Codice Oleario

Inesattezze sulla Xylella

La complessità della questione richiede grande cautela e precisione, ma non sempre è così. Non mancano infatti le inesattezze sul fronte della comunicazione riguardante la Xylella fastidiosa degli olivi. La più recente ed ennesima interpretazione de il Fatto Quotidiano, di per sé discutibile, sembra basata sulla impropria comprensione dei dati stessi da parte dell'articolista, Laura Margottini

Info Xylella

Inesattezze sulla Xylella

Domenica 12 febbraio Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo a firma di Laura Margottini dal titolo “Ulivi malati, non si può dare la colpa alla Xylella”. L’autrice ritiene che, stando ai dati forniti dalla regione, non si può “certificare l’esistenza di una correlazione tra batterio e malattia”. Nell’articolo si parla infatti di 1536 piante “malate” di cui solo il 6,5% (100 piante) è risultato positivo a Xylella. Tale considerazione è stata poi rilanciata anche da un servizio del TG COM 24 “Ulivi, la Xylella non c’entra”.

Due giorni dopo, il Prof. Gianluca Nardone, Capo del Dipartimento Agricoltura della Regione Puglia in una intervista al Quotidiano di Puglia ha precisato: “sono stati prelevati 1.536 campioni nell’area infetta, a sud della zona di contenimento. Di questi, 100 sono risultati positivi, ovvero una percentuale pari al 6,5%. Ma non è corretto affermare che tutte le piante analizzate siano sintomatiche né tanto meno malate. Infatti, il monitoraggio ha riguardato prevalentemente piante che interferivano con opere di pubblica utilità. D’altra parte non sempre i sintomi di bruscatura fogliare, laddove presenti, conducono al disseccamento rapido della pianta”.

Da questa precisazione si evince che la interpretazione de il Fatto Quotidiano, per la verità già di per se discutibile , sembra basata sulla impropria comprensione dei dati stessi da parte dell’articolista.
Come sottolinea Nardone, si tratta di 1536 piante campionate nella zona demarcata come “infetta” , ma perlopiù per esigenze di procedure riguardanti opere pubbliche, da cui per quanto noto NON E’ STATA RILEVATA, perché non richiesta, L’EVENTUALE PRESENZA DI SINTOMI.

In definitiva i campioni in questione hanno riguardato la zona “dichiarata” infetta ove però la malattia non è ancora uniformemente distribuita.

Inoltre i 1.536 campioni citati nulla hanno a che vedere con il monitoraggio ufficiale a maglie condotto da ARIF, attuato solo nelle zone tampone e contenimento, dove si va a cercare la pianta (una per ettaro) con i sintomi più sospetti; nello specifico invece sono state analizzate indistintamente tutte le piante, perlopiù ricadenti in suoli destinati ad opere pubbliche. Di conseguenza, fare considerazioni sulla correlazione batterio-malattia sulla base di un dato inutilizzabile in tal senso, non può che portare a conclusioni infondate, viziate dall’errore a monte. La complessità della questione richiede grande cautela e precisione; ci auguriamo che questo piccolo contributo possa aiutare tutti gli interessati (anche non addetti ai lavori) a comprendere meglio il fenomeno.

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