Igp «Olio di Roma», le prime contestazioni
“A chi fa comodo?”, si chiede il noto produttore laziale Francesco Rosati. E si dà una risposta. “È una strategia per aggirare il Consorzio Dop Sabina”, precisa. E al riguardo esprime anche meraviglia per l’accondiscendenza con cui lo stesso consorzio non si sia opposto: “chi sarà in grado di stabilire che l’80% delle olive siano prodotte nel Lazio?”
Fa comodo ai frantoiani per aggirare Il Consorzio Sabina Dop con il suo disciplinare e tracciatura della produzione molto rigoroso.
Con il limite minimo imposto di 80% di olive laziali, chi sarà in grado di stabilire che l’80% delle olive al frantoio siano prodotte nel Lazio?
Le varietà previste dal disciplinare: Caninese (ha già il suo Igp!), Salviana, Marina e Sirole (mai sentite, per esistenza scientifica!)
servono a nascondere il doppione delle varietà della Dop Sabina: Carboncello, Leccino, Frantoio, Moraiolo, Pendolino.
Quest’Olio di Roma Igp, questa nuova Indicazione geografica protetta, non sarà altro che un olio extra vergine di oliva, nel migliore dei casi, con lo specchietto per le allodole del bollino Roma, creando altra confusione nel settore degli oli di oliva.
Mi meraviglia l’accondiscendenza del Consorzio Sabina Dop, che è in mano anche questo ai frantoiani, altrimenti si sarebbero dovuti ribellare alla nascita di questo doppione concorrente.
Chi già produceva olio Evo Sabina Dop, potrà commercializzare anche il marchio Igp Olio di Roma?
La Dop Sabina è stata la prima Dop italiana approvata dal Mipaaf nel 1989, per interesse e cura della Camera di Commercio di Rieti, non meritava questa commistione commerciale.
Francesco Rosati
In apertura, foto di Olio Officina
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui
Commenta la notizia
Devi essere connesso per inviare un commento.