Codice Oleario

Oli da olive contaminati

A scuola di chimica con Chemiservice. Cosa succede quando vi sono problemi di contaminazione? Cosa sono i MOSH e i MOAH? Ne avete mai sentito parlare? Come finiscono nei prodotti alimentari? Chi si è occupato di questo problema? Cosa fare in attesa che vengano stabiliti limiti legali ufficiali?

Chemiservice

Oli da olive contaminati

Prosegue la collaborazione di Olio Officina Magazine con Chemiservice, il più prestigioso laboratorio di analisi internazionale che si dedichi agli oli da olive, laboratorio che tuttavia estende la propria attività su più fronti, non limitandola solo all’analitica dei grassi. Chi vuole conoscere l’impegno di questa azienda fondata da Giorgio Cardone, può cliccare QUI.

Il tema della contaminazione da oli minerali è molto attuale. Si parla di MOSH e MOAH negli oli di oliva. Cosa sono?
MOH è l’acronimo utilizzato per parlare di Hydrocarbons Mineral Oil. Si tratta di un gruppo eterogeneo di sostanze derivate principalmente dal petrolio (idrocarburi), costituite da catene di atomi di carbonio. Si distinguono due diverse categorie: i MOSH che sono idrocarburi saturi tipicamente composti da alcani lineari e ramificati e da cicloalcani achil-sostituiti e i MOAH che possiedono da 1 a 4 anelli aromatici.

Come finiscono nei prodotti alimentari?
Le fonti MOH nei prodotti alimentari sono varie ed eterogenee. Per citarne alcune tra quelle ormai note: gas di scarico, fumi di combustione presenti nell’atmosfera (contaminazione ambientale in campo); da lubrificanti usati nelle macchine e strumentazione dell’industria alimentare; da materiali posti a contatto con gli alimenti (es. packaging in plastica, inchiostri, sacchi di juta oleati, ecc.). Studi di settore condotti dal BFR (Istituto Federale Tedesco per la Valutazione del Rischio), hanno dimostrato che i MOH si ritrovano di frequente in alimenti imballati a contatto diretto o indiretto con il cartone costituito da fibre di carta riciclata.
Per quanto invece riguarda la presenza di oli minerali negli oli vegetali, la contaminazione è addebitabile all’impiego di oli lubrificanti nei processi di pressione, al passaggio su terre decoloranti durante i processi di raffinazione, al processo di confezionamento. E’ evidente l’esposizione a concentrazioni di MOH attraverso il consumo di prodotti alimentari.

Chi si è occupato di questo problema?
Il tema è oggetto di attenzione già da molto tempo.
Nel 2002, al 59th Joint FAO/WHO Committee on Food Additives (JECFA), veniva reso noto un valore di Acceptable Daily Intake (ADI) pari a 0,01 mg/kg bw (10 milligrammi al giorno per chilo di peso corporeo). Ma lo studio era riferito al solo tema dei MOSH;
Nel 2012 l’EFSA (European Food Safety Authority) pubblicava una Nota in cui si evidenzia l’impatto di alcuni gruppi di sostanze tra i MOH sulla salute umana.
Nel gennaio del 2017 veniva pubblicata la Raccomandazione (UE) 2017/84 con la quale veniva formalmente richiesto agli Stati membri di svolgere un’attività di monitoraggio della presenza di MOH (Mineral Oil Hydrocarbons) negli alimenti nel periodo 2017-2018. In essa si coglie una preoccupazione esplicita per la sicurezza alimentare: “I MOAH (Mineral Oil Aromatic Hydrocarbons) possono agire da cancerogeni genotossici, mentre alcuni idrocarburi saturi degli oli minerali (Mineral Oil Saturated Hydrocarbons — MOSH) possono accumularsi nei tessuti umani e provocare effetti avversi sul fegato” ( Considerando 2); le imprese vengono incoraggiate ad individuare eventuali fasi critiche che possano favorire processi di contaminazione e a stabilire eventuali azioni preventive o l’implementazione di sistemi di controllo in processo. Si legge quindi all’art. 5 “Qualora siano rilevati MOH negli alimenti, gli Stati membri dovrebbero svolgere ulteriori indagini negli stabilimenti alimentari per determinarne l’eventuale fonte o le eventuali fonti.”
Di risposta a tale raccomandazione e in attuazione dei principi di tutela della sicurezza alimentare dei consumatori, anche la Grande Distribuzione Organizzata, soprattutto in nord Europa, ha cominciato ad inserire il monitoraggio di questi parametri analitici nei suoi capitolati tecnici commerciali poiché ritenuti utili ad indagare in maniera più approfondita ed esaustiva le caratteristiche di genuinità e qualità dei prodotti oggetto di fornitura.
Attualmente tuttavia non sono stati formalizzati limiti legali/convenzionali ai tenori di MOAH e MOSH negli alimenti; non ci sono indicazioni da parte del CODEX ALIMENTARIUS; non ci sono indicazioni né da parte del legislatore comunitario, né da parte del Consiglio Oleicolo Internazionale con riferimento particolare agli oli da olive.

Che fare?
In attesa dei prossimi aggiornamenti da parte della comunità scientifica sul tema relativo alla individuazione delle cause di contaminazione, in attesa che vengano stabiliti limiti legali ufficiali, in attuazione delle raccomandazioni espresse dal legislatore comunitario, il monitoraggio e l’analisi preventiva dei rischi resta il miglior metodo per garantire la qualità e la genuinità dei prodotti alimentari. E per questa via, per rassicurare il consumatore. Il Laboratorio Chemiservice è in grado già da molti anni di eseguire l’analisi di Mosh e Moah sui prodotti alimentari. Il Laboratorio si avvale dell’applicazione di un metodo validato e accreditato che si è rivelato perfettamente in linea con i metodi di analisi citati dall’EFSA, sia sotto il profilo della procedura analitica sia sotto il profilo delle prestazioni; esso consta di un limite di quantificazione di 1 mg/kg sulle singole frazioni di MOSH e MOAH. Ha partecipato e continua a partecipare a diverse prove interlaboratorio su oli vegetali nonché a proficiency test, con esiti soddisfacenti. Tutto ciò, unitamente al significativo numero di campioni analizzati e alla eterogeneità degli stessi, ha contribuito a consolidare un’ottima esperienza analitica in particolare sulle matrici come olio extravergine di oliva, oli vegetali, conserve vegetali e ittiche, prodotti lattiero caseari.

La foto di apertura è di Olio Officina

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