Olio Officina Festival

La visione di Paolo Giordano

IL DOPO OOF 2019. Il Premio Olio Officina allo scrittore. Con il suo libro, Divorare il cielo, ci ha consentito di riflettere su un tema molto legato all’esistenza e alla sopravvivenza stessa dell’olivocoltura in Italia, ovvero la problematica aperta della Xylella, un argomento estremamente complesso e spinoso, che quando è stato ‘semplificato’ è stato mal compreso e che viene gestito male anche istituzionalmente mettendo a rischio la produzione di olio in Italia

Cinzia Boschiero

La visione di Paolo Giordano

“Ci sono nuove sfide aperte anche nel settore degli ulivi: sfide di democrazia, di confronto tra la realtà della scienza e la difesa della natura per presa di posizione conservativa e miope” – dice Luigi Caricato, ideatore e direttore di OLIO OFFICINA FESTIVAL 2019. ”Ecco perché, tra i premiati di questa edizione di OLIO OFFICINA FESTIVAL 2019, abbiamo scelto Paolo Giordano. Il suo libro, Divorare il cielo, ci ha consentito di riflettere su un tema molto legato all’esistenza e alla sopravvivenza stessa dell’olivocoltura in Italia, ovvero la problematica aperta della Xylella, un argomento estremamente complesso e spinoso, che quando è stato ‘semplificato’ è stato mal compreso e che viene gestito male anche istituzionalmente mettendo a rischio la produzione di olio in Italia. Nel suo libro intitolato Divorare il cielo l’autore evidenzia la tensione tra purezza e contaminazione”.

Alla consegna del Premio OLIO OFFICINA FESTIVAL 2019 era presente anche lo scrittore Antonio Pascale, che era stato premiato da Luigi Caricato a OLIO OFFICINA nell’edizione 2018.

“La letteratura – dice Luigi Caricato” – deve sempre confrontarsi con la realtà. In questo libro di Paolo Giordano emerge il dissidio tra sacralità e fuga dalla sacralità; il contrasto tra la bellezza della natura, in cui c’è l’incanto che fa provare ogni ulivo secolare, e il pericolo imminente e la necessità di eradicare il male, ciò che è corrotto”. Dal confronto tra i due scrittori e il pubblico presente in sala Leonardo, pertanto, si è approfondito il male di oggi: la semplificazione eccessiva uccide la cultura.

“Chi sceglie la scienza” – dice Paolo Giordano – ”ha una tensione continua, verso la ricerca, quasi verso l’eresia, ma ama la fatica, ha umiltà, si documenta, riflette; e trovo che anche il lavoro di scrittore richieda attenzione, meditazione, approfondimento. Questo romanzo vive sull’interiorità dei personaggi, evidenzia il desiderio dei giovani di appartenere a qualcosa. I dissidi ambientali hanno una loro complessità, non devono essere oggetto di propaganda o di disinformazione”.

Il libro di Paolo Giordano è ambientato in una masseria pugliese, e c’è il tema della lotta legata al territorio, in una terra, la Puglia, in cui c’è un nodo non risolto tra scienza e coscienza nel tentare di comprendere ed affrontare la Xylella, problema che, nel settore dell’olio, in verità, è presente fin dall’800 e su cui ci sono strategie vincenti e best practices basate su dati e approcci scientifici che evidenziano come eradicare un albero malato di Xylella, isolarlo, consenta di vincere e salvare altre piante.

Una scelta doverosa, civica prima ancora che di buon senso. Oggigiorno, è emerso dal dibattito ad OLIO OFFICINA FESTIVAL 2019, si semplifica troppo, si narcotizzano le persone con i social che non consentono un confronto reale, documentato, trasparente sulla base di dati scientifici validati, che non ammettono il rispetto della natura in senso stretto, che sminuiscono il valore della Scienza, che sviano le menti perché sono strumenti di impatto veloce, superficiali; non consentono di avere memoria, non permettono di fruire della fatica positiva dell’approfondimento, appiattiscono qualsiasi cosa.

”Non è un caso” – dice Paolo Giordano – ”che non sono su Facebook. E’ una scelta. Credo che i giovani possano ben comprendere che i social sono anche strumenti di controllo e non di apertura mentale e che possono avere delle pericolose spinte manipolanti della realtà”.

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