Codice Oleario

La dinastia olearia dei Guarini

In Puglia sono stati un solido punto di riferimento, e tutt’oggi sono operativi su più fronti. In un libro di Achille Colucci, e a cura di Rosa del Vecchio, viene ripercorsa la goriosa storia della Oleifici Fasanesi

Maria Carla Squeo

La dinastia olearia dei Guarini

Achille Colucci è autore, per le edizioni Schena, del volume I Guarini pionieri dell’olio a Fasano. La famiglia del sole nascente, un libro a cura di Rosa del Vecchio, con, in copertina, il ritratto di Bernardino Guarini, capostipite della famiglia a cui tutto è dovuto, essendone il punto di riferimento, colui che ha dato inizio alla grande fortuna tutta guadagnata sul campo, per meriti evidenti.

Il libro è consigliabile leggerlo, perché, al di là della storia familiare, rappresenta la storia di un percorso imprenditoriale attraverso il quale in qualche modo è possibile riconoscersi e ritrovarsi, segnando d’altra parte un’epoca d’oro, con una Italia olearia motivata e sempre pronta per nuove avventure.

Nel prologo, l’autore, Achille Colucci, mette in evidenza come il suo lavoro debba molto al contributo di Rosa del Vecchio, la quale, scrive, è da considerare in definitiva coautrice, essendo per molti versi un libro scritto a quattro mani.

Tutto, infatti, è partito da Rosa del Vecchio, la quale ha sempre espresso la volontà di rivisitare la storia della propria famiglia, dalla cui esigenza è scaturita l’intuizione di affidare proprio ad Achille Colucci, storico amico di famiglia, il compito di redigere un libro che di fatto ha un respiro corale.

Achille Colucci, per chi non ha avuto modo di leggere altri suoi lavori editoriali, è stato un dirigente scolastico, fino al 2007, e si è dedicato agli studi filosofici e pedagogici, occupandosi in particolare degli aspetti etico-sociali del pensiero contemporaneo. Colucci ha insegnato storia della filosofia nel corso di laurea in Scienze della formazione presso l’Università degli studi di Bari.

Un autore dal linguaggio e dallo stile classico, misurato, perfino austero nell’approccio. Leggendo pagina dopo pagina ci si accorge che non manca nulla, vi è pure una postilla, a firma di Fabio Sibilio, pronipote di Bernardino Guarini, che mette giustamente in evidenza quanto la ricerca storica effettuata sulle origini della propria famiglia abbia richiesto grande impegno e dedizione, ma soprattutto tanta pazienza. Alla fine però il lettore è compensato da quella dote di curiosità che il libro riesce a destare, a partire da quella grande figura che è stata, per la Puglia, ma anche per l’Italia olearia di quegli anni ruggenti, Bernardino Guarini, il fondatore, colui che ha portato avanti una solida azienda olearia, ponendo le basi per i rapporti commerciali futuri, che si sono rivelati alquanto proficui per i figli.

Il volume è dunque un libro corale, perché vi hanno lavorato effettivamente in tanti, come scrive lo stesso Sibilio nella postilla, raccogliendo la fattiva collaborazione di discendenti e amici, che hanno fornito foto, come pure una serie di pubblicazioni su riviste, da cui emerge in modo inequivocabile come la famiglia Guarini sia continuamente ricordata, da chi l’ha conosciuta, come un capisaldo.

La famiglia Guarini è di origine normanna ed è stata sempre proprietaria di terreni, fino poi a estendere il raggio delle proprie attività imprenditoriali anche in settori paralleli, come la produzione di sapone, vetro e anche nell’ambito dell’industria conserviera.

Non è facile, a un primo impatto, districarsi tra i tanti nomi riportati, ma l’autore ripercorre la storia genealogica in maniera molto dettagliata, fino a ricavarne una storia corredata da foto, a supporto dei testi, in cui ci consegna anche le atmosfere nei vari contesti in cui erano stati ripresi. Tante le figure, anche femminili, coinvolte.

Il secondo capitolo si intitola “Uno sguardo retrospettivo sul territorio”, con l’attenzione riposta sulla città di Fasano, e un riferimento ai bozzetti di viaggio contenuti in un libro del 1882, di Cosimo de Giorgi, nel quale si metteva in evidenza come proprio da Fasano provenivano gli esperti di potatori di ulivi destinati a prestare servizio in tutta la provincia di Lecce.

Tutto si imperniava sull’ulivo e sull’olio, in quegli anni, anche perché non c’era un’attività che non si occupasse di questa importante materia prima, con più di 30 frantoi “gestiti da galantuomini”.

Fece grande scalpore, in quell’epoca d’oro per l’olivicoltura e l’elaiotecnica, il primo frantoio meccanico azionato a vapore, che Giuseppe Guarini, definito “il francese”, aveva impiantato nella Masseria Ammazza l’orsa.

