L’olio di Franco
La sera, stremati dalla fatica del raccolto. Le mani spaccate dal freddo, ma bastava una sciocchezza e si rideva per ore, nonostante le lunghe attese al frantoio. Un racconto per immagini e parole per raccontare la cultura dell’olio nella Tuscia
L’Italia è un Paese geograficamente e culturalmente eterogeneo. Per rendersene conto è sufficiente percorrelelo in lungo e in largo, si scoprirà un Paese sfaccettato e composito. Ecco perché, sfogliando le pagine di L’olio di Franco, sottotitolo Testimonianze e fotografie sulla cultura dell’olio nella Tuscia, edito da Gaffi, si entra in un mondo capace di evocare qualcosa di così peculiare e unico quanto differente da tanti altri mondi. Eppure basta leggere alcuni pensieri di Franco Ranucci per rendersi conto del tessuto comune che unisce tante geografie, luoghi e genti, nel nome dell’olivo e dell’olio.
“Ricordo – scrive Franco Ranucci – quando la sera, stremati dalla fatica del raccolto, ci sedevamo attorno ad un fuoco per separare le olive dalle foglie. La mani spaccate dal freddo, eppure bastava una sciocchezza e si rideva per ore. Le lunghe attese al frantoio che trascorrevamo chiacchierando e bevendo un bicchiere di vino. Il nostro olio, ogni anno più buono, che ci dava forza e speranza. Molti di noi s’incontravano solo al frantoio e in chiesa, il resto era fatica nei campi: il ballo delle stagioni, i figli che crescevano, le luci limpide della tramontana. La terra è la sola verità. L’unica vera madre che ci può amare e mantenere nella condizione di uomini così come siamo da millenni”.
L’olio di Franco è l’olio della Tuscia, nel Lazio. Le fotografie presenti nel libro affascinano e ci conducono in un mondo familiare eppure lontano dalle città, anche se i cittadini non dovranno mai terminare di prestare atenzione a ciò che avviene nele campagne. E’ sttao l’impegno delle Officine Malatesta, che ne hanno curato il libro. Si tratta di una associazione culturale che si occupa di editoria e che gestiscono l’omonima libreria a Montefiascone. Dietro vi sono Lucia Masaia e Luca Musella – è incredibile la simiglianza di nomi e cognomi.
Nessuno dunque perda le vive testimonianze di Sesistilia Propserini, Franco ranucci, olivicoltori, e di Evandro Bracoloni, frantoiano. Sestilia, classe 1920, è la madre di Franco: “Ho cominciato a lavorare a dodici anni. Per ogni quintale di olive raccolte, mi davano un boccale d’olio. Circa due litri da portare a casa, per aiutare a sfamare la mia famiglia”.
Le foto? Molto suggestive: parlanti. C’è anche spazio per argomentazioni tecniche, con testi di Giorgio Balestra, dell’Università della Tuscia, e dello storico Giancarlo Breccola.
Malatesta Officine, L’olio di Franco. Testimonianze e fotografie sulla cultura dell’olio nella Tuscia, Gaffi Editore in Roma, pp. 51, Roma 2006, euro 10
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