi preoccupa. E mi chiedo, e chiedo anche ai responsabili della Regione, se i dati sui monitoraggi effettuati saranno inseriti o mneo in un data base per essere consultati. E la task force? Chi sono i componenti che costituiscono la task force? Si possono conoscere? E’ possibile interloquire con loro?

Il dottor Guario, a onore del vero, ebbe modo su mia richiesta di elencare una serie di professionisti, per lo più professori universitari, come pure precisò come tutti componenti siano preparatissime e competenti, a dimostrazione di una task force ben strutturata.

In quell’occasione ebbi modo di rispondere che non si metteva certo in dubbio la preparazione nè dell’Osservatorio, nè tanto meno quella della task force, ma suggerì tuttavia l’idea di creare un gruppo di lavoro aperto a tutti, in primis ai tanti qualificati ed esperti professionisti che operano e osservano da vicino, quotidianamente, le aziende agricole, creando così un forum in cui interagire, a partire dai dati rilevati nel corso dei diversi monitoraggi effettuati per conto dell’Osservatorio fitosanitario regionale, con elencate le possibili soluzioni che, anche in modo estremamente economico, sarebbe il caso di proporre per far fronte al problema del complesso del disseccamento rapido dell’olivo.

Tra i tanti quesiti che ho posto, ve ne era uno in particolare per me molto importante, e rispetto al quale avevo richiesto una risposta chiara. Nel corso di quell’incontro chiesi esattamente al dottor Guario se, al 9 luglio 2014, nell’area denominata zona infetta e nell’area denominata zona tampone siano stati delimitati dei campi sperimentali sui effettuare potature adeguate, atte a ristabilire un equilibrio vegetativo delle piante, in modo da ostacolare l’infezione e monitorare quotidianamente l’evolversi del batterio, specie sulle piante vicine e su quelle monitorate, visto che è altrettanto certo che siano state attaccate dal batterio incriminato. La risposta? E’ stata: no!

Allora, mi chiedo – e chiedo ai lettori – che stiamo facendo?

Il Ministero ha stanziato 2 milioni di euro fuori dal patto di stabilità a favore della Regione Puglia, ma nonostante i fondi vengano erogati per studiare e osservare la Xylella, l’Assessorato Regionale dirotta queste risorse ai Consorzi di bonifica per una “tempestiva azione di pulizia dei canali e fossi, al fine di distruggere gli insetti vettori del batterio”. Allora io mi chiedo, e vi chiedo: ma se ancora non sappiamo, con dati scientifici, se il batterio Xylella sia endemico o no, perché destinare ingenti risorse destinate alla ricerca per effettuare la pulizia dei canali e dei fossi che, tra l’altro, non sono neanche stati puliti del tutto?

Perché, dunque, non si è provato prima con dei semplici e più economici interventi agronomici, come giustamente consigliato sulle stesse linee guida?
E’ impellente realizzare dei campi pilota, sia nelle aree delimitate (zona infetta e zona tampone) sia negli areali dove sono presenti degli attacchi puntiformi, ad esempio sulla Strada Statale 101 Lecce – Gallipoli e, comunque, nel territorio salentino. Perché ciò non è stato fatto finora?

Perché, sia gli Ordini professionali degli Agronomi, Periti Agrari, Agrotecnici della provincia di Lecce, sia le organizzazioni professionali, i Consorzi, i Centri di Ricerca, citati nei ringraziamenti delle linee guida della Regione Puglia, non sono stati coinvolti attivamente nella stesura delle linee guida, in seguito trasmesse all’Unione europea?

Perché si vuole realizzare una Facoltà di Agraria a Lecce quando ne è presente una a Bari – dove tra l’altro è stato soppresso il corso di olivicoltura? Perché non la si coinvolge a pieno? E perché l’Università del Salento, presente e operativa sul territorio, non è stata coinvolta?

Ecco dunque perché, ad oggi, abbiamo 16 mila campionamenti con relative analisi, la pulizia dei canali (!!!) e chissà cos’altro, ma non sappiamo come cercare di risolvere il problema.

Sarà forse necessario che il problema Xylella esploda in tutta la sua potenza per preoccuparci e muoverci in maniera determinata? Occorre forse attendere che il fenomeno diventi più emergenziale affinché si possano forse avere più risorse da gestire per la pulizia dei canali?

LE MISURE DA ADOTTARE

Leggendo attentamente le misure da adottare per ostacolare la diffusione del “batterio killer”, si mettono in evidenza i mezzi di trasporto che gli insetti vettori usano in alternativa ai propri mezzi di locomozione per trasferirsi da un sito all’altro.

Di seguito:

• ” il trasporto attraverso gli indumenti o parte del corpo dell’uomo cui aderiscono nel passaggio da un campo all’altro”;

• “i mezzi meccanici di trasporto sui quali i vettori aderiscono sia all’esterno che all’interno”;

• “le piante o parti di piante che vengono prelevate da luoghi infetti e portati in altri indenni”.

