Olio Officina Festival

Sostenibilità ed economia circolare

Speciale anticipazioni OOF 2020. Un richiamo al tempo delle responsabilità, nell’ambito di Olio Officina Festival, con l’intervento di Alfonso Pascale, sabato 8 febbraio:è compito delle politiche pubbliche accompagnare le imprese nella transizione ecologica. L’agricoltura è al centro di questa transizione e deve saper cogliere la sfida della sostenibilità con una grande capacità di innovazione”

Alfonso Pascale

Sostenibilità ed economia circolare

L’appuntamento con Alfonso Pascale a Olio Officina Festival 2020 è per il mattino di sabato 8 febbraio, in sala Leonardo. Ma la sua preziosa presenza si estenderà anche in un altro incontro, di cui vi anticiperemo a breve. Intanto, ecco l’abstract a sua firma.

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dall’ONU con l’Agenda 2030 abbracciano sia i temi ambientali (lotta al cambiamento climatico, salvaguardia della biodiversità, delle foreste e dei mari, ecc.), sia i bisogni sociali dei popoli, minacciati da guerre, oppressione delle minoranze, diseguaglianze crescenti. Verso questi Obiettivi tutti noi siamo chiamati assumerci le nostre responsabilità. Come ci stiamo preparando a quella scadenza? Siamo pronti?

In Italia, alcune aziende, come Eni, Snam, Enel, vogliono investire circa 15 miliardi in sostenibilità. Poi ci sono tante altre aziende che vorrebbero, ma non sono in grado di farlo. Allora è compito delle politiche pubbliche prenderle per mano, accompagnare le imprese in questa transizione ecologica. Una transizione che ha bisogno di misure del tutto innovative.

Sul piano fiscale ci sono già alcune misure che premiano scelte virtuose come “Industria 4.0”. Bisogna insistere su questa strada, individuando scelte puntuali che l’impresa intende compiere e premi mirati perché quelle scelte diventino azioni continuative e strutturali all’interno del sistema produttivo aziendale. Questo significa passare da un sistema di produzione lineare a modelli di economia circolare. Un’espressione diventata di moda che deve significare innanzitutto percorsi che creano più posti di lavoro. Sono, infatti, modelli che presuppongono più intelligenza, più formazione, più capacità di reinventare i processi produttivi, di pensare che i nostri prodotti possono essere realizzati in un altro modo, di conciliare produttività e inclusione.

L’Italia deve impegnarsi con maggiore energia perché siamo collocati nell’area mediterranea, tra quelle a maggior rischio nell’adattamento ai cambiamenti climatici. Ma questo significa fare una chiara scelta per gli investimenti, avere una programmazione di medio periodo, alzare le banchine dei porti per accrescere l’export, ripensare la mobilità delle nostre città, rivitalizzare le zone interne e riconnetterle alle aree metropolitane, ripensare lo sviluppo del Sud e legarlo a quello del Nord, tener conto delle esigenze distinte di territori fragili e di quelli meno fragili che corrono a diversa velocità.

L’agricoltura è al centro della transizione ecologica e deve saper cogliere la sfida della sostenibilità con una grande capacità di innovazione. C’è però bisogno di ripensare profondamente le istituzioni europee e le sue politiche, a partire dalla politica agricola comune per adattarla al cambiamento che stiamo vivendo e alla sfida della Democrazia oltre lo Stato.

In apertura, un dipinto di Pierre Auguste Renoir, Les oliviers de Cagnes

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