Mettiamolo il dito nella piaga e decidiamo che tipo di agricoltura vogliamo in futuro
Alfonso Pascale
Persino i vini delle Langhe, tra i più pregiati al mondo, sono prodotti con le sofferenze dei migranti stranieri, mandati a spezzarsi la schiena tra i filari per 11 ore al giorno, senza contratto e senza documenti. Persino lì i braccianti schiavizzati che reclamano i loro diritti sono pestati a colpi di spranga. Allora cari Serra, Petrini e Farinetti, non è il prezzo troppo basso di un barattolo di pomodori pelati negli scaffali dei supermercati la causa del caporalato. C’è qualcosa di più profondo che bisogna far venire a galla: vere e proprie organizzazioni criminali che attirano nella propria rete alcune frange ristrette di agricoltura, dove da decenni non si fanno investimenti e non c’è innovazione e dove l’età media dei titolari d’azienda è 60 anni. Mettiamolo il dito nella piaga e decidiamo che tipo di agricoltura vogliamo in futuro.
Alfonso Pascale
Storico dell’agricoltura ed esperto di agricoltura sociale