Olivo Matto

Complicazioni alle dogane per gli oli di oliva. C’è rischio paralisi

Luigi Caricato

Complicazioni alle dogane per gli oli di oliva. C’è rischio paralisi

I burocrati ne fanno solo una questione formale, ma non capiscono le esigenze delle aziende. Sono estranei alla realtà, si nutrono solo di carte e non hanno altri pensieri. Così, ora che siamo giunti alla prova del nove, si sta iniziando ad assistere ai primi cedimenti di fronte alle disposizioni della legge numero 9 del 14 gennaio 2013. E’ un vero pasticcio all’italiana. Io l’ho sempre detto. In Italia meno leggi si fanno, meglio è. C’è troppa superficialità in chi decide di imporre leggi dall’esplicito taglio demagogico. Sappiamo tutti che la legge “Salva olio italiano” è stata imposta con la forza. E così, come al solito, quando si decide di far qualcosa intorno agli oli di oliva, si riesce sempre e soltanto a creare complicazioni su complicazioni, determinando danni su danni. In queste ore, per esempio, ho avuto modo di leggere un documento delle Agenzie delle Dogane di Firenze, e sono rimasto allibito. Anche un calvo si metterebbe istintivamente le mani tra i capelli, per l’incredulità e lo sgomento. In Italia, purtroppo, sono ormai in pochi ad avere la sensibilità nel tutelare le sorti dell’economia italiana. Sembra che si decida solo in maniera istintiva, mossi dalla fretta, forse anche dalla mancanza di una profondità di sguardo. C’è come l’incapacità di valutare la realtà nella sua complessità. Il rischio di paralizzare un settore già in forte sofferenza non è così lontano. Si può incappare in un corto circuito istituzionale davvero difficile da sbrogliare. La grottesca idea di applicare le disposizioni relative all’etichettatura riportate nella “Salva olio italiano (sic!)”, ad oggi peraltro dichiarata inapplicabile dall’Europa, sta iniziando a causare seri danni alle imprese che lavorano con l’estero. Mi sembra quanto meno paradossale tale azione di contrasto all’export, tanto più in tempi di grande crisi e di forte competitività sui mercati. Così, nel grande teatro dell’assurdo che è l’Italia, la mancanza di circolarità di idee sortisce effetti devastanti. Si sta lentamente mettendo in ginocchio tutto un sistema. Le Istituzioni sembrano non rendersene conto. C’è un’arroganza diffusa e strisciante, mista forse anche a superficialità. Si agisce puntualmente senza sentire le parti. Si impone tutto con la forza, senza preoccuparsi delle conseguenze. Mi chiedo come tutto ciò possa accadere. C’è grande imbarazzo. Mi chiedo come si possa risollevare le sorti di un Paese in declino, se ancora si insiste nel coltivare il proprio lento e inesorabile annientamento.

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