L’olivo e gli antagonisti naturali
Intorno al 1840 è arrivata la mosca dell’olivo. Questo insetto della specie carpofaga, la cui larva è una minatrice della drupa, ha segnato l’inizio di molti problemi. A non dar pace agli olivicoltori, oggi vi è la Xylella fastidiosa: un vero dramma. Come è possibile affrontare tali problematiche? Nel suolo vi sono alcuni batteri buoni che potrebbero aiutare le piante a difendersi dalle insidie e debellare gli attacchi indesiderati di parassiti e batteri pericolosi
Dai tempi di etruschi e romani l’olio era usato per l’alimentazione ma anche e soprattutto per scopi cosmetici o l’illuminazione, dove le cultivar utilizzate in antichità erano geneticamente distanti da quelle attuali e anche l’ecosistema e il territorio da allora sono notevolmente mutati (1).
La tipica morfologia dell’olivo ha importanza paesaggistica ed ha raffigurato sin dal VII secolo a. C. un ambiente carico di storia e tradizioni. Intorno al 1840 è arrivata la mosca dell’olivo (Bactrocera oleae), insetto che provoca gravi danni mentre dopo le ultime gelate del secolo scorso (1929, 1956 e 1985), per facilitarne la cura e la raccolta, è stata favorita la coltivazione e propagazione di cultivar di piante piccole, coltivate in terreni poco impervi e pianeggianti e ciò forse ha contribuito a modificare anche il gusto dell’olio.
L’amarognolo e piccante formato da composti ad azione antiossidante sembra ammorbidito da aromi olfattivi medio intensi che ricordano i frutti freschi, erbe e mandorle verdi (2). Alla base di questa riflessione il valore economico dell’olio di eccellenza è comunque ben giustificato dalle ingenti spese sostenute dal produttore che va incontro a difficoltà e alti costi. Oggi il nostro olio è perlopiù prodotto in grandi impianti a impatto zero, dove l’intero processo di produzione è svolto in modo continuo e controllato da sistemi di monitoraggio e gestione computerizzati.
Le caratteristiche chimiche e organolettiche rispondono a precisi parametri che ne contraddistinguono qualità e tipicità. Si può così avere oli extra vergini di oliva in grado di soddisfare le esigenze salutistiche e nutrizionali di un numero sempre più elevato di consumatori e a prezzi molto competitivi lasciando agli oli di eccellenza il compito di soddisfare le attese gastronomiche di chi è disposto a riconoscergli il prezzo che merita per la capacità di caratterizzare i cibi con i loro alti valori sensoriali.
La raccolta delle olive
Come dicevamo anche quest’anno, per effetto dei cambiamenti climatici che hanno facilitato anche il propagarsi dei parassiti quali tra i più diffusi la mosca dell’olivo, la raccolta sarà scarsa e la spremitura avverrà in ritardo per facilitare la caduta delle olive malate e la raccolta di un frutto integro salvaguardando la qualità dell’olio.
La mosca olearia è un insetto della specie carpofagala cui larva è una minatrice della drupa dell’olivo. Gli attacchi tendono ad accentuarsi nelle regioni umide e fresche, con una notevole variabilità secondo la varietà coltivata, mentre diventa meno marcata nelle zone calde e siccitose.
La mosca adulta si riconosce facilmente per la caratteristica piccola macchia scura all’apice dell’ala. L’adulto femmina ha il capo giallastro con due nette macchie circolari sotto le antenne a poca distanza dagli occhi verde-bluastri. Il torace può presentare macchiette variabili.
Le femmine, a partire dall’estate inoltrata, depongono le uova quando l’oliva ha un diametro di 7-8 mm. L’uovo di circa 1 mm della mosca olearia è allungato e appiattito, con un piccolo tubercolo micropilare biancastro, utile per la respirazione dell’embrione. La deposizione delle uova avviene dopo aver praticato una puntura a forma triangolare sulla buccia dell’oliva. La schiusura dell’uovo avviene dopo 2-3 giorni nel periodo estivo e circa 10 giorni nel periodo autunnale.