L’olio era portatore di ricchezza, anche perché tutto ciò che derivava dalla olivicoltura portava naturalmente a far crescere il territorio, e c’era effettivamente un grande indotto.
Sì verifico infatti un incremento notevole di attività artigianali, di cavatori che realizzavano le macine in pietra, di opifici che naturalmente vivevano realizzando fiscoli cilindrici, e poi tanti stagnini che realizzavano materiali da utilizzare nei frantoi, ma anche tanti costruttori di traini per i trasporti, e nondimeno tanti artigiani che realizzavano contenitori in pelle di capra. Insomma, ricchezza che si aggiungeva a ricchezza, ci fu tutto un indotto, molto importante.

Assumeva una certa importanza anche l’attività dei morchiari, che recuperavano dai fondami dell’olio tutte quelle sostanze grasse necessarie per ricavare il sapone. Non è un caso che a Fasano nacque l’industria del sapone duro di tipo Marsiglia, ed ebbero una grande fortuna i tanti saponieri, tra cui lo stesso Paolino Guarini, il nonno di Bernardino, e poi i fratelli Mancini, o i L’Abbate . Erano circa dieci le aziende che producevano sapone a Fasano, ma oggi, dopo quel periodo di grandi fasti, è rimasta soltanto la testimonianza dell’antico saponificio dei L’Abbate.

Nel terzo capitolo le attenzioni sono dedicate a Bernardino Guarini, che l’autore definisce “una nobile figura patriarcale, uomo tenace, aperto e leale”, nel commercio oleario, tra i primi attori di quella stagione quasi eroica e mitica di una attività olearia in grande espansione e successo.

È interessante notare, qua e là, gli scorci di vita familiare, che si possono ammirare attraverso la ricc testimonianza fotografica, che evidenzia i le scene più varie, in motocicletta, in barca a vela, con la macchina da corsa, a testimonianza di un’a;ta borghesia molto attiva e operosa.

Importante e centrale la figura di Antonio, che viene definito il più sagace dei fratelli Guarini, tanto che durante gli anni della chiamata alle armi era così attivo che quando era in libera uscita riusciva a piazzare la merce, senza mai trascurare gli interessi dell’azienda, ma poi, preso prigioniero dai tedeschi, pur rischiando la deportazione, riuscì a salvarsi per miracolo, evadendo dalla prigione dopo un rovinoso bombardamento che gli permise di mettersi in salvo.

Era appunto un’epoca d’oro, e chissà quanto si poteva realizzare, se non fosse stato per il conflitto mondiale. Tanti i sensali, i mediatori d’olio che consegnavano i campioni da assaggiare. Venivano dal Nord i grandi personaggi che fecero la storia dell’olio italiano, come i Costa, dell’olio Dante, o i Gaslini, i Berio, i Novaro con la ditta Sasso, i Carli, i Monini, e tutti apprezzavano l’operato di Bernardino Guarini. C’era una grande considerazione, tanto che Eugenio Costa era ospite fisso in casa Guarini.

Bernardino, d’altra parte, era un personaggio di grande spessore, e aveva molto a cuore l’educazione e la formazione dei propri figli. Non solo, era stato anche un grande assaggiatore, dalle doti eccezionali, tanto che nel 1962 gli venne conferito il “Cucchiaino d’oro”, e addirittura venne intervistato dalla Rai, insieme con il genero Peppino del Vecchio

Il quarto capitolo si intitola “Il ruolo di Pasqua e di Peppe del Vecchio”. Pasqua era la figlia di Berardino, mentre del Vecchio il marito. Proseguendo, con il quinto capitolo, intitolato “L’ardita schiera dei fratelli Guarini”, si mettevano in luce le varie personalità dei componenti della famiglia. Si andava da Donato, il primogenito, a Sante, che viene definito il “giovane audace e buono, sempre legato al destino dell’attività degli Oleifici Fasanesi, il quale restò a Roma, a presidio dell’impresa avviata nel corso degli anni ’30. Mentre un altro fratello, Paolino, veniva definito “l’amante delle umane lettere”, soprannominato anche “il barone”, per la sua eleganza e il suo essere un dandy, noto per la frequentazione dei salotti culturali della Roma bene, il quale in seguito rientrò a Fasano, dando vita, insieme con i fratelli Oronzo e Antonio, al grande sogno degli Oleifici Fasanesi.

Paolino si stabilì nella città di Verona, dove i Guarini individuarono un luogo adatto per la diffusione del loro olio proprio nella principale piazza di San Zeno, divenuto luogo di negoziazione. Vi rimase fino alla fine degli anni 50. Ed è intorno agli anni ’70 che Paolino decise di mettersi in proprio, portando a Fasano la Buffetti, che mantenne per lungo tempo, fino a quando si ammalò e decise di lasciare.

