Codice Oleario

Un coleottero contro gli ulivi

Expertise. Rhodocyrtus cribripennis. Nell’Isola di Cherso, in Croazia, sembra che questo insetto abbia determinato quasi l’azzeramento della produzione. E’ il punteruolo dell’olivo, uno tra i tanti nomi comuni con il quale è conosciuto. L’adulto è di color rosso mattone appena lucente, tendente al grigio. Come lo si può fronteggiare?

Bruno Bagnoli

Un coleottero contro gli ulivi

Franko Fučić ci ha scritto dalla Croazia (QUI), a nome del’associazione degli olivicoltori “Ulika” dell’isola di Cres, trasmettendoci tutto il loro dolore e disorientamento per gli ingenti danni causati da un insetto che sta devastando gli oliveti, con raccolto di olive compromesso in maniera drastica. Con un altro post su Olio Officina Magazine pubblicheremo più avanti la loro lettera, e soprattutto una galleria di immagini toccanti, come quella riportata qui ad apertura di articolo. Ringraziamo di cuore il professor Bruno Bagnoli, docente presso il Dipartimento per l’Innovazione dei sistemi Biologici, agroalimentari e forestali dell’Università degli Studi della Tuscia per il suo prezioso contributo.

Rhodocyrtus cribripennis (Desbrochers 1869)

(Coleoptera, Curculionidoidea Attelabidae)

Sinonimie
Rhynchites (Coenorrhynus) cribripennis Desbrochers, 1869
Rhynchites ruber Schilsky, 1903, nec Fairmaire, 1859

Nomi comuni
Punteruolo dell’olivo, rhynchite de l’olivier, gorgojo de las aceitunas, olive fruit curculio, twig cutter

Tratti morfologici
L’adulto ha una lunghezza totale di 5,6-6,0 mm. Il colore generale del corpo è rosso mattone appena lucente, tendente al grigio per la fitta pubescenza dorsale. Il rostro è leggermente arcuato e più o meno lungo quanto il resto del capo e il protorace. Le elitre sono fortemente solcate.
L’uovo, di forma ellittica e colore giallo-citrino, ha dimensioni di 0,6×0,4 mm.
La larva matura è piuttosto tozza, apoda, solitamente piegata a C, con una lunghezza, quando distesa, di 7,0 mm e uno spessore di 2,8 mm. La colorazione generale del corpo è crema pallido, ma il pronoto è ocraceo e la parte anteriore del capo rosso-fulvo con mandibole nere. Al torace e all’addome risultano visibili 13 segmenti, di cui l’ultimo assai piccolo.
La pupa, leggermente arcuata, è ancora più tozza, con una lunghezza di 4,3 mm e una larghezza di 2,6 mm. Il colore è bianchiccio tranne agli occhi, più o meno scuri.

Distribuzione geografica
È specie di origine paleartica largamente distribuita soprattutto nella regione circummediterranea orientale (Sud della Russia, Turchia, Grecia, Penisola Balcanica, Italia, Corsica, Malta, etc.).

Piante ospiti
Risulta strettamente associata all’olivo, sebbene segnalata anche su qualche altra oleacea come Phyllirea angustifolia e Jasminum officinalis.

Biologia
Gli adulti emergono dalle pupe formatesi nel terreno, da fine aprile a fine maggio, e in volo si portano sulla chioma delle piante ospiti per nutrirsi inizialmente a spese dell’epidermide inferiore e del mesofillo delle foglie, praticando così delle tipiche erosioni a chiazza, non lesive dell’epidermide superiore che tuttavia, con il tempo, dissecca e si distacca dal lembo fogliare. Su foglie giovani, l’attività trofica può causare il disseccamento totale o malformazioni.
Quando le erosioni interessano l’asse o l’apice dei germogli erbacei, questi finiscono sempre per disseccare. Una volta formatisi i frutti, gli adulti li utilizzano per la propria nutrizione praticandovi delle escavazioni circolari di 0,5 mm di diametro, attorno alle quali si forma poi un caratteristico alone bruno.
Su drupe ancora sufficientemente piccole, il rostro del punteruolo può raggiungere la mandorla determinando poi la caduta del frutto. In Italia meridionale, su varietà con drupe piccole, questa cascola precoce si ha spesso a inizio luglio.
Allorché le olive hanno raggiunto un maggiore sviluppo, con un conseguente inspessimento del mesocarpo e indurimento dell’endocarpo, l’escavazione si arresta alla superficie esterna di questo. I sintomi dell’attività trofica sulle olive variano sensibilmente in funzione della varietà e della fase fenologica, mentre il numero medio di escavazioni per drupa varia in funzione del rapporto fra densità di popolazione degli adulti e densità dei frutti. In certe situazioni può arrivare fino a 20-30.
A partire dalla fine di luglio e per tutto il mese di agosto, le femmine iniziano a deporre le uova. Per tale attività esse praticano con il rostro delle escavazioni nelle olive, generalmente nella loro parte prossimale, fino a raggiungere il nòcciolo, dopodiché, giratesi su se stesse, introducono l’ovopositore nella galleria e vi lasciano in fondo un solo uovo per sito. Estratto l’ovopositore chiudono sommariamente il pozzetto che poi viene ad essere otturato da proliferazione di tessuto chiuso sommariamente In casi di forte infestazione si possono rilevare fino a 2-3 gallerie di ovideposizione per drupa.
Lo sviluppo embrionale dura una decina di giorni, completato il quale nascono le larve che perforano il nòcciolo già lignificato per andare ad attaccare la mandorla a spese della quale completano il proprio sviluppo. Anche se più uova sono state deposte su una stessa oliva, solo una larva vi completa lo sviluppo.
Raggiunta la maturità, le larve praticano una galleria attraverso l’endo, il meso e l’epicarpo per abbandonare il frutto, sia che la drupa sia già caduta a terra, sia che si trovi ancora sulla chioma. La maggior parte delle larve guadagnano il terreno in settembre-novembre, ma una quota di solito ridotta continua a svilupparsi nelle olive durante l’inverno per abbandonarle in aprile-maggio.
Nel terreno, a una profondità di 4-10 cm a seconda del tipo di suolo, le larve costruiscono un bozzolo terroso pressoché sferico di 5-6 mm, all’interno del quale, né quelle emerse dalle olive in autunno, né quelle fuoriuscite in primavera si impupano prima di agosto-settembre.
Lo sviluppo pupale si completa in inverno, ma gli adulti emergono dal suolo solo a partire dalla fine di aprile, facendo sì che la specie presenti una generazione ogni due anni.

