Codice Oleario

Comparto oleario italiano, il 2023 chiede un cambio di rotta

Tante le complessità da affrontare, secondo gli esperti di Ceq Italia. Il nuovo modello produttivo non è più compatibile con l’olivicoltura hobbistica. Il cambiamento climatico impone un ripensamento dell’approccio agronomico. Il dimezzamento dei fitofarmaci entro il 2030 porta a competenze specifiche. I metodi e i limiti dei contaminanti, con forti disallineamenti tra i laboratori, creano non poche difficoltà. Per tutto ciò, serve più professionalità e competenza, e maggiori investimenti in formazione

Olio Officina

Comparto oleario italiano, il 2023 chiede un cambio di rotta

Più professionalità in filiera e più incisività sui tavoli negoziali internazionali. È l’auspicio del Ceq, il Consorzio di Garanzia dell’olio extra vergine di qualità, per il settore olivicolo italiano nel 2023.

È quanto è emerso in estrema sintesi nel corso del webinar che si è svolto lo scorso mercoledì 28 dicembre tra accademici e professionisti.

L’incontro, organizzato in collaborazione con l’Accademia dell’olivo e dell’olio di Spoleto, ha registrato gli interventi del professor Riccardo Gucci, presidente dell’Accademia, e di Mauro Meloni, che di Ceq Italia è il direttore. Con loro sono intervenuti anche Lorenzo Lunetti, responsabile qualità di Monini, e gli accademici Bruno Bagnoli e Maurizio Servili, nonché gli esperti esperti del Ceq Pasquale Costantino e Francesco Trezza.

Non pochi – si legge nella nota diffusa dal Ceq per l’occasione – sono i dossier delicati, che dovranno essere affrontati dal prossimo anno, come i metodi e i limiti dei contaminanti minerali alifatici e aromatici in particolare, con limiti fissati per ora a 2mg/kg e con forti disallineamenti tra i laboratori, non essendo disponibile un metodo standardizzato.

Una contaminazione, quella degli oli minerali che molto probabilmente costringerà la filiera a riconsiderare talune decisioni in fase di raccolta delle olive, in termini di strumenti e soprattutto di lubrificanti utilizzati e da dove sembrerebbe provenire la contaminazione.

Professionalità e sperimentazione, dunque, è la chiave giusta per affrontare la realtà. Le armi per la difesa saranno ora sempre più spuntate, così come prevede il Farm to Fork, che, come si sa, punta al dimezzamento dei fitofarmaci entro il 2030.

La revoca di iscrizione dell’organofosforico Fosmet tra i principi ammessi in olivicoltura a partire da novembre 2022, va in questa direzione.

Sarà sempre più indispensabile disporre di competenze specifiche e di qualificate professionalità a supporto degli olivicoltori negli anni a venire. A sostenerlo, in modo unanime, quanti sono intervenuti al webinar. Una necessità molto importante, da prendere in seria considerazione, dal momento che ancora oggi si trovano tracce di pesticidi negli oli, nonostante siano vietati da anni. Da non trascurare, inoltre, il limite degli steroli totali, il quale di fatto sta creando molti problemi su diverse cultivar di olivo, considerando che potrebbe diventare un grosso vincolo per alcuni oli monovarietali. La gravità di un eventuale mancato rispetto del limite è tale infatti da richiedere un cambio di passo, in modo da favorire la discussione nell’ambito del Coi.

Non meno grave un altro aspetto, la recente conversione del delta k in valore assoluto, che, oltre a non avere alcun senso scientifico, rischia di mandare fuori norma anche gli oli perfetti, per via di un errore grossolano di calcolo. I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti e introducono una serie di ulteriori criticità nella gestione futura dell’oliveto.

Occorre rendersi conto che siamo dinanzi a una fase di transizione climatica con un inevitabile stato di incertezza e allerta nella gestione degli uliveti, incidendo di conseguenza anche sulle produzioni olearie con attestazione di origine Dop e Igp, oltre che sulla produttività delle cultivar di olivo autoctone e sulla fenomenologia dell’ulivo. C’è da osservare infatti la maggiore frequenza degli anticipi della fioritura, talvolta anche di 10-15 giorni rispetto al passato.

Le oscillazioni delle temperature e le precipitazioni anomale, alle quali ci stiamo abituando negli ultimi anni, completano un quadro di sempre maggiore incertezza e impongono un approccio in campo più dinamico e flessibile, comportando degli impatti significativi sulla qualità dell’olio, come nel caso del contenuto in acido oleico in ragione dell’innalzamento delle temperature.

Il clima sta influenzando i criteri agronomici e occorre essere preparati per affrontare al meglio la realtà. La stessa difesa dalla mosca olearia, con le restrizioni e la conseguente messa al bando di alcuni principi attivi, richiede un cambio di target, dalle larve di prima o seconda età agli adulti. Essendo dei volatori, questi reagiscono in maniera completamente diversa e richiedono un cambio di strategia difensiva, mutuando anche nell’olivicoltura integrata molti dei principi adottati nel controllo biologico, quali l’attract & Kill o il push and pull.

Serve dunque più intelligence, più tattica, più professionalità e competenza, e di conseguenza un investimento maggiore in formazione.

Si prospetta un nuovo corso operativo e un nuovo modello produttivo, un atteggiamento completamente diverso dal passato e per nulla compatibile con l’olivicoltura hobbistica.

Oggi disponiamo di innovazioni tecnologiche di processo che ci consentono di produrre oli extra vergini di elevata qualità che si traduce in elevate proprietà nutrizionali e profili aromatici complessi e ricchi di note di pregio, grazie alla ricchezza di componenti volatili e sostanze fenoliche, ma che la normativa merceologica, mai aggiornata, non consente di valorizzare e comunicare ai consumatori. La tecnologia del freddo è l’ultima frontiera innovativa che i cambiamenti climatici e l’anticipo volontario della raccolta renderanno sempre più centrale nel processo estrattivo del futuro. Oli più fruttati e più complessi quindi, che richiederanno sempre più expertise nella capacità di giudizio da parte dei frantoiani stessi in sede estrattiva e i comitati di assaggio potrebbero svolgere in questo senso un importante ruolo consulenziale per i produttori.

I dati di mercato sulla qualità degli extra vergini alla produzione e sugli scaffali che il Ceq ha rilevato negli anni e presentato, dimostrano che produrre un olio extra vergine di oliva di alta qualità, conforme ai requisiti restrittivi del bollino Ceq Italia, è possibile e può diventare la via per differenziare le eccellenze italiane nel mondo riaffermando il vissuto storico e universalmente riconosciuto della nostra abilità, oggi sotto forte attacco.

 

In  apertura, foto di Olio Officina

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