Codice Oleario

La sansa? Un nutraceutico

Ingredienti nutraceutici in grado di combattere i processi degenerativi associati all’invecchiamento? La sansa umida, con tanto di resti di noccioli e buccia, a quanto pare, è ricca di sostanze antinfiammatorie e antiossidanti. Questo e tanto altro ancora, nella rassegna stampa internazionale della settimana. Per esempio che tutte le varietà di olio di oliva tunisino contengono una maggiore quantità di polifenoli rispetto agli oli italiani o spagnoli

Mariangela Molinari

La sansa? Un nutraceutico

La ricerca su proprietà e benefici dell’olio di oliva non conosce tregua, portando alla luce risultati spesso sorprendenti. Leggiamo su Mercacei che il Grupo Matarromera, grande produttore di vino e olio con sede a Valladolid, il centro tecnologico Ainia e l’Istituto di biologia e genetica molecolare IBGM-CSIC stanno strettamente collaborando per ottenere, a partire dalle olive, ingredienti nutraceutici e funzionali in grado di combattere i processi degenerativi associati all’invecchiamento. La materia di partenza? La sansa umida, con tanto di resti di noccioli e buccia, scarto ottenuto dall’estrazione dell’olio extra vergine di oliva e, a quanto pare, ricca di sostanze antinfiammatorie e antiossidanti.

Il progetto, denominato Nutrace, ha una durata di tre anni e conta niente meno che sull’appoggio del Ministero dell’Economia (MINECO). Ognuno sta facendo la sua parte: Bodega Matarromera sta ottimizzando il processo produttivo dell’olio extra vergine di oliva, per accrescerne la concentrazione di composti bioattivi e sviluppare una nuova linea di oli dalle spiccate proprietà salutari. In parallelo, Ainia sta lavorando al recupero di sostanze bioattive presenti nella sansa, come i polifenoli e gli acidi triterpenici, con cui elaborare ingredienti nutraceutici e funzionali da utilizzare in alimenti e cosmetici.
Da parte sua, infine, IBGM-CSIC studia e verifica l’azione antinfiammatoria e antiossidante dei prodotti ottenuti.

Sulle pagine di Olive Oil Times, invece, si dà conto della collaborazione tra Giappone e Tunisia. Il Paese del Sol levante, infatti, continuerà a investire nel settore dell’olio d’oliva tunisino fino al 2021, procedendo sulla linea degli studi e delle sperimentazioni già tracciata dal team di ricercatori di entrambi i paesi e realizzati all’interno del programma governativo giapponese teso a promuovere ricerche congiunte a livello internazionale.
Uno degli studi, condotti da tre istituti giapponesi coinvolti (l’Università di Tsukuba, quella di Kyoto e il Tokyo Institute of Technology) in collaborazione con i ricercatori tunisini del Centro di Biotecnologie di Sfax, ha messo in evidenza, in particolare, che tutte le varietà di olio di oliva tunisino e soprattutto una, prodotta nel nord del Paese, contengono una maggiore quantità di polifenoli (fino a 10 volte tanto) rispetto agli oli italiani o spagnoli, e sono dunque più ricchi di micronutrienti e antiossidanti naturali.
Forte di questi risultati, il secondo step del progetto punta ora allo sviluppo di linee alimentari, cosmetiche e farmaceutiche che possano declinare e rendere fruibili questi vantaggi, e allo sviluppo di una filiera di produzione ed export di prodotti dall’elevato valore aggiunto, compreso il lancio di un’etichetta di olio di oliva tunisino in Giappone. Il progetto si avvale di un budget totale di 7,83 milioni di dinari tunisini, pari 3,21 milioni di dollari, garantiti dalla Japan International Cooperation Agency (JICA).

Dalla Tunisia alla Grecia, dove per la promozione dell’olio d’oliva è stato messo in rete il sito in inglese, indipendente e no profit, “Greek Liquid Gold: Authentic Extra Virgin Olive Oil”, pronto a fornire il maggior numero di informazioni in lingua inglese sul prezioso prodotto e sul suo indotto. Non mancano, infatti, tra le tante, una sezione dedicata a ricette di cucina, una incentrata sui benefici effetti per la salute dell’olio extra vergine di oliva, che, tra l’altro, rappresenta ben l’80% dell’intera produzione greca, e una parte ricca di dettagliate informazioni e descrizioni di agriturismi e destinazioni all’insegna dell’enogastronomia.

