Olivo Matto

Ci vorrebbe EuVite anche per l’olio. Per un salto nel futuro

Luigi Caricato

Ci vorrebbe EuVite anche per l’olio. Per un salto nel futuro

Nicodemo Librandi è una figura di riferimento per il mondo vitivinicolo calabrese. Con il fratello Antonio, scomparso nell’ottobre 2012, ha sdoganato la propria regione dando grande lustro e riconoscibilità ai vini che vi si producono. Chi non li conosce, si affretti a farlo. Non mancano le belle sorprese. Finora, purtroppo, non c’è stata una efficace comunicazione che desse il quadro della realtà. A Milano, le aziende dell’associazione EuVite hanno dato bella mostra di sé nel corso della conferenza stampa di martedi 7 maggio, e i vini degustati dimostrano il grande livello conseguito. Paradossalmente, tuttavia, i vini dei Librandi sembrano essere considerati un mondo a sé. Come ha opportunamente raccontato lo stesso Nicodemo, in molti non immaginano nemmeno che in Calabria si producano vini. Nelle “carte” dei ristoranti manca quasi sempre la voce Calabria. Così – ed è un caso realmente accaduto, e a raccontarlo è lo stesso Nicodemo Librandi – quando l’avventore di un locale ebbe a chiedere un vino della regione, il cameriere affrettandosi a dire “siamo spiacenti, non ne abbiamo”, ma tra lo stupore del cliente nella lista vi erano, non riportato il riferimento alla zona di produzione, i vini Librandi, quasi non avessero patria. Ebbene, lo scopo di EuVite è proprio questo: trasmettere la calabresità delle produzioni enoiche a partire dalle produzioni d’eccellenza. Potete prendere visione di EuVite sul sito dell’associazione. Ciò che sarebbe auspicabile – e non solo per la Calabria – è la concezione di una iniziativa analoga anche per l’olio da olive. L’unione tra produttori è un vantaggio per tutti. Clementina Palese, nome di riferimento per il settimanale “L’Informatore Agrario”, conduttrice della conferenza stampa milanese, ha detto, con espressione felice, che EuVite rappresenta un “salto nel futuro della Calabria”. Sì, questo salto è proprio necessario.

A fronte di 289 vitigni autoctoni, c’è ancora molto da fare. “Vogliamo affermare la territorialità dei nostri vini”, ha sostenuto Nicodemo Librandi. Con lui, dunque, altri imprenditori, altre aziende collocate in aree differenti della Calabria. Così, accanto a Librandi di Cirò (in provincia di Crotone), azienda capofila dell’associazione EuVite, vi sono i Malaspina di Melito Porto Salvo (in provincia di Reggio Calabria), i Poderi Marini di San Demetrio Corone e i Serracavallo di Bisignano (in provincia di Cosenza), nonché gli Statti di Lamezia Terme (in provincia di Catanzaro).

L’associazione EuVite si è costituita nel 2008 e ora sta pazientemente edificando la propria casa comune. Il progetto – si legge nel testo di presentazione – “nasce per contrastare gli effetti di una produzione di massa che aveva progressivamente incentivato l’abbandono di vitigni storici a favore di quelli internazionali”. L’opera di recupero dei vitigni autoctoni e di riqualificazione della viticoltura è lo scopo principale, ma non è meno importante il proprosito di stimolare il consumo e non di meno il turismo enoico in Calabria.

Si tratta di un modello di associazione che mi piacerebbe possa nascere e svilupparsi parallelamente anche nel mondo dell’olio, a partire dalla stessa Calabria. Tanto più che i produttori aderenti a EuVite coltivano loro stessi olivi, destinando le olive all’estrazione dell’olio.

Ciò che ho molto apprezzato in Nicodemo Librandi, è anche la piena consapevolezza nell’ammettere che “l’assistenzialismo” abbia fatto perdere in tutti questi anni – in Calabria, ma io direi in tutta l’Italia agricola – la cultura del lavoro. Per una rinascita del Paese, ecco cosa ci vorrebbe: più cultura del lavoro e maggiore più spirito associativo e collaborativo.

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