Codice Oleario

Il DNA dell’oliva Taggiasca

La scienza non è un’opinione, ma non tutti se ne rendono ancora conto. Cavalcarla per sostenere una propria posizione non giova a nessuno. Lo stare sempre sulle barricate con il costante bisogno di trovare in continuazione un nemico con cui bisticciare non porta alcun vantaggio, soprattutto a un comparto produttivo, e a un territorio difficile nella sua conformazione orografica, qual è quello ligure

Olio Officina

Il DNA dell’oliva Taggiasca

Dall’undici novembre l’oliva Taggiasca e i suoi derivati (paté, denocciolata e salamoia) sono finalmente tutelati da una prova scientifica che va al di la dell’assaggio di un panel test di una Dop, finalmente ora c’è la certezza inequivocabile dell’identità e si potrà quindi da subito controllare chi è onesto e chi no, ma questo pare non interessare alla sua testata giornalistica visto che nulla è stato scritto a riguardo.

Entro fine 2018 ci saranno altri sviluppi e risultati a riguardo ancora più importanti per la Liguria del ponente e la sua cultivar perché la strada sulla ricerca intrapresa è solo all’inizio, mi chiedo sino a quando farete finta di nulla, o vi chiederanno di farlo.

Giuseppe Gagliolo

Sono felice per lei e festeggio brindando al grande successo cui si riferisce. Ma è davvero un successo?

Lei parla di “certezza inequivocabile dell’identità”. Debbo ammettere che mi emoziona molto la sua sicurezza e la fiducia nel mettere una linea di demarcazione netta tra chi è onesto e chi non lo è. Per consuetudine, quando ci sono due gruppi che la pensano diversamente, c’è sempre chi si sente dalla parte degli onesti e dei giusti.
Per questo brindo ai suoi successi, oltre che alla sua presunzione di stare dalla parte buona della società.

Su Olio Officina Magazine lei troverà sempre spazio, ma solo tutte le volte in cui ci scrive senza utilizzare unicamente le lettere maiuscole, come ha fatto in precedenti mail.
È questione di stile, per me. Le maiuscole equivalgono a un urlo e a me non piace chi urla per far sentire la propria voce.

Non capisco però il senso delle sue mail, il perché lei ce l’abbia tanto con la Dop Riviera Ligure, che è peraltro una delle poche attestazioni di origine dell’olio in Italia che funzioni, godendo nel contempo anche di un reale prestigio.
Forse sarà la tendenza disfattista di questo Paese, che deve per forza e ad ogni costo distruggere ciò che va bene, in modo da portare allo sfascio completo l’Italia?
Non lo so cosa stia accadendo in questo tempo di irrazionali schieramenti opposti.

Non comprendo nemmeno il senso delle sue accuse, per la verità. Nessuno in vita mia ha mai chiesto di fare qualcosa, nel senso che nessuno mi comanda. Così come non amo essere comandato, nemmeno amo comandare. Essere liberi significa proprio questo: non imporre il proprio punto di vista agli altri, pretendendo di essere dalla parte della ragione.
A parte ciò, a parte dunque l’indelicatezza della sua mail, che mi lascia tuttavia indifferente, mi chiedo solo a cosa serva, concretamente, tutta questa battaglia ideologica.

Io sono sereno, rispetto a quanto accade intorno a me.
La questione della Taggiasca so che sta dividendo la Liguria, ma non essendo ligure non mi sento di dire nulla al riguardo. Se fossi ligure starei invece dalla parte del buon senso, e guarderei dritto al futuro, non al presente. Mi chiederei cosa giovi alla mia regione, in propsettiva futura. Riempire la pancia oggi, lasciando la Taggiasca alla mercé di chi voglia guadagnarci tutto il possibile subito, senza minimamente pensare al domani, o preoccuparsi di tutelare la propria cultivar simbolo, la Taggiasca, facendo in modo che una Dop specifica possa garantirne la provenienza?
Scegliere di riempire la pancia oggi mi sembra una scelta scellerata; ma io non metto naso in faccende interne, riguarda solo voi liguri. Mi sembra un’ottima risposta al problema quanto scrisse a suo tempo Roberto De Andreis, e che è possibile leggere CLICCANDO QUI.

L’obiettivo dell’iniziativa portata avanti da un solido gruppo di soggetti, tra cui uno dei massimi esperti di oliva da tavola il già citato De Andreis, unitamente all’impegno del Consorzio dell’olio Dop Riviera Ligure e alle organizzazioni agricole e di settore, nonché all’adesione piena e convinta da parte delle Istituzioni, mi sembra la strada giusta da percorrere.
Mi rendo conto che non sia la strada che lei intende seguire, lei con altri che condividono la sua linea, ed è libero di pensarla diversamente e opporsi e proporre altro.
La scelta è vostra: dovete farla voi in Liguria. L’unico consiglio che mi permetto di darle (di darvi) è di scegliere in funzione del futuro.

La Taggiasca è una cultivar cui molto ambiscono per guadagnare, e infatti vi sono altre regioni e altri Paesi che ora la coltivano. Metteranno in circolazione olive da tavola e oli riconducibili alla Taggiasca, ma a vantaggio di chi? Forse della Liguria? Non mi sembra. Nel momento in cui altrove si avranno olive da tavola Taggiasca e oli da cultivar Taggiasca, gli unici a perderci sono i liguri, che mai riusciranno, in ragione delle conformazione del proprio territorio, a essere competitivi sui prezzi.

La questione DNA. Lei si illude che sia la soluzione. Anni fa mi interessai alla questione, ma la risposta degli studiosi era stata molto chiara, si può far poco dinanzi a una cultivar popolazione. Non è un caso infatti che si parli di Taggiasche, al plurale. Con tanti differenti DNA. Non si può essere certi del risultato. Nessuno può garantire nulla. Anche una cultivar Frantoio, che è poi la cultivar madre, può confondere e falsare il risultato.

Io non sono uno scienziato, le posso tuttavia dire che la prudenza è ciò che contraddistingue da sempre gli uomini di scienza da coloro che hanno troppi interessi a dare certezza di risultato. Lei parla dell’11 novembre come se fosse una data storica. Fa bene a crederci, a illudersi, ma non può pensare che tutti ci credano. Tutte le prove scientifiche hanno necessità di essere validate prima di essere ritenute attendibili. La scienza non è un’opinione e non manifesta mai fretta nel dar conto dei risultati.

L’analisi molecolare del DNA applicata agli oli da olive è un metodo non ufficialmente riconosciuto e pertanto non attendibile. Gli oli da cultivar Taggiasca sono oltretutto ben più complessi degli extra vergini ricavati da altre cultivar. Sognare è lecito, ma far passare per dato scientifico certo e inequivocabile ciò che è solo un sogno mi sembra molto azzardato.

Luigi Caricato

INVITO ALLA LETTURA

La questione Taggiasca-Giuggiolina

È tempo di scelte. Siamo sempre chiamati a compiere scelte, in realtà. In Liguria c’è gran fermento. E anche un po’di tensione. È inevitabile, quando la posta in gioco è alta. Si sono creati due fronti contrapposti, ma c’è la Taggiasca Dop, per salvare l’identità e il futuro della Liguria dell’olivo e dell’olio

di Roberto De Andreis

Per la foto di apertura si ringrazia il Consorzio dell’olio Dop Riviera Ligure

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