Qualche anno fa iniziai con il denunciare l’eccessiva sindacalizzazione del comparto oleario. Protagonisti della scena non sono mai stati i veri addetti al settore, quelli che lavorano concretamente, agendo in prima persona e rischiando, ma solo le organizzazioni di categoria. Anzi, in verità nemmeno quest’ultime, ma solo alcune di esse, o, forse, sarebbe più corretto affermare, una sola di esse, quella che tutti sanno essere l’unica voce in campo, quella che si muove come fosse il dominus incontrastato che impone tutto e di fatto agisce sempre da sola.
Qualche anno fa denunciai anche l’eccesso di politicizzazione del comparto oleario e la progressiva marginalizzazione delle imprese rispetto alle vicende che le riguardano. E’ la politica che entra a gamba tesa e impone le proprie decisioni, pur fallimentari, all’intero comparto, creando il vero nemico incontrastato: la burocrazia.
Ora, a differenza del passato, l’eccesso di politicizzazione e sindacalizzazione del comparto oleario ha subìto un passo avanti ulteriore, decisamente sopra le righe. Avete notato come vi siano parlamentari a servizio dei soliti noti? Addirittura coloro che gestiscono alcuni tra i concorsi oleari “istituzionali” in Italia non sono soggetti terzi, ma figure che tra loro si intersecano, coinvolgendo perfino luoghi istituzionali come la sala stampa della Camera dei Deputati.
Avete notato che la presentazione dei concorsi oleari sia avvenuta in tali luoghi? Non c’è da stupirsi, perfino il lancio di un libro “scandaloso” sul comparto olio di oliva, che si è celebrato sotto l’egida di alcuni rappresentanti delle Istituzioni.
Tutto avviene con interventi a gamba tesa. La politica è sovrana e impone la propria tracotanza. E nessuno, in un Paese come l’Italia, reagisce. Pare tutto normale, ma non lo è.
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