I terribili effetti della mosca
Expertise. L’Accademia nazionale dell’olivo e dell’olio attraverso uno dei massimi esperti entomologi fa il punto della situazione su quanto abbia inciso la mosca olearia nell’olivagione 2014 e su come ci si debba preparare per la prossima campagna. La lezione di quest’anno ci insegna che non si può essere impreparati e che è possibile affrontare in modo razionale le future scelte
Annata difficile quella del 2014, sotto molti profili il cui denominatore comune è stato l’andamento climatico. A partire dall’autunno scorso fenomeni particolarmente intensi hanno prodotto in Italia centrale e settentrionale effetti diretti devastanti sul territorio e causato perdite indirette quanti-qualitative davvero fuori norma nel settore olivicolo-oleario.
Lo sviluppo abnorme della mosca delle olive, Bactrocera oleae, ha anch’esso presupposti climatici ed è la risultante di due vettori di origine meteo che hanno interagito sia sulle drupe, rendendole presto e particolarmente recettive, sia sulla demografia del dittero stesso. In effetti la mitezza del clima invernale ha presumibilmente favorito la sopravvivenza della popolazione svernante, determinando poi, direttamente o indirettamente, un consistente “inoculo di attacco” a fine giugno – primi di luglio nei confronti di una produzione olivicola generalmente scarsa, che per caratteristiche fenologiche e istologiche si è mostrata particolarmente suscettibile all’attività trofica e riproduttiva del carpofago.
Nei confronti del dittero, sono poi state le frequenti piogge estive, e le modeste temperature massime del periodo, a favorire una ancor più anomala escalation della densità di popolazione che, in assenza di efficaci interventi fitoiatrici, ha comportato un’infestazione, già ai primi di settembre, mai precedentemente riscontrata così alta nella maggior parte delle aree olivicole centro-settentrionali. Ma la mosca, come se non ne avesse abbastanza, ancora favorita dalle condizioni meteo, ha continuato a infestare e a riprodursi a spese delle già tribolate olive fino alla raccolta e oltre, permettendo di osservare decine di punture di ovideposizione, e tre, quattro, cinque, talvolta di più stadi preimmaginali per drupa.
Un altro aspetto tutt’altro che secondario relativo all’influenza dell’andamento stagionale sull’aggressività di B. oleae riguarda ovviamente l’impatto negativo delle piogge sull’efficacia delle misure di difesa adottate o potenzialmente adottabili. In effetti la frequenza delle precipitazioni ha messo quasi del tutto fuori gioco l’impiego di sali di rame e di caolino che in annate normali possono limitare negli oliveti trattati l’attività ovideponente degli adulti.
Per le stesse ragioni di dilavabilità del formulato, anche i metodi basati sull’impiego di esche proteico-zuccherine avvelenate con spinosad o del fungo Beauveria bassiana (che come i precedenti sono utilizzabili in “olivicoltura biologica”, hanno carattere preventivo e trovano negli adulti il proprio principale target) sono stati messi a dura prova in considerazione dell’altissimo numero di interventi effettuati o necessari (6-12) nella maggior parte delle situazioni olivicole.
Solo la lotta “curativa ovo-larvicida” a base dei principi attivi registrati, come imidacloprid, fosmet, e soprattutto dimetoato, avrebbe potuto e ha potuto, là dove è stata correttamente applicata, controllare con efficacia i ripetuti e violenti assalti della mosca, a fronte tuttavia di un numero di applicazioni insetticide in ogni caso insolito, poco accettabile e scarsamente in linea, non solo con quanto previsto dai “disciplinari regionali di produzione integrata”, ma più in generale con le esigenze di qualità integrale degli oli extra vergini di oliva superiori.
Di fatto, nella maggior parte dei distretti olivicoli di pregio dell’Italia centro-settentrionale, la mosca si è configurata come una calamità, riproponendosi come un importante collo di bottiglia dell’intera filiera. Le perdite non hanno riguardato solo i produttori ma, per gli effetti sull’indotto, l’intero settore.
A prescindere dai risultati conseguiti da una minoranza di produttori, principalmente in regime di “olivicoltura convenzionale”, che hanno saputo far fronte agli eccezionali attacchi dacici, la devastazione causata da B. oleae (cui inevitabilmente hanno fatto seguito infezioni fungine talvolta insolite ma quasi sicuramente di modesta importanza economica primaria) si è configurata come un’inondazione che merita, almeno a posteriori, un processo di analisi a più livelli, propedeutico a permettere, per quanto possibile, un salto di qualità nella protezione integrata in olivicoltura, con esplicito riferimento al controllo della mosca.
Gli ambiti di riflessione e i soggetti potenzialmente interessati sono ovviamente diversi e occorre in questo breve scritto mantenersi a distanza dalla presunzione di essere esaustivi.
L’illustrazione di apertura è di Valerio Marini
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