Codice Oleario

Il solito sacro olio mio

Alla nostra indagine sugli oli di oliva e sugli oli di sansa di oliva, Emilio Conti, titolare di un oleificio a Vallo della Lucania, ci ha risposto con ironia mista a sarcasmo. Volontariamente, o involontariamente, portando alla luce alcune verità sulle quali siamo chiamati, ci piaccia o meno, a interrogarci

Olio Officina

Il solito sacro olio mio

L’argomento olio di oliva e olio di sansa di oliva è stato affrontato pochi giorni fa e potete leggere QUI e QUI qualcosa, giusto per saperne di più e farvi un’idea. Presto altri interessanti interventi.

Sicuramente è un bene che il comparto oleario si interroghi, intorno alle categorie merceologiche degli oli da olive, soprattutto a partire da quelle produzioni, come l’oliva e il sansa, che un mercato maturo come quello italiano considera ormai marginali.

EMILIO CONTI

Se abbia ancora senso continuare ad avere sul mercato gli oli di sansa di oliva e gli oli di oliva.

Certamente si. Gli oli di oliva rappresentano uno sbocco fondamentale per il circa 50% della nostra produzione di olio di oliva vergine lampante. L’olio di sansa rappresenta un miglioramento della cucina dei ristoranti, i quali, invece di utilizzare il solito sacro olio mio, si sono convertiti al sansa per cucinare ed anche per friggere. Non da ultimo uno sbocco per le migliaia di tonnellate di sansa prodotta dai frantoi.

Quel che c’è da dire sugli oli di oliva e sugli oli di sansa di oliva. E se siano da ritenere una buona proposta commerciale nel periodo storico in cui viviamo.

Del sansa penso un gran bene, per l’oliva sono neutrale. L’olio di oliva e l’olio di sansa sono il veicolo per entrare nei mercati esteri. Saranno sempre accettati dal consumatore e sempre meno dalla politica italiana. Nella ristorazione italiana come in Asia propongo il sansa per friggere, si ottengono grandi risultati se raffrontati a qualunque seme. Chiaramente parlo di sansa di prima qualità raffinata bene e con aggiunta di extra.

Di cosa si possa pensare dell’olio di oliva vergine, ormai introvabile.

Il vergine è introvabile nei supermercati ma il consumatore – produttore italiano lo consuma in quantità. Il vergine serve per la miscelazione con oli extra dal prezzo alto, per l’autoconsumo e per la miscela con oliva e sansa. Penso che come categoria merceologica vada abolita. Bisogna sforzarsi a produrre extra come quasi tutti i paesi produttori EU, il resto sarà lampante e così sugli scaffali non ci saranno le schifezze che oggi alcuni propinano come extra e molti autoproduttori consumeranno prodotti sani e non saranno più a carico del servizio sanitario nazionale .

Del come ci si debba comportare rispetto all’ampia gamma degli oli da olive sono stato in più occasioni criticato, passando per difensore degli oli di sansa di oliva e degli oli di oliva. Come

Bisogna dire il vero e smascherare una volta per tutti chi affossa l’olio da olive per meri interessi personali e di lucro sulle spalle di chi lavora sodo ogni giorno. Ma se in un paese asiatico esporto più sansa di extra ed i clienti sono contenti, le fritture hanno un sapore diverso e quella ristorazione lo percepisce come una capacità italiana di differenziare l’offerta e dare qualità, cosa bisognerà fare, distruggere quello che per secoli è stata la nostra cultura oliandola per compiacere quattro ignoranti che pensano di governare l’olio in nome di ignari produttori?

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