Codice Oleario

Viva l’olio senza scadenza

Ora, dopo tanto fumo negli occhi, Coldiretti gioca l’ennesima carta per guadagnare il consenso della gente, parlando alla pancia. Resta però da chiedersi se sia davvero un grave errore, come sostiene la nota organizzazione agricola, non rendere più obbligatoria la data di preferibile consumo per l’olio extra vergine di oliva

Luigi Caricato

Viva l’olio senza scadenza

E’ un argomento di attualità. Ormai non si fa che parlare d’altro. Coldiretti, come al solito, è sempre in pista, là dove c’è da fare cagnara.

“Togliere la data di scadenza dell’olio di oliva per favorire lo smaltimento delle vecchie scorte a danno dei consumatori è un errore che mette a rischio la qualità dell’offerta in Italia”. Questo è quanto ha sostenuto Coldiretti, riguardo all’ipotesi di modificare l’articolo 7 della legge n. 9 del 2013, norma nazionale che prevede un termine minimo di conservazione non superiore ai diciotto mesi per l’olio extra vergine di oliva.

Ora, noi sappiamo bene che l’olio da olive è materia prima fragile, dalla vita breve, ma non per questo brevissima. Subisce di fatto delle modificazioni, è vero, ma gli oli contemporanmei sono diversi da quelli prodotti nel passato, anche solo da quelli di venti o trent’anni fa. Vi basta leggere l’articolo del professor Giovanni Lercker, “Le modificazioni dell’olio” (QUI), per rendersi conto che si ha a che fare con una merce che è destinata a ossidarsi, ma, ripeto, abbiamo oli diversi e migliori rispetto al passato, non gettiamo anni di studio e di lavoro sul campo con una prpaganda di basso livello.

L’olio subisce modificazioni, è vero, e tuttavia, va pure osservato che tutta questa paura non ha alcun senso, soprattutto ora, che con il progresso tecnologico e con la mutata mentalità operativa dei produttori, l’olio che si ricava dalle olive è, di fatto, oggi, un olio di più lunga durata, essendo maggiormente più stabile, proprio per via delle sua caratteristiche compositive.

L’olio extra vergine di oliva è effettivamente di migliore qualità rispetto al passato. L’oliva la si raccoglie prima della sua maturazione, e si ricava pertanto un olio più strutturato, e in più, va pure precisato, che l’estrazione è più rapida e avviene con macchinari più efficienti che fanno una differenza sostanziale. Anche le stesse modalità di conservazione, oltretutto, prolungano concretamente la shelf life di un olio ricavato dalle olive.

Poi. Poi ci sono i tanto decantati polifenoli, i quali essendo compomenti assai preziosi, dall’alto valore antiossidante, di fatto rendono gli oli più stabili. Non solo: oggi gli extra vergini sono conservati meglio rispetto al passato: si ricorre a magazzini termoregolati, e si fa ricorso anche a gas inerti, in modo che si possa tutelare al meglio la buona tenuta degli oli. Insomma, a conti fatti, la qualità superiore porta con sé i suoi buoni frutti: l’olio ha più lunga vita, sempre che si osservino le buone regole, ovviamente.

Non capisco pertanto tutto questo agitarsi di taluni signori, pronti sempre a lanciare strali contro chi vuole sovverire le leggi italiane e contro dunque ciò che viene da regolamenti comunitari. Solo che nessuno più si chiede come di fatto, alla fine di tutto, la responsabilità di quanto dichiarato in etichetta ricade sempre a chi ha confezionato e immesso sul mercato l’olio extra vergine di oliva.
Se compare scritto olio extra vergine di oliva, di conseguenza, tale dovrebbe essere. Così, che ci sia una data di preferibile consumo o meno, poco importa, giacché la legge impone comunque che non si dichiari in etichetta qualcosa di diverso da quanto riportato. Quindi, lo sappiamo tutti quanto a poco serva tutta questa demagogia. Non vi pare?

E poi, francamente: che senso hanno i tanti investimenti effettuati in questi ultimi anni per giungere a un extra vergine di alta qualità, quando poi dobbiamo restare rinchiusi nei limiti di una imposizione che impedisce di progettare e realizzare un olio dalla lunga vita?

I sensazionalismi di Coldiretti non fanno che insinuare dubbi tra i consumatori, sensibili come sono a tutti gli allarmi lanciati con troppa superficialità e che il più delle volte prendono per buoni, solo perché pensano che la fonte di tali notizie sia attendibile ed è sufficente che lo dica la televisione che tutto diventa vero. “Se saranno recepite le indicazioni comunitarie – si legge in un recente dispaccio diffuso da Coldiretti – la data di scadenza non sarà più di 18 mesi, ma potrà essere decisa liberamente dagli stessi imbottigliatori, il che equivale di fatto a cancellarla, poiché ognuno potrà metterla in base ai propri interessi commerciali ed è evidente il rischio che in molti ne approfitteranno per smaltire l’olio vecchio”.

Perché dunque fa tanta paura dell’olio vecchio. Semmai c’è da chiedersi in che stato si è conservato l’olio della precedente campagna olearia, se sia stabile o meno. Se ha vita breve ed è bene declassarlo a olio vergine di oliva, allora lo si faccia; ma se ha un buon profilo compositivo, con i parametri regolamentari, così come dettato dalle leggi, può ancora essere venduto come olio extra vergine di oliva semza problemi, giacché ha mantenuto le caratteristiche che lo legano alla sua classificazione merceologica originaria. Più semplice di così?

Purtroppo, quando si eccede con le forme parossistiche di Coldiretti, nutrite da tanto sensazionalismo, alla fine le persone più penalizzate sono proprio coloro che non hanno ancora terminato le scorte d’olio ma che si ritrovano, buon per loor, ancora con un extra vergine che è rimasto tale. Insistere su questo allarmismo inutile è solo un gran danno per gli stessi produttori. Proprio per questo, se l’olio conserva le caratteristiche previste dal legislatore, che male c’è a prevedere una liberalizzazione delle scelte in materia di etichettatura relativamente alla data di consumo preferibile? Ciò che conta, è sapere che la responsabilità di avere in bottiglia un prodotto differente da quello dichiarato in etichetta ricade tutta in chi immette in commercio un prodotto che risulta invece diverso.

Di conseguenza, basta con le chiacchiere. Torniamo a essere un Paese serio. Non ci meritiamo un traccollo così estremo. Torni il buon senso, per il bene di tutti, per il bene di un alimento/condimento unico, tanto più oggi che disponiamo di extra vergini di lunga vita.

L’illustrazione di apertura è di Angelo Ruta ed è tratta dal volume di Luigi Caricato, Il racconto dell’olio

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