Ancora di collaborazioni ma questa volta tese a sfruttare nuove varietà di olivo si parla su Oleo Revista. Il rettore dell’Università di Cordoba (UCO), infatti, José Carlos Villamandos e il presidente dell’Ifapa, l’istituto di ricerca e formazione agraria e acquacoltura dell’Andalusia, hanno firmato un nuovo accordo per regolare lo sfruttamento delle varietà di ulivo di titolarità condivisa. La partnership, che avrà una validità di quattro anni, prorogabili ad altri quattro, consentirà ai due istituti di continuare la ricerca di miglioramento genetico dell’ulivo sviluppata congiuntamente negli ultimi 25 anni e di esplorare le possibilità offerte dalle nuove varietà. Dall’inizio di questa attività di ricerca sono stati valutati più di 10mila genotipi provenienti da 101 ibridi. Deriva da questo programma di miglioramento, per esempio, la varietà Sikitita, la prima selezionata per essere utilizzata in piantagioni di ulivo a siepe, e protetta i paesi come Argentina, Messico e Usa.

Cambiando argomenti e magazine, Mercacei riporta che l’olio di oliva è stato il prodotto agroalimentare più esportato dalla Spagna lo scorso mese di marzo, con un forte incremento (53,2%) nelle vendite a valore verso l’estero rispetto allo stesso mese del 2016, fino ad arrivare a 404,22 milioni di euro. Tra le destinazioni principali secondo il report mensile pubblicato dal Ministero dell’agricoltura, pesca, alimentazione e ambiente figurano l’Italia, (161,02 milioni di euro, +87,2%), gli Stati Uniti (56,70 milioni di euro, +130,6%), il Portogallo (35,64 milioni di euro, +64,2%) e la Francia (24,91 milioni di euro, -5,8%).

Sempre su Mercacei troviamo il resoconto del primo Foro de la Calidad del Aceite de Oliva Montes de Toledo, organizzato nel capoluogo della comunità autonoma di Castiglia-La Mancia gli scorsi 8 e 9 giugno, dalla DOP Montes de Toledo e dalla Asociación Española de Municipios del Olivo (AEMO). Tra i temi trattati, la scommessa sull’olio di oliva extra vergine di qualità, la gestione dei frantoi, l’importanza del marketing e del design del packaging.
Da qualunque angolazione venga preso in considerazione il settore, una sola, all’unanimità, è parsa la via in grado di garantire successo e redditività: perseguire per ogni aspetto l’alta qualità come strategia vincente sui mercati.

Restiamo ancora sulle pagine di Mercacei, dove ha spazio la notizia dell’avvio di IoF2020 (Internet of Food and Farm), un progetto che promette di rivoluzionare il settore agroalimentare attraverso la tecnologia delle comunicazioni. Sviluppato in cinque grandi settori: colture arative, lattiero-caseario, carne, colture orticole e frutticole (quest’ultimo comprendente anche le olive), avrà l’appoggio della Commissione europea, che gli ha destinato 30 milioni di euro. Tra gli oltre 70 soci europei che partecipano al consorzio che si occuperà della sua realizzazione con l’intento di risolvere le sfide sociali del settore, mantenendone la competitività e accrescendone la sostenibilità, figura anche Cooperativas Agro-alimentarias de España. Secondo l’organizzazione che difende gli interessi economici e sociali del movimento cooperativo agrario spagnolo, “l’internet delle cose” (le possibilità offerte dalla rete connessa a dispositivi e sensori) sarà protagonista di molte rivoluzioni. In campo agricolo, per esempio, alleato con Big Data, sarà il motore di sviluppo della cosiddetta agricoltura intelligente, un’evoluzione ultratecnologica dell’agricoltura di precisione. Diversi casi pilota sviluppati in tutta Europa consentiranno di testare le diverse tecnologie: andranno dall’ottimizzazione dell’irrigazione attraverso sensori distribuiti in campo all’utilizzo di GPS applicati ai capi di bestiame.

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