Danni
La specie si dimostra dannosa principalmente a causa dell’attività trofica degli adulti che oltre a provocare un accrescimento irregolare delle foglie e la distruzione di gemme, germogli e apici vegetativi, con le escavazioni nelle olive, da quando queste si sono da poco formate a quando presentano l’endocarpo già lignificato, ne determinano il distacco dalla chioma, causando perdite secche di produzione che possono andare dal 40 al 70% e oltre di frutti.
In questi ultimi anni la specie si è dimostrata particolarmente dannosa lungo quasi tutta la Penisola Balcanica e in Grecia. Per la regione Istriana è stata stimata una perdita di produzione nel 2013 di circa il 75%. Nell’Isola di Cherso in Croazia, sembra che Rhodocyrtus cribripennis abbia determinato quasi l’azzeramento della produzione.
Le cause delle pesanti ed estese infestazioni del coleottero, che si configurano come l’effetto di una gradazione demografica di un fitofago di interesse forestale, non sono chiare, ma è probabile che almeno in parte possano ricondursi a tre ordini di fattori:
1) un susseguirsi di annate climaticamente favorevoli alla specie;
2) una modificazione degli assetti agronomici-colturali dell’ecosistema oliveto;
3) una carenza di mezzi e metodi di controllo adeguati.

Lotta
Finché nella farmacopea agricola erano disponibili prodotti a base di esteri fosforici come azinfos-metile, quinalfos e acefate, alquanto energici, polivalenti sui diversi stadi di sviluppo e a largo spettro di azione, è probabile che le saltuarie e più o meno localizzate infestazioni del punteruolo potessero essere facilmente debellate.
Con l’importante, necessaria e positiva evoluzione della normativa europea in materia di agrofarmaci, le armi chimiche a disposizione si sono ridotte drasticamente rispetto al passato, e nuove metodologie di lotta alle avversità biotiche devono essere messe a punto in un’ottica di protezione integrata ecosostenibile. Per far fronte alla specifica problematica, in alcuni distretti olivicoli europei si sono formati comitati di agricoltori con lo scopo di richiedere alle autorità competenti la possibilità di impiego, in deroga alle norme vigenti, di agrofarmaci non registrati e in particolare di neonicotinoidi.
Sebbene il fatto che nessun insetticida risulti oggi registrato in Italia e in altri Paesi europei per il controllo dell’attelabide, costituisca un’indubbia carenza fitosanitaria, tale tipo di approccio, che tradisce il rischio di un “ritorno al passato”, non può essere condiviso per vari motivi in palese contrasto con i giusti orientamenti verso un’olivicoltura che potremmo definire “buona, pulita e giusta”.
Si tratta, pertanto in primo luogo, di analizzare compiutamente il fenomeno in tutte le sue componenti, realizzando una “task force” di ricercatori e tecnici di settore, per evidenziare i “denominatori bio-ecologici comuni” allo sviluppo delle infestazioni nelle diverse aree olivicole. In parallelo è opportuno che si razionalizzi al massimo il sistema delle cure colturali e delle misure fitosanitarie contro specie chiave come la mosca delle olive, Bactrocera oleae, o in certe zone la tignola dell’olivo, Prays oleae, anche se il momento ottimale per l’applicazione di trattamenti insetticidi può risultare non coincidente per le differenti specie.
Di sicuro la soluzione non è dietro l’angolo, ed eventuali tecniche di “mass trapping” contro gli adulti sono lontane dal poter essere disponibili, ma l’individuazione di tutte le possibili vie per ridurre le popolazioni e ostacolare lo sviluppo del coleottero appare fondamentale. Al riguardo, la valutazione del rapporto “costi/benefici” per pratiche di “sanitation” (eliminazione delle drupe cascolate e infestate), di lavorazione del terreno prima dell’emergenza degli adulti, e per eventuali altri interventi agronomici, meccanici e fisici, risulta quanto mai necessaria.

Riferimenti bibliografici

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Matjaž JANČAR, 2013 – Kljunati oljkov rilčkar (Rhodocyrtus cribripennis) – podobne poškodbe v letu 2013 opazili tudi v Slovenski Istri. – http://www.kmetijskizavod-ng.si/panoge/oljkarstvo/2013-kljunati-oljkov-rilckar

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