Olio Officina Festival

Un inno alla bellezza

Olio Officina Festival 2016, diario di bordo numero 4. Lo stile? Non lo si può mettere da parte, come pure il design concernete le archietteture dei frantoi. Con il concorso “Le Forme dell’Olio”, inoltre, l’attenzione la si è rivolta anche anche alla veste esterna, non solo al contenuto. Un buon abbigliaggio d’altra parte serve a valorizzare ancora di più la qualità dell’olio

Giorgio Ruggeri

Un inno alla bellezza

La seconda giornata di Olio Officina Festival si è conclusa con un inno alla bellezza, facendo attenzione a ogni cura dei dettagli. Predniamo il premio sul packaging le “Forme dell’olio”, per esempio. Questo prende in considerazione la forma senza dimenticare la sostanza, anche perché ciò che è buono dentro è (dovrebbe essere) bello anche fuori. E poi, d’altra parte, perché non considerare l’olio che si ricava dale olive come un dono, puntando di conseguenza sul packaging?

E’ con questo spirito che sul palco della sala Leonardo sono passati in sfilata i vincitori del concorso “Le Forme dell’Olio”, sia quelli della sezione “oli da scaffale e canale Horeca”, sia quelli della sezione “regalistica”, oltre poi a coloro che hanno ricevuto le menzioni speciali, con i premi consegnati direttamente dalle mani di Luigi Caricato, direttore del festival, e dal presidente della giuria Gianni Pasini, noto designer e già balzato a suo tempo agli onori con il celebre premio del “Compasso d’Oro”.

Quest’anno il concorso “Le Forme dell’Olio è gointo alla terza edizione del premio, stimolando le aziende partecipanti, e anche quelle che non lo hanno fatto perché non si sentivano pronte, a riconsiderare il valore dell’abbigliaggio delle proprie confezioni, ponendosi così il problema, dopo gli importanti passi in avanti compiuti sul fronte della qualità sensoriale, di farne altrettanti anche sul fronte del modo con cui presentarsi sul mercato.

Sul palco non hanno sfilato le sole aziende partecipanti alle Forme dell’Olio, vi erano anche coloro che hanno ritirato il Premio Olio Officina – Cultura dell’Olio, ed esattamente l’architetto Antonio Monte; l’editore spagnolo di “Mercacei” e “Olivatessen” Juan Penamil; l’antropologa e scrittrice Daniela Marcheschi; e l’imprenditrice Laura Turri. Un bel traguardo, perché è il segno evidente che vi sono persone e professionisti di grande rilievo, fari puntati sul mondo dell’olio, punti di riferimento da non trascurare.

In sala Leonardo, quest’anno, ci sono state in apertura, per ben trenta minuti, una serie di proiezioni trasmesse in sequenza, a introduzione dei tanti interventi che si sono poi ascoltati nel corso delle tante ore di incontri. La terza giornata, conclusiva del festival, si è aperta in particolare con un fitto dialogo tra Simona Lauri, esperta d’arte bianca, e Luigi Caricato, esperto d’olio, incentrato sul tema dello snack della salute, puntando così a innovare la consueta e abusata idea di merenda così come oggi la conosciamo. Per una sana alimentazione, si è detto, occorre partire dalla semplicità di alcune materie prime, come per esempio l’olio da olive e il pane, o comunque tutti i prodotti da forno, ma la questione da risolvere è la praticità di tali snack naturali. Qualcosa si è fatto, come ben dimostra l’esempio di un’azienda Toscana, la Olearia del Chianti, che si presenta sul mercato con una originale formula di snack, dal nome “Olio e Pane”.
Una idea innovativa, nata da un progetto che era in cantiere da molto tempo, come ha avuto modo di ribadire sul sito intenert dedicato Matteo Gonnelli. “Spesso fuori per lavoro, sono costretto a mangiare qualcosa di corsa. Così ho pensato che creare un prodotto figlio della nostra esperienza di azienda olearia e della tradizione gastronomica italiana concepita per essere un’alternativa molto interessante”. Detto fato, e così anche a Olio Officina Festival si è potuto provare questo snack, pratico, facile, rapido, senza nemmeno sporcarsi.

Dopo il binomio olio e pane, un’altra associazione di materie prime è stata quella che ha visto uniti il vino con l’olio, e così, sempre Luigi Caricato, insieme questa volta con Antonello Maietta, il presidente dell’Associazione Italiana Sommelier, hanno riflettuto a voce alta sulle possibili sinergie tra i due prodotti, i quali, sia il vino, sia l’olio, sono stati in fin dei conti sempre fratelli. Ecco allora l’impegno dell’Ais nell’organizzare una serie di corsi strutturati di degustazioni di olio. Per tutti, senza preclusioni. Corsi popolari, economici, di facile approccio, per educare all’assaggiod egli oli e alla loro riconoscibilità.

