Codice Oleario

Un impianto superintensivo

Il coraggio di guardare al futuro e investire. Pasquale Roccia racconta la sua esperienza, con parole e immagini. Ad Ascoli Satriano, nel nord della Puglia. Il nuovo oliveto è ubicato in località Pezza Placida, per un’estensione di due ettari e 3300 piante con sesto d’impianto 4x1,5

L. C.

Un impianto superintensivo

Pasquale Roccia è figlio di Michele, il titolare dell’Oleificio Roccia, operativo ad Ascoli Satriano, in provincia di Foggia. In questi giorni è orgoglioso del proprio lavoro, visto che ha gli occhi che guardano dritto al futuro. La decisione di andare incontro al nuovo, di provare a non ripetere la strada battuta da tutti è encomiabile. Già piantare olivi è divenatto un atto rivoluzionario e inconsueto in un’Italia che non punta più sullì’olivicoltura, farlo con un impianto superintensivo lo è ancor di più. E c’è giustamente da essere orgogliosi.

Perchè tale decisione? “E’ una decisione che guarda al futuro, un futuro non semplice in cui è necessario prendere decisioni oggi per l’olivicoltura di domani. Non so dire – spiega Pasquale Roccia – se questa è la soluzione. Resta comunque una soluzione. Una soluzione che spinge tutti noi agricoltori verso una olivicoltura diversa, professionale, in cui è necessario prestare maggiore attenzione a tutte le fasi di sviluppo dell’oliveto, molto di più di quanto si è fatto in passato”.

Le attese? “E’ una olivicoltura molto diversa”, spiega Roccia. E’ una olivicoltura dalla quale ci si attendiamo maggiori quantità di olive per ettaro, ma anche una riduzione del fenomeno dell’alternanza di produzione, oltre a una riduzione dei costi di gestione. Quello che abbiamo
realizzato è una filiera tutta italiana, partendo dalla produzione delle piante fino alla commercializzazione del prodotto finito. L’attesa è quella di dare slancio al settore coinvolgendo
nella filiera gli olivicoltori, lavorando insieme e in maniera coordinata”.

Le caratteristiche dell’impianto? “Si tratta di un oliveto superintensivo con sesto di impianto 4×1.5, quindi con circa 1600 piante per ettaro. La varietà che abbiamo trapiantato è l’Arbequina. Ci sono anche altre varietà, molto interessanti: l’Arbosana, la Koroneiki.

E l’azienda? “La nostra azienda, l’Oleificio Roccia, è nato nel 2007, per la forte volontà di mio
padre Michele nell’andare oltre la coltivazione, passando alla fase della trasformazione del prodotto. Così, nel 2007 abbiamo realizzato ex-novo un frantoio, senza aver mai fatto prima tale lavoro, ma avendo le idee chiare. Puntando sulla qualità del prodotto finito, sulla diffusione della cultura dell’olio, attraverso una serie di convegni che teniamo ogni anno presso il frantoio, e sulla valorizzazione dell’olio extra vergine di oliva attraverso il confezionamento, avviato l’anno
successivo”.

Soddisfatti? “Riteniamo che in questi anni abbiamo fatto molti passi in avanti, anche grazie ai nostri olivicoltori, che non finiremo mai di ringraziare per averci dato da subito fiducia. Molti obiettivi rastano da raggiungere e ai quali guardiamo con ottimismo”.

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