Le mie peregrinazioni in giro per l’Italia sono costanti, non manca giorno che io non presenzi in più regioni, e sono molto felice, direi ampiamente soddisfatto, degli inviti che ricevo. Ringrazio ogni volta sentitamente. Ho solo un problema, che non riesco a risolvere: i temi da affrontare. Non c’è più la spensieratezza di una volta. I temi sembrano siano dettati da qualcuno, da circostanze che sono più grandi di noi, e così, in tutti i modi uno voglia intervenire, è sempre in risposta a chi il tema del dibattito lo spinge nella sola unica direzione di cui siamo tutti testimoni, in molti casi anche involontari. Il negativo. La lamentela. La denuncia.
Molti mi chiedono pareri non più sulla Xylella, dove tutti pontificano e dove io sono guardingo, poco incline a intervenire non essendo la mia materia, non avendo conoscenze così dettagliate, ma sulla Xylella tutti in realtà dicono la propria come se fosse la grande verità, anche chi oltre a contemplare la bellezza di un olivo non sa null’altro: tutti maestri. Ebbene, io mi tiro fuori, prendo le distanze.
Anche se non rinuncio a dire la mia, a Olio Officina Festival 2016 avrò una finestra tematica incentrata sulla Xylella, e sarà tra l’altro presentato un videoclip realizzato nell’ambito del progetto Coltura & Cultura cui anch’io ho fatto la mia parte. Da vedere.
Invece, restando ai temi imposti dalle circostanze, a me queste sembrano sempre pilotate, mai spontanee, tanto che come regalo di Natale c’è subito la grande notizia: lo Stato che va contro se stesso. La Procura di Lecce che si muove contro alcuni soggetti che pur esprimono la volontà dello Stato nel fare chiarezza e risolvere la questione Xylella. Ad apprendere simili notizie si resta storditi e ci si chiede cosa mai aspettarsi di nuovo da un Paese che non sa più muoversi, e quando lo fa, abbozza solo movimenti goffi, e perfino grotteschi.
Credo sia inaudito quanto si è verificato. Mettere alla gogna alcuni scienziati o tecnici esperti della materia mi sembra di tornare indietro di secoli. L’aspetto più scandaloso e rivoltante, è che chi lo fa si crede dalla parte dell’olivo, come se gli altri fossero rei di volere il contrario. Il solito complottismo di cui l’Italia non accenna a liberarsi. Che parole si possono avere se non di sdegno e grande amarezza?
Cosa aspettarci di nuovo da un Paese culturalmente retrivo e ostile alla scienza? Cosa aspettarsi di nuovo da un Paese che declina tutte le proprie decisioni più importanti e delicate affidando ogni soluzione alla magistratura?
Forse questo Paese non vuole più risollevarsi e sta cedendo all’istinto suicida di tutti i grandi popoli che si sono nutriti per secoli delle glorie e dei fasti del passato, ma poi, scavando, non si trova più niente del grande passato, solo tante ombre funeste, solo un vano ricordo.
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