La larva opaca di colore bianco-giallastro e di forma conico-cilindrica, è lunga 6-7 mm, le mandibole sono uncinate, scava inizialmente una galleria superficiale, ma in seguito si sposta in profondità nella polpa dell’oliva fino ad arrivare al nocciolo, che non intacca. Durante lo sviluppo larvale avvengono due mute con conseguente incremento delle dimensioni della larva.
In prossimità della terza muta la larva si sposta verso la superficie e prepara il foro di uscita per l’adulto rodendo la polpa fino a lasciare un sottilissimo strato superficiale. In questa fase l’oliva mostra i sintomi dell’attacco e si presenta più scura. A maturità l’adulto fuoriesce dal pupario e sfarfalla. Essendo la loro dieta povera di proteine, allo scopo d’integrare il fabbisogno proteico le mosche adulte sono particolarmente attratte da materiali che emanano sostanze azotate volatili, come ad esempio gli escrementi. Questo comportamento è importante perché può essere sfruttato nei programmi di lotta e di monitoraggio utilizzando come richiamo le proteine idrolizzate e i sali d’ammonio (3).
In alternativa l’arbustiva Inula viscosa L. pianta dai fiori gialli simili alle margherite che cresce prevalentemente nelle zone collinari può rappresentare un antagonista biologico alla propagazione della mosca dell’olivo.
Inula viscosa L.
In particolare l’Inula offre riparo alla Myopites stylatus F. una mosca di circa 3 millimetri che crea galle sui suoi fiori che una volta essiccati ne permettono lo svernamento (4). Dal mese di settembre e per tutto ottobre l’Eupelmusurozonus D. insetto parassita di circa 3 millimetri si sposta nelle galle dell’Inula provocate dalla Myopites dove si nutre e sverna sino alla primavera successiva.
La larva dell’Eupelmus trascorre 2-3 generazioni all’anno in contiguità della mosca e si sviluppa all’interno delle pupe dell’ospite distruggendole.
L’Eupelmus è il più attivo antagonista naturale della mosca delle olive (5) e la diffusione dell’Inulanelle aree olivetate potrebbe rappresentare un elemento che può, in un’ottica di lotta integrata, insieme a esche e trappole, contribuire al controllo della mosca olearia e alla tutela della produzione di olio di alta qualità privo di residui di prodotti fitosanitari di origine chimica utilizzati per i trattamenti che per arrivare e distruggere la larva devono penetrare in profondità tra i tessuti dell’oliva.
Per quanto riguarda la lotta biologica integrata vi sono altri antagonisti della mosca come il Pnigalio mediterraneus F.&D. che anch’esso si nutre delle larve e che può contribuire al contenimento della popolazione (6) mentre un’astuzia antica è il rimedio naturale e economico delle bottiglie di plastica forate a metà e riempite di aceto e miele.
Le mosche sono attratte dall’odore del miele, entrano e vengono folgorate dall’aceto. Tali rimedi quando non è presente una forte infestazione possono attenuare ma non sono sufficienti per combattere da soli i forti attacchi.
Una maggiore biodiversità intorno agli oliveti potrebbe forse contribuire al contenimento della proliferazione della mosca mentre un’ulteriore riflessione potrebbe essere costituita dallo studio approfondito del microbioma vegetale e del terreno dove vegeta l’olivo. Il microbioma in generale è costituito dai miliardi di microorganismi che regnano intorno ad un individuo. L’uomo se ne porta dietro circa un chilo e mezzo e questo peso agisce anche sulla nostra salute rimanendo in equilibrio instabile e funzionando da barriera contro i patogeni regolando l’assorbimento dei nutrienti e le difese immunitarie.
Olivi centenari a S. Antimo (cultivar: Olivastra Seggianese)
Il suolo contiene un numero straordinario di forme di vita che coinvolge un’enorme quantità di biomassa dove pochi grammi di terreno possono contenere enormi quantità di batteri, microalghe e spore, protozoi, nematodi, insetti, vermi e radici di piante. Nel suolo si forma una comunità che interagisce anche con l’esterno e con altre piante e animali.