L’olio visto dal di dentro, dunque, guardando alla sua ricchezza di profili sensoriali, imparando a conoscere di conseguenza l’olio anche “dietro le quinte”, considerando non solo la massa grassa, ma acnhe quella componente preziosa che comprende i polifenoli, sostanze antiossidanti responsabili delle sensazioni di amaro e piccante. L’olio va conosciuto oltre il già detto, approfondendo una materia viva che ha necessità di essere conosciuta dal di dentro per essere approfondita. Conoscendo tale materia prima, la si può utilizzare la meglio, imparando a rispettare l’olio in fase di cottura, tra i fornelli, come ha potuto raccontare in maniera chiara il maestro di cucina Giuseppe Capano.

Non solo in cucina, però. L’olio è una risorsa da scoprire anche attraverso la sua storia. A lio Officina Festival lo si è fatto compiendo un viaggio immaginario che ha condotto il pubblico tra gli antichi frantoi ipogei, fino a confrontare le antiche “officine olearie”, come venivano chiamate un tempo, con le moderne tecnologie, sempre seguendo una strada tracciata da una tradizione che non può essere intesa in modo statico, ma in una dinamicità aperta al futuro.

L’olio ha incontrato se stesso indagando anche in campi del sapere meno frequentati, come lo sono per esempio le Sacre Scritture, quelle per esempio riportate nelle pagine del libro “L’olio della salvezza”, scritto dal cardinale Salvatore De Giorgi, e pubblicato da Olio Officina. Sono pagine che trasudano spiritualità, e che padre Lorenzo Saraceno, intervenuto al festival, monaco camaldolese dell’eremo di San Giorgio a Bardolino, sul lago di Garda, le ha presentate con grande efficacia.

Non solo olio, anche l’olivo ha avuto la sua centralità. Fino a giungere agli approfondimenti sul batterio noto come Xylella fastidiosa, che in Puglia, con gli strascichi giudiziari a esso collegati, ha rimepito sala Leonardo, con i riflettori accesisun uno dei protagonisti, il professor Giovanni Martelli, il professor Salvatore Camposeo, l’agronomo Duccio Caccioni, e il giornalista Luciano Capone, del quotidiano Il Foglio.

Non solo sala Leonardo, tutte le sale hanno attartto un grande pubblico curiosi di conoscere e informarsi sull’olio. Hanno riscosso grande successo le esperienze di blending, con Giovanni Zucchi e Francesca Tiberto, nonché le esperienze sensoriali di Chiara Cioricelli e del suo gruppo di esperti, senza trascurare i tanti saggi assaggi d’olio, dentro e fuori dal bicchiere. Oltre poi ai cooking show ospitati in sala Bramante, nello Spazio Olitalia, tra le ricette proposte dagli chef e gli assaggi di fritti all’iitaliana..

E poi, tante finestre si sono aperte su più orizzonti. Dall’approfondimento degli oli della Sicilia, a quelli derivanti dalle olivicolture estreme nel Nord Italia, senza venir meno alle peculiarità delle cinque sottozone della Dop Umbria, con esperienze inusuali, che hanno unito i sensi che entrano nel vivo dell’assaggio degli oli, con l’orecchio impegnato ad ascoltare la musica. Insomma, modi per sperimentare nuovi approci, inediti, che hanno guadagnato sin da subito il pieno consenso e la curiosità del pubblico intervenuto.

La conoscenza delle produzioni olearie italiane è stata esaminata in lungo e in largo, fino a estendersi con quelle estere degli oli maltesi. Senza nemmeno trascurare o saggi assaggi degli oli aromatizzati, oltre che degli oli da seme.

A chiudere i lavori in sala Chagall, infine, sia venerdi, sia sabato, c’è stato il consueto approccio olistico, un appuntamento fisso ormai, che ha accompagnato Olio Officina festival sin dalla prima edizione. Tale approccio olistico è avvenuto attraverso il ricorso all’energia dei sette chackra, da cui si percepisce molto chiaramente la potenza evocativa delle suggestioni che si provano facendo ricorso agli oli corpo e alle acque aromatiche. L’obiettivo? La cura di se stessi, alla ricerca del benessere fisico e mentale.

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