Codice Oleario

Moderna, funzionale, redditizia

A “Enovitis in campo” sabato 6 giugno a Marsala un focus sulla nuova olivicoltura e sulla necessià di innovare continuamente. Si tratta di un incontro utile per fare il punto sullo stato dell’arte e per prefigurare il nuovo corso anche sulla base dello stanziamento di venti milioni di euro per rilanciare il comparto olivicolo

Olio Officina

Moderna, funzionale, redditizia

L’olivicoltura italiana intende cambiare volto e darsi una spinta propulsiva per cambiare passo e strategia. Non c’è più tempo per l’immobilismo. Negli ultimi trent’anni si è assistito a una drastica riduzione del numero di olivi coltivati. Rispetto agli altri Paesi produttori, si è creduto meno nei nuovi impianti, e addirittura si sono avversati i sistemi intensivi, bocciandoli preventivamente, anzi rifiutandoli per partito preso, motivo per cui oggi si tenta in gran ritardo di adeguarsi alle nuove tecnologie e innovarsi, soprattutto puntando a piantare più olivi, e con nuovi criteri. Anche perché, con tutta onestà, va riconosciuto il fatto che l’Italia olivicola abbia finora attraversato un lungo e inoperoso periodo di grande decadenza.

Una nuova olivicoltura per rilanciare il settore è ciò che occorre. Lo hanno capito in tanti, perché non vi è altra via d’uscita dalla crisi. Lo hanno compreso anche ai piani alti, con il decreto legge urgente approvato in fretta e furia lo scorso 29 aprile. Sono stati stanziati ben 20 milioni di euro per il triennio 2015-2017. L’obiettivo è contrastare la crisi del settore olivicolo e oleario. Così, dopo decenni di attesa, si darebbe finalmente il via – salvo imprevisti – al nuovo corso. Il tanto atteso Piano olivicolo nazionale porta con sè una dotazione di 20 milioni di euro, utilizzabili da qui al 2017. E’ previsto anche un coordinamento con le Regioni, in modo da far leva sui fondi europei destinati ai Psr, rafforzando ulteriormente l’operazione a favore dei produttori.

E’ per questo motivo che da tempo si sentiva l’esigenza di mettere in chiaro ciò che occorre fare nell’ambito del settore olivicolo nostrano. A “Enovitis in campo” sabato 6 giugno ci sarà intanto, alle ore 10.30, un incontro organizzato dall’oleologo Luigi Caricato, direttore di Olio Officina, e da Enovitis, sul tema “Come è possibile razionalizzare la coltivazione e abbattere i costi di produzione senza venir meno a qualità e tipicità”. Ci saranno diverse figure rappresentative, a parlarne, tra le quali segnalaiamo il professor Tiziano Caruso, dell’Università di Palermo, Maurizio Lunetta, presidente del Comitato promotore dell’olio Igp Sicilia, Lucio Monte, direttore generale dell’Irvoss, l’Istituto Regionale Vini e Oli, nonché Manfredi Barbera, presidente di Cofiol, il Consorzio Filiera Olivicolo.

In tempi in cui il mercato oleario sta vivendo sulla propria pelle una grande crisi dovuta a prezzi poco remunerativi per gli operatori, nel contempo si assiste a una grande espansione verso nuove aree del mondo, che aprono alla speranza di un cambiamento, facendo avvertire così la necessità di creare una nuova visione di olivicoltura, in cui le peculiarità territoriali sono chiamate a confrontarsi con le moderne esigenze di una reimpostazione degli impianti olivetati, pensati in funzione di un necessario quanto inevitabile abbattimento dei costi produttivi.

Dal momento che la Sicilia è tra le regioni che ha intrapreso da tempo una nuova strada per valorizzare i propri oli, come ha opportunamente fatto di recente con l’istituzione dell’Indicazione geografica protetta a nome “Sicilia” per le proprie produzioni olearie, avendo ormai ottenuto il riconoscimento provvisorio nazionale dell’Igp, in attesa di quello definitivo della Comunità europea, si tenta ora di aprire un nuovo tracciato che possa essere intrapreso da tutte le regioni olivicole italiane. Non è un caso che altre regioni, molto determinanti come Puglia e Calabria, si stiano oggi muovendo in tal senso.

L’obiettivo è un cambio di marcia, e questa volta pare che ci siano (si spera) le premesse giuste. L’obiettivo, almeno da parte del governo nazionale, è di puntare alla produzione di 650 mila tonnellate di olio. Non è da sottovalutare inoltre il fatto che siamo in una posizione estremamente precaria, non bastando più la produzione nazionale per soddisfare i consumi interni, né tanto meno per dar corpo alle esigenze dell’export. Così, onde evitare di dover sempre attingere da produzioni estere per colmare le nostre notevoli lacune di prodotto, meglio sarebbe tornare a investire in casa propria, ma in una olivicoltura adeguata ai tempi, questa volta optando per sistemi più moderni e funzionali, senza temere, come si è fatto finora, le innovazioni.

L’obiettivo del governo nazionale è l’incremento del 25% delle quantità prodotte a livello nazionale nei prossimi cinque anni. Gli interventi si concentreranno sulla struttura della singola azienda per elevare la capacità quantitativa di produzione, ma per far ciò occorre interrogarsi su come si debba intervenire. Da qui l’iniziativa di Enovitis in campo e Olio Officina, in collaborazione con i soggetti più sensibili della filiera, impegnati in questa fase di passaggio verso una nuova olivicoltura.

Il tema dell’incontro – “Come è possibile razionalizzare la coltivazione e abbattere i costi di produzione senza venir meno a qualità e tipicità” – è quello giusto per porre le premesse del cambiamento tanto atteso.

La foto di apertura è di Pasquale Roccia

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