Antonio, l’ultimo nato, fu altrettanto attivo, insieme al resto dei fratelli, e con Peppe del Vecchio, nell’impresa gloriosa degli Oleifici Fasanesi, ma a capitanare tutti era Oronzo.

Antonio, tuttavia, era un tipo acceso, focoso, e nel 1952, dopo la morte di mamma Rosa, decise un cambio di rotta radicale. Da qui il nuovo marchio Guarini, che cominciò a imporsi tra i primi imbottigliatori di olio in Italia Dante, confrontandosi sul mercato con i Bertolli, i Carli, i Berio, i Novaro, che erano tutti toscani o liguri.
Antonio, il focoso, costruì di sana pianta un oleificio, con annesso frantoio, e avendo frequentato le migliori piazze d’Italia, mantenne vive le relazioni commerciali acquisite, e, nel 1955, nominò ufficialmente procuratore generale il cognato e socio Peppe del Vecchio

Il libro come già evidenziato, è molto accurato. Non si trascura nulla, e vengono anche riprodotte diverse immagini che richiamano le pubblicità relative all’olio Guarini. Citiamo alcuni slogan: “Puglia, l’oliveto d’Italia”, oppure: “Belli e forti, i vostri bambini con l’olio di oliva Guarini”, e ancora: “L’olio di oliva si chiama Guarini”.

Interessante nella ricca bibliografia indicata in chiusura di volume, un articolo a firma di Marzio Perrini, dal titolo quanto mai eloquente – “Quando l’olio era meglio del conto in banca” – che fa riferimento a un articolo apparso sul giornale L’Osservatorio, in cui si legge il seguente passaggio: “Ricordando Bernardino Guarini a 25 anni dalla morte. Facciamo un piccolo viaggio della Fasano olearia della prima metà del secolo”.

Infine c’è il ritratto di Oronzo, che viene definito “il grande artefice e l’alacre traghettatore”. Ebbene, c’è da osservare che la famiglia Guarini non era nuova nel campo dell’olio, visto che operava da ben sei generazioni nel settore dell’industria olearia.
Subito dopo la fine dell’ultima guerra, Oronzo ritenne necessario, e ormai maturo, il tempo di portare avanti il sogno della costruzione degli Oleifici Fasanesi, un sogno che si concretizzò con grandi successi, visto che l’azienda si allargò notevolmente, aprendo depositi in ogni parte d’Italia – nel volume sono riportate foto che raccontano la costruzione della grande opera familiare, la Oleifici Fasanesi, con gli ampliamenti che seguirono nel corso degli anni ’50 e e ’60.

Nel sottotitolo del libro, infine, è bene chiarire il perché del riferimento alla “famiglia del sole nascente”. I Guarini fecero parte attiva del Partito socialista democratico italiano, tanto che l’autore del volume ha pensato bene di riportare anche la tessera di partito appartenuta a Giuseppe del Vecchio, di professione industriale della Oleifici Fasanesi, ma compare pure un’altra tessera, quella della Federazione giovanile socialista italiana, che reca il nome di Achille Colucci, che è appunto l’autore del libro, unito anche ideologicamente, oltre che per consolidata amicizia, ai Guarini.
Ci sono poi diverse foto, in cui compaiono personaggi importanti che hanno fatto parte del Psdi, il Partito socialista democratico italiano, a testimonianza di una vita intensamente attiva, anche sul piano dell’impegno civile.

Il libro si conclude con due pagine che recano il titolo “Le nuove generazioni”, con un accenno fugace a quanto succede dopo la morte di Oronzo, con l’attività della Oleifici Fasanesi seguita dai figli Bernardino, Antonietta e Sandrino, il quale è peraltro impegnato nella mediazione degli oli degli oli alimentari.
Si riferisce inoltre che Angelo si dedicò alla cura della tenuta Difesa di Malta, e che acquistò in seguito altri terreni, mettendo a dimora circa 70 mila piante di ulivi.
Si riferisce anche di Alba Guarini, ultima nata di Oronzo, la quale ha creato, nell’antica masseria Pezze Galere, una ammirevole impresa di produzione e commercializzazione di oli.
Si fa inoltre riferimento alla figlio di Antonietta Guarini, che, sulle orme familiari, vede il nipote Ciccio impegnato in un’azienda produttrice di eccellenti olive da tavola e di oli pregiati.
Si cita infine anche Adriano Caramia, figlio del cugino Donato, nonché nipote di Antonia Guarini, sorella di nonno Bernardino, il quale, come tiene ad annotare la curatrice del libro Rosa del Vecchio, si dedica “con molta professionalità alla mediazione degli oli alimentari, legato al filo operativo della nostra famiglia”. La storia, insomma, continua.

Il libro si compone di 116 pagine, con una ricca sezione di notizie bibliografiche. Il prezzo indicato in copertina è di 13 euro.

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