Olivo Matto

Defiscalizzare l’agricoltura

Luigi Caricato

Favorire il mondo rurale attraverso un sostegno indiretto. Non facendo pagare le tasse a chi vive esclusivamente lavorando la terra, per esempio. Così, anziché assegnare finanziamenti difficili o pressochè impossibili da ottenere, visto che non sempre giungono a destinazione di chi ne ha vera necessità, meglio allora non sottrarre energie vive agli agricoltori puri e sostenerli, seppure indirettamente.

Sono o non sono, d’altra parte, i custori del territorio? Allora è bene considerare tale ipotesi: defiscalizzare.

A parole tutti sono bravi: dare slancio all’agricoltura. Sì, ma in che modo, promettendo cosa?
Tutte parole, le stesse da decenni. La sensazione, tuttavia, è che nessuno abbia veramente a cuore le sorti di chi l’agricoltura la fa per davvero, stando sui campi e presidiando il territorio.

I tanti (troppi) che negli anni si sono dimostrati interessati alle sorti dell’agricoltore, in realtà si sono mossi solo per attingere alla vastità di fondi assegnati a un settore dell’economia inevitabilmente caratterizzato da una costante necessità di essere sostenuto.

E’ evidente a tutti che là dove circola di continuo tanto danaro pubblico, ci siano sempre pronti, e sempre tempestivi, i soliti avvoltoi. Si tratta, giusto per intenderci, di coloro che si interpongono tra lo Stato e i lavoratori. Non hanno mai smesso di ingegnarsi ad ogni modo pur di attingere a ogni centesimo a disposizione per l’agricoltura. Sembra una inarrestabile e infinita corsa all’oro.

C’è da osservare oltretutto – giusto per essere chiari sin da subito, e non ingenerare equivoci – che tutti i finanziamenti pensati per l’agricoltura sono stati di fatto depredati costantemente proprio da chi ha finto di operare per il bene del settore.

Non c’è necessità di essere ipocriti. Lo sanno tutti che attinegre a finanziamenti non è facile, i meccanismi non sono semplici, e chi ci ha provato ha vissuto sulla propria pelle le grandi difficoltà. Lo scoglio maggiore sta tutto nel superare gli ostacoli posti dall’apparato burocratico, il più delle volte rappresenta il vero freno alle libere iniziative. Certo, a volte basta avere le entrature giuste, dare in nero una parte del finanziamento e tutto si semplifica, ma non è comunque una soluzione accettabile. Ci vuole rispetto per se stessi, e molti agricoltori ancora ce l’hanno, non mettono a pregiudizio la propria onorabilità.

Così, visto che le operazioni necessarie per ottenere i finanziamenti sono piuttosto complesse, si rende proprio per questo necessario cambiare rotta. Nel contempo sarebbe anche il caso di riflettere sui tanti finanziamenti assegnati a finte realtà agricole, a cominciare dagli agriturismi che di ruralità hanno ben poco, per finire ai tanti progetti, magari anche convincenti se esaminati con attenzione, ma discutibili se alla fine le risorse vengono assegnate a chi non avrebbe moralmente diritto ad attingere a fondi destinati esclusivamente alla ruralità.

E’ il motivo per il quale l’idea di defiscalizzare l’agricoltura non sarebbe affatto da giudicare una scelta azzardata. In fondo agli agricoltori puri – quelli che vivono del lavoro della terra – basterebbe poco. Non è necessario un aiuto esterno, perché già il solo non pagare le tasse li renderebbe più motivati, li portebbe a crescere, a trovare nuovi sbocchi e dare il meglio di sè.
In tal modo, vista l’impossibilità di usufruire di fondi esterni, si lascerebbe agli agricoltori puri la concreta possibilità – almeno quella – di auto sostenersi con il frutto (onesto) del proprio lavoro.

So benissimo che questa legittima aspirazione a una società giusta è impossibile, dal momento che lo Stato italiano coltiva solo l’idea di sottrarre energie ai propri cittadini, e poco si cura delle sorti dell’agricoltura, ma altre strade per non far morire la civiltà rurale non ve ne sono. C’è solo questa: defiscalizzare. L’altra strada, semmai, è di fare la corte, come si è sempre fatto, alle solite lobby, andando in giro a sventolare bandiere a comando, nella speranza (credo vana) di ottenere vantaggi; ma questa – credetemi sulla parola – è una strada che non merita la benchè minima considerazione. L’agricoltore puro, quello che si alza al mattino e si corica dopo aver saluto la terra, deve poter rimanere sempre libero e indipendente, altrimenti non è più agricoltore.

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