Codice Oleario

Potatura meccanica? Sì, grazie

Expertise. Non è soltanto un modo per abbattere tempi e costi. E’ anche un buon motivo per equilibrare le piante e portarle a produrre bene tutti gli anni. Oggi tra l’altro si parla di chiome ricche di vegetazione fruttificante. Per un taglio meccanico, meglio il monocaule anzichè una forma a vaso

Angela Canale

Potatura meccanica? Sì, grazie

Corsi di potatura dell’olivo ovunque!
Concetto di cima, ramo a frutto e ramo a legno, questo ramo ha prodotto e va in ombra, questa dicotomia non va bene, fate un taglio senza sperone, taglio di ritorno, quello è un succhione, no un pollone, non più di sette minuti a pianta, ogni due anni, ogni tre, ma che dico! Poco e tutti gli anni!

Aiutooooooo! Non ce la possiamo fare di fronte ad aziende con molti ettari di oliveti da potare, il prezzo dell’olio a 2,40 euro al kg e con la manodopera sempre più rara. L’arte della potatura mi sembra sempre più improponibile.

Tonini, Roventini, Marinucci e tanti altri molto probabilmente si arrabbierebbero, ma a difendermi troverei sicuramente Morettini. Andate in una delle ultime pagine del suo trattato di olivicoltura e troverete la foto di una potatrice a barra. Correva l’anno 1950. E allora forse siamo noi ad essere in ritardo con l’apprendimento del “nuovo”.

Ognuno di voi starà pensando che la varietà locale, che ha nel proprio oliveto, sicuramente non si presta a questo tipo di taglio, troppo assurgente o troppo biricchina per sopportarlo. Lo so che non ce la fate ed è più forte di voi pensare ad una sorta di rasoio per rinnovare la chioma produttiva dei tanto amati olivi. Quegli olivi che alcuni di voi non fanno toccare nemmeno al potatore più esperto per paura di arrecargli un danno.

La potatura meccanica non è soltanto un modo per abbattere tempi e costi, a volte è anche il modo per far equilibrare le piante e per portarle a produrre bene tutti gli anni. I molteplici ed eccessivi tagli di forbicetta del potino spesso creano squilibri vegetativi, stimolando la pianta ad una reazione di eccessiva produzione di legno, piuttosto che di frutti, sempre per la regola dell’equilibrio tra apparato radicale e chioma. E se una volta si diceva che attraverso la chioma doveva vedersi il volo di un uccellino, magari perchè serviva una scusa per far legna da ardere, oggi si parla di chiome ricche di vegetazione fruttificante.

Il fammi povero che ti farò ricco non mi sembra al passo con i tempi!
Eliminare la porzione esterna di una chioma quando lo scheletro è ben impostato e definito, vuol dire provocare l’emissione di nuovi rami a frutto dalle gemme ascellari delle foglie, vuol dire non fare tagli di diradamento o asportazione e quindi mantenere alto il numero di metri totali di rami a frutto. In un vaso policonico la formazione di succhioni interni verrà presto bloccata dalla vegetazione esterna dove invece si concentra la produzione delle olive. Il brutto vizio di produrre succhioni nella parte alta della chioma può essere tenuta a bada da un bel taglio di topping. E quindi chiome, contenute in altezza e diametralmente, saranno pronte per la produzione.

Non c’è ombra di dubbio: meglio il monocaule per un taglio meccanico, piuttosto che su una forma a vaso, ma so che per la maggior parte di voi questo sarebbe troppo da sopportare. Da venti anni in un’azienda umbra, l’agricola Faena, si pota a macchina sul monocono con ottimi risultati. Ancor prima il Cnr di Perugia l’aveva messa a punto in un’azienda di Tuoro, sul lago Trasimeno.
In questa occasione ho usato la barra potatrice in un’azienda che si trova nel comune di Spoleto, l’azienda agraria Antonio Bachetoni, e sono stati predisposti filari uguali potati interamente a macchina, filari potati a mano e a macchina e altri potati soltanto meccanicamente. Questo per avere tempi e risposte produttive da analizzare e valutare al momento della raccolta.

In tutto questo non ho assolutamente la presunzione di dare dati sperimentali come potrebbe farlo un istituto di ricerca, le mie annotazioni vogliono essere soltanto il racconto di un’esperienza che seguo da molti anni e che potrebbe essere di aiuto e d’incoraggiamento per chi non sa o sa e non osa.

Niente è una regola, ma l’esperienza, la professionalità e la giusta apertura mentale di chi opera nel settore sapranno farlo orientare verso la scelta di pratiche colturali in grado di garantire contenimento dei costi, produttività, qualità e rispetto per un importante settore dell’agricoltura come l’olivicoltura.
Mantenere efficienti e produttivi i nostri olivi non vuol dire soltanto produrre olio, ma ritengo sia fondamentale per la conservazione di parte della bellezza agricola della nostra Italia.

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