E qui, di seguito, le linee guida:

• “provvedere a spazzolare gli abiti prima di risalire sul mezzo di trasporto”;

• “chiudere i finestrini degli automezzi durante il passaggio o sosta nelle aree contaminate”;

• “non raccogliere erbe o piante spontanee nei luoghi dichiarati infetti”;

• “provvedere alla pulizia di scoli e canali, di muretti a secco specchie, di tratturi, sentieri naturali, ecc. ecc. ecc.

Analizzando questi primi punti però mi sorge un dubbio.

IL DUBBIO

Un dubbio. Un turista che viene a villeggiare nella “bella città” di Gallipoli, o un semplice agricoltore che svolge la sua attività agricola quotidiana, come fa ad apprendere che ci sono tali prescrizioni da osservare per tutelare il patrimonio oleivicolo “nazionale e comunitario”?

E’ da sottolineare, inoltre, che certe prescrizioni non sono campate in aria, ma hanno un fondamento rilevante e tuttavia, malgrado la loro importanza, non vengono prese sul serio e attuate.

E’ sufficiente percorrere la SS. 101, che collega Lecce con Gallipoli, osservando soprattutto la carreggiata nord per notare l’intensità del danno arrecato dal complesso del disseccamento rapido dell’olivo agli alberi di olivo, che per fortuna almeno per adesso interessa solo le prime tre, cinque file di alberi di olivo che costeggiano la carreggiata, per tutto il percorso.

Sarà colpa dei turisti in transito in terra salentina? Oppure saranno stati i 16 mila campionamenti prelevati dalla “zona infetta” o “zona tampone”, con le relative analisi che hanno determinato tutto ciò?
Capita che qualcuno possa aver dato un passaggio a un batterio killer o a un suo corriere.

Comunque, soffermandoci sulle misure “ritenute scientificamente necessarie per contenere la diffusione del batterio”, troviamo:

• “l’estirpazione delle piante ritenute infette”;

• “non movimentare materiale verde proveniente dalle operazioni di potatura,sfalcio di erbe, perché potrebbe essere infetto,che deve essere bruciato o trinciato in loco se situato nelle aree delimitate (zona infetta e zona tampone)”;

• “effettuare interventi fitosanitari contro i vettori;”

• ” non impiantare specie ospiti della Xylella fastidiosa ed eliminare arbusti e piante ornamentali che sono già identificate ospiti.”

Bene, viene però da chiedersi:

• è mai possibile che il famoso batterio killer Xylella fastidiosa patogeno da quarantena perché è inserito proprio per tale motivo nella lista A1 dell’EPPO (European and Mediterranean Plant Organization), ci possa portare a espiantare come da profilassi tutte le piante infette?

• è mai possibile effettuare interventi fitosanitari contro i vettori?

• è mai possibile non impiantare specie ospiti tipo l’olivo mandorlo ecc.?

• è mai possibile eliminare arbusti e piante ornamentali vedi l’oleandro?

• è mai possibile che siano trascorsi più di tre anni e ad oggi non si siano realizzati dei campi pilota sia nelle aree delimitate (zona infetta e zona tampone) oltre che negli areali dove sono presenti degli attacchi puntiformi?

• è mai possibile che le foto presenti nelle Linee Guida dove vengono ritratte le tre specie di Rincoti Omeotteri siano state scaricate dalla rete e invece non si sia riusciti a fotografarle sulla pianta d’olivo, visto il gran numero di esemplari e visto anche che gli altri “colleghi untori” invece hanno avuto la possibilità di esser ritratti su parti di pianta d’olivo vedi il Rodilegno Giallo e funghi patogeni lignicoli?

Dopo la pubblicazione della “Decisione di esecuzione” sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità europea del 23 luglio 2014, pubblicata il 25/07/2014, relativa alle misure per impedire l’introduzione e la diffusione nell’Unione della Xylella fastidiosa (Well e Raju), sui quotidiani del territorio si è fatto un gran parlare con titoli apocalittici emergenziali, tanta comunicazione allarmistica tanto disprezzo nei confronti della Comunità europea, associazioni ambientalistiche, associazioni di categoria e chi più ne ha più ne metta, tutti contro l’ordine esecutorio che impartisce l’estirpazione e la bruciatura di tutte le piante infette.

Bene, ma di cosa ci si stupisce se è stata la stessa Regione Puglia a inviare le linee guida a Bruxelles; la Comunità non poteva far altro che adottare le misure cautelative previste dalla normativa vigente per i patogeni da quarantena inseriti sulla lista A1 dell’EPPO. Quindi, è sufficiente leggere le linee guida della Regione Puglia.

Invece, spero che da parte della Regione Puglia ci sia una maggiore apertura e maggior condivisione di idee, il tutto per cercare di arginare il complesso del disseccamento rapido dell’olivo ed evitare di distruggere ciò che la storia ci ha donato.

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