Olio Officina Festival

Nessuna paura, oltre la paura

Diario di bordo numero 2. Ovvero, il secondo giorno di Olio Officina Festival. Tanti i temi esaminati, con il chiaro obiettivo di aprirsi con fiducia al futuro. L'importante - si è ben compreso - è soffermarsi a ragionare, studiare, comprendere le questioni, analizzando con lucidità il complesso e variegato mondo olivicolo e oleario italiano

Giorgio Ruggeri

Nessuna paura, oltre la paura

Nessuna paura, proprio così. Avanguardia, la parola chiave della quinta edizione di Olio Officina Festival 2016, non significa altro che affrontare la corrente avversa, prendere di petto i problemi, non rimanere sempre sulla difensiva. Ecco allora il mionito a non aver paura. Nessuna paura, dunque, anche perché gli stereotipi si smontano attraverso la leva della conoscenza, oltre che facendo ricorso a un linguaggio nuovo.

Nessuna paura dell’olio di sansa, per esempio. Se n’è discusso con grande vantaggio per tutti. Perché finalmente si è capito che occorre ridare valore all’ordine delle cose. Valorizzare la piramide della qualità, guardando alla base per puntare i riflettori sul vertice e far sì che l’olio extra vergine di oliva non sia un prodotto elitario e autoreferenziale. Soprattutto se una riflessione sugli scarti di produzione ci fa accorgere dello spreco di enormi quantità di materie prime interessantissime. La sansa, ovvero parti di polpa e nocciolo, hanno un valore che non può essere svilito. Quello che si è fatto, è stato un grande ragionamento intorno all’acquisizione di consapevolezza, soprattutto guardando a ciò che si consuma abitualmente.Un consumatore consapevole lo si ha nel momento in cui gli si apre la mente alla complessità.

Tante le parole, tanti i pensieri espressi a Olio Officina Festival, ma anche tante iniziative, come per esempio i due annulli filatelici che anche quest’anno sono stati disponibili per tutti gli appassionati collezionisti filatelici, evidenziando, tra i tanti possibili simboli per valorizzare l’olio da olive, il bicchiere ufficiale dell’assaggio, quello a forma di tulipano, che poi è anche un modo per invitare a prestare la massima attenzione all’olio esaminato in purezza, con un a tu per tu con l’olio, in un rapporto franco e sincero tra chi degusta e l’olio preso in esame. L’invito all’assaggio è un invito a prestare attenzione all’olio che scegliamo, resituendo fiducia ai nostri sensi.

Tante le occasioni di formazione. Nella sala Zucchi, per esempio, si è parlato di blending, e non solo a parole, ma con i fatti. Dopo la degustazione, il pubblico ha potuto procedere con il mescolare gli oli, facendolo in prima persona. Ed è stata un’esperienza sensoriale unica, perché ha permesso di personalizzare gli oli, miscelandoli appunto in base ai propri gusti, rendendo così l’olio ottenuto dopo la miscelazione dei quattro tipi di oli a disposizione, oli extra vergini di oliva dal profilo sensoriale unico e peculiare.

Il blend è un modo per personalizzare, per mettere la propria firma agli oli, ed è anche una tecmica grazie al quale l’Italia si è imposta con successo nei mercati internazionali.

Già, i mercati. E’ stata davvero molto interessante la lettura dei ,mercati da parte di Mauro Meloni, direttore del Ceq, il Consorzio di garanzia dell’extra vergine di qualità. Così, tra flussi di mercato e tendenze di consumo, gli imprenditori del settore si sono potuti confrontare con le nuove dinamiche dei mercati. L’obiettivo di tutti, lo si è ormai capito, è di liberarsi da visioni campanilistiche che alla lunga diventano asfissianti per il comparto. Occorre andare oltre, e non aver paura.

Foto: Alberto Caroppo & Francesco Buccarelli / VHS

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