Sembra che in un suolo agricolo adibito a seminativo la biomassa vivente è di circa 3000 kg/ha ed è arricchito di alcuni batteri buoni che potrebbero aiutare le piante a difendersi dalle insidie e a debellare gli attacchi indesiderati di parassiti e batteri pericolosi (7).
Riuscire a comprendere la correlazione delle comunità micro biche e la loro funzione allo scopo di definire il ruolo dei patogeni e dei benefici associati alle piante è la sfida del nuovo decennio che ci chiama a debellare forme di mali dell’olivo ben più gravi della mosca e dove per ora non esiste un’efficace cura. Ci riferiamo alla Xylella fastidiosa (8) un batterio che partendo dal centro America è sbarcato a Gallipoli in Puglia.
Anche la Xylellaè trasportata da insetti vettore infettati che si nutrono succhiando dai vasi linfatici che trasportano acqua e nutrienti dalle radici alle foglie e dopo aver infettato una pianta sana si moltiplica all’interno dei vasi conduttori dello xilema che ostruisce mentre la pianta si secca. Per ora contro tali sconosciuti batteri non vi sono efficaci rimedi, cosi un agricoltore per arginare il più possibile le difficoltà dovrebbe compiere le buone pratiche agricole, potare le parti secche della pianta, e forse areare il terreno e togliere le erbacce poiché sembra che gli incolti provochino un arricchimento delle variabilità del macro e microbioma del suolo con indebolimento dei batteri buoni influenzando lo stato di salute della pianta e quindi anche la resistenza alle malattie.
Un tempo era già faticoso sperare di tenere in equilibrio piante, terreno e clima che erano i soli arbitri in grado di far crescere o regredire la produzione dei prodotti di alta qualità mentre ora ogni agricoltore combatte e si confronta con nuove e sconosciute minacce che deve incessantemente monitorare e controllare con adeguati sistemi molto costosi e impegnativi.
Note bibliografiche
(1) Claudio Milanesi, Andrea Sorbi, Elisa Paolucci, Francesca Antonucci, Paolo Menesatti, Corrado Costa, Federico Pallottino, Rita Vignani, Antonio Cimato, Andrea Ciacci, Mauro Cresti (2010). Pomology observations, morphometric analysis, ultrastructural studyand allelic profiles of ‘‘olivastra Seggianese’’ endocarps from ancient olivetrees (Olea europaea L.), Comptes Rendus Biologie, 334, 39-49.
(2) Andrea Ciacci, Mauro Cresti, Claudio Milanesi, Paolo Persano (2010). Il Progetto ‘ELEIVA, OLEUM, OLIO’ tra archeologia e Biologia molecolare. In: (a cura di): Regione Toscana, Agenzia ARSIA, Medoliva Filiera dell’extravergine di qualità del mediterraneo e della sua filiera. p. 15-16, Medoliva, Arezzo, 14-17 maggio 2010.
(3) Paola Riolo, Sandro Nardi, Mosca delle olive, Servizio fitosanitario regionale, Assessorato all’agricoltura della Regione Marche. URL consultato il 14 marzo 2010.
(4) Sónia A P Santos, Luis Mota, Ricardo Malheiro, Franceli Silva, Changes in volatile compounds of Dittrichia viscosa caused by the attack of the gall-forming dipteran Myopites stylatus, DOI: 10.1016/J.indcrop.2016.04.002.
(5) T.A. Mustafa, K. Al-Zaghal 1987. Frequency of Dacus Oleae (Gmailn) immature stages and their parasite in seven olive varieties in Jordan Insect Science and its Application, 8, 165-169.
(6) Gennaro Viggiani (1977). Lotta biologica ed integrata. Liguori, Napoli
(7) Conferenza Vittorio Venturi, Bacteriology and Strains 4Plants – ICGEB, Trieste28 aprile, 2016.
(8) Luigi Catalano, Xylella fastidiosa, la più grave minaccia dell’olivicoltura italiana, in L’Informatore Agrario, nº 16, 2015.
Nella foto di apertura, fornita dagli Autori, un olivo secolare della Valle dei Templi in Sicilia . Tutte le foto presenti nell’articolo sono degli